15/09/2015  al 02/10/2015

Gianni Rossi. Paesaggi cartesiani

A cura di: Luigi Paolo Finizio

Gianni Rossi. Paesaggi cartesiani
L’evento è il primo appuntamento di Spazio Aperto 2015 ciclo di quattro mostre in cui l’associazione culturale Fuori Centro ha invitato gallerie e critici di altre regioni italiane a segnalare artisti appartenenti al proprio territorio per tracciare i percorsi e gli obiettivi che si vanno elaborando nei multiformi ambiti delle esperienze legate alla sperimentazione.
 
GIANNI  ROSSI
PAESAGGI  CARTESIANI
FINESTRATURE  DI  LUCE, COLORE E MATERIE
 
 Per chi conosce la sua maniera di mettere in arte, il suo modo di fare pittura, ritrova subito nella raccolta di opere qui poste in sequenza, come un divenire di tempi e realtà, di distanze e luoghi, il costante approccio di Gianni Rossi al territorio che abita, alla vissuta geografia di luoghi, luci e cromie, di materie e territorio. Un ritaglio di piani, un assemblare di colore e trame di geometria, di materie e trasparenze che registrano l’accumulo quotidiano di un vedere per l’arte, di un respiro di cose e frequentazioni da versare in poesia.
Ormai, la geometria non serve soltanto a fare geometria, non è più l’elementare e scolastica generazione d’invarianti su assi cartesiani, ma si apre e implode su se stessa per coniugarsi al senso delle più varie dimensioni di linguaggio, dalla pittura alla scrittura, dall’azione spettacolare alla ripresa filmata. Ora in filigrana, ora in maniera ostensiva scandisce le scansioni d’immagine, ne intrica le relazioni, ne fa slittare i piani del vedere e del dire, ne sedimenta e dissolve i tempi e le occasioni del vedere. Per Gianni Rossi che crede tenacemente nella pittura, nel suo racconto spianato entro in confini del quadro, la geometria è un gioco vissuto e tramato dal suo osservare e riprendere, da suo manipolare e comporre. Un vissuto interiorizzato e metabolizzato di orditi e forme che per mobilità e versatilità affonda nella memoria e nell’esperienza del suo fare arte. Dal pungolo di un ductus grafico che dagli esordi gli appartiene quale dettato immaginativo … per me, che seguo da tempo il suo lavoro, è come ritrovare e riconoscere un filo costante, un dipanarsi agile e ricettivo del segno e del gesto che lo conduce. Ne viene un sotteso esercizio di visione e discorsività che l’artista continua ad affidare alle forme dell’astratto, al loro sapido e assoluto senso d’immagine.
Come ho avuto già modo di osservare, la sua geometria non è di quelle predisposte a costruire il campo d’immagine. E’ di quelle trovate e recepite attraverso strutture e profili, ritagli e collaggi che circondano il suo sguardo, che racchiudono e dimensionano lo scrutarsi intorno, il prelievo e montaggio di forme e materie, di prospetti e campiture. Risponde e coordina una trama sempre suggerita dal senso empirico delle impressioni, dal loro fissarsi su riquadri e stagli di occasioni e rapporti percepiti in ordine sparso. Questo sebbene spesso l’esito compositivo disponga sul campo il dominio di un timpano, l’erezione di un frontone, la tensione di una traversa, quasi ad alludere al comporsi e scomporsi di un opus architettonico.
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L’arte di Gianni Rossi è nel solco della pittura moderna, quella tutta particolare del XX secolo: l’astrattismo. Scelta di poetica e linguaggio che ha sempre tenuto la pratica del non figurativo, l’aderenza al non visibile, in senso naturale e tradizionale in arte, con una forte implicazione di visibilità materiale e oggettuale. Insomma, per come, sino ai lavori più recenti, ha trattato e tratta il colore delle superfici, delle campiture di acrilici opacizzati dalla mistura con l’idrotitalina, per come ne ispessisce le stesure con impasti di polvere di marmo o con collaggi di oggetti, di carte raggrinzite o magari con le rettilinee tirate della carta avvolgente dei rulli kodak (da tempo un suo originale utilizzo per forma e colore), si può dire che il suo non figurativo si è sempre votato al contatto tattile, allo spalmo fisico, al montaggio di comparti e riquadri di piani per darne una concreta dimensione di pittura, di aderente ricezione verso il mondo circostante.
La stessa percezione e idea compositiva, nel definire un’unità di disegno e struttura mostra inseguire il frammento, la parcellare visione delle cose, il loro disporsi separato per poi allegarsi e ricomporsi nell’azione espressiva, nella sintesi voluta ai fini dell’immagine pittorica. Molte tele si mostrano infatti composte di più tele e ciascuna riquadra e seziona l’esito dell’intero piano compositivo....                                                           il filo conduttore del ciclo di ricerca e composizione, il sotteso mettere insieme per colore e geometria, per forme e scritte, per riquadri e tracce i segni del tempo. Ed è forse il modo migliore per rimpradronirsi del tempo consumato, del trascorso sia corrente sia dei giorni andati di lavoro. Vale a dire, quello di sistemare il tempo nello spazio, di configurarlo in dimensioni di controllo visivo, in confini scanditi da sezioni e riquadri d’immagine. Dove il tempo si fa memoria visiva ricapitolando il senso andato della ricerca, il disperso e accumulato tentare le vie creative nel quotidiano impegno del fare pittura.
In una breve monografia del 2010 - sotto il titolo di ‘Venti per venti, segni e colori della mia terra’ (Ed. Mediart-Salerno) -, come pure in altre occasioni, ho avuto modo di osservare che l’astrattismo geometrico della pittura di Gianni Rossi è da sempre di natura temporale. Qualità che si lega al senso compiuto e dissolvente delle forme, al loro consistere e scaturire da un gesto grafico, da una matrice mobile del loro disegno e dislocarsi in composizione. L’insieme delle opere, oggetto allora della monografia, aveva la costante di un formato 20x20, la classica mattonella, e nel taglio di quadrangoli rispondevano a un gioco contenuto e variato di elementi, colori, segni, geometrie e materie, che nel loro reticolo percettivo preludono al ciclo delle Finestrature qui raccolte. Anticipano l’intelaiatura frammentata, l’unità discontinua con cui l’artista prosegue il senso discorsivo del suo guardare e guardarsi intorno, il senso di un vissuto e incastonato accadimento d’immagine che riduce il tempo allo spazio. 
A seguirne l’interna tramatura, il ciclo  Paesaggi Cartesiani, Finestrature di luce colore e materie si svolge proprio su una sottesa volontà di racconto e raccolta, di un vedere e comporre, congiunti sull’ordine del divenire. Ne viene una temporalità, un trascorrere che si sottrae al fluire per farsi catturare dal segno che lo testimonia, dal colore che lo spiana, dalla luce che lo intarsia nella situazione compositiva. Sta qui, per Gianni Rossi, il verso che motiva, il pungolo che sospinge il giornaliero disporsi alla pittura, nel suo studio di Angri, nella luce e nella temperie sociale della sua terra salernitana, come a ritrovare a ogni ripresa il racconto e la verità della propria dedizione all’arte. 
 Luigi Paolo Finizio

Luoghi

  • Studio Arte Fuori Centro - Via e. bombelli, 22 - 00149 Roma
             065578101    3281353083

    orario: dal martedì al venerdì dalle 17 alle 20 oppure per appuntamento

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