11/05/2016  al 26/05/2016

Rosella Restante. Quando il gioco si fa metafora

A cura di: Testo di Alessia Locatelli

Rosella Restante.  Quando il gioco si fa metafora
Negli spazi della galleria Quintocortile l'artista romana Rosella Restante esibisce un progetto che si ricongiunge a tutto il suo percorso artistico, che parte dagli anni '70 e ruota attorno alla definizione di umano, attraverso una lettura visiva della sua identità e collocazione.
Con la maturità l'artista ha trovato in un'estetica essenziale - che combina differenti materiali - la sua voce, parlando attraverso una poetica frutto di una felice contaminazione tra gli svariati linguaggi delle arti visive. Forme, elementi e materiali si combinano con l'ideale dell'artista per rendere allo sguardo del pubblico opere spesso installative, che pongono al centro della ricerca l'uomo e la sua esistenza.
 
Siamo essere senzienti, capaci di discernere e valutare. Siamo dotati di una intelligenza che offre l'occasione di acquisire consapevolezza ma - come in un gioco del fato - ci muoviamo talvolta all'interno di regole non nostre.
Come nel gioco dello Shangai, in cui ogni asticella di legno è in relazione con le altre, sappiamo che la nostra mossa potrà rompere l’equilibrio dell’insieme. Conosciamo le regole e siamo consapevoli che non tutto è nelle nostre mani; affidiamo al destino l'attimo sospeso in cui tratteniamo il respiro, perché temiamo che l’architettura crolli.
Come cita la stessa Rosella Restante: “Alla nostra abilità la lettura e la salvezza, come ogni gioco nella sua essenza crudele”. Questa è la metafora messa in atto dall'artista affinché il pubblico possa cogliere, con empatica umanità, il limite dell'esistenza che qui scaturisce in tutta la sua energia.
 
Il lavoro possiede una possanza interna che, spingendosi dal pavimento, lo innalza verso la parete della galleria. Posizionate a terra delle aste in ferro simulano l'intreccio dello Shangai. In verticale due immagini raffiguranti delle nuvole (delle ali?) danno forma al desiderio astratto del miglioramento, dell'ascesa ad un cielo verso cui l'animo tende, ma che non sempre è raggiungibile. Al centro, tra le due immagini, una piccola testa in ceramica offre la nuca all'osservatore: questo elemento equilibra la narrazione visiva regalando allo sguardo una simmetria speculare ordinata e dalla centralità rassicurante. Ề l'aspirazione alla riconquista di un centro riordinatore del Caos ma con la consapevolezza dell'artista della vacuità di questo continuo arrabattarsi umano.
La testa dallo sguardo negato di chi non vuole vedere. E anche - antropologicamente - l'effige che esorcizza, il simbolo apotropaico che ognuno mette all’ingresso del proprio destino. In questo caso simboleggia noi, l'umanità tutta, che sfida per esistere l'esistenza stessa.

Luoghi

  • Quintocortile - Viale Bligny, 42 - 20136 Milano
             02 58102441     338. 800. 7617

    orario:mar, mer, ven 17.15-19.15, giovedì su appuntamento - ingresso libero

  • Categorie correlate