26/03/2014  al 13/07/2014 alle 00:00

Cildo Meireles. Installations

A cura di: Vicente Todolí

Cildo Meireles. Installations
Pirelli HangarBicocca presenta dal 27 marzo al 13 luglio 2014 Cildo Meireles, Installations, la prima mostra in Italia dedicata a uno dei più importanti artisti del panorama internazionale. Curata da Vicente Todolí, la retrospettiva comprende grandi installazioni prodotte dal 1970 a oggi, in cui il pubblico sarà fisicamente ed emotivamente coinvolto. 
“La mostra in HangarBicocca – spiega Vicente Todolí – permette di conoscere in maniera approfondita l’aspetto fisico, sensoriale e poetico delle opere di Cildo Meireles, che mettono in discussione e spesso rovesciano le idee precostituite e i luoghi comuni. La sua arte propone sfide percettive e concettuali attraverso il meccanismo della giustapposizione, dell’accumulazione e della metafora per giungere a una completa sovversione poetica. L’artista utilizza l’elemento della seduzione per attrarre il visitatore all’interno delle installazioni come in una tela di ragno. E con una significativa capacità ironica e critica offre la possibilità di sperimentare nuovi pensieri e comportamenti”. 
Il percorso all’interno di Pirelli HangarBicocca si snoda attraverso dodici opere, installazioni di grandissime dimensioni oppure sculture in scala microscopica, che coinvolgono interamente le capacità di percezione del pubblico. Parzialmente coprodotta con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (Madrid, Spagna) e con il Museu de Arte Contemporânea de Serralves (Porto, Portogallo), la personale di Cildo Meireles rappresenta un’occasione unica per confrontarsi con lo sguardo lirico di questo straordinario conoscitore dei linguaggi artistici, capace di restituire una visione del mondo eterogenea e mai scontata. 
E’ la minuscola scultura Cruzeiro do Sul (1969-1970) che, provocatoriamente, apre la mostra, in contrasto con il grande spazio e in dialogo con le altre imponenti installazioni: l’opera è un cubo di 9 millimetri in legno di pino e quercia, gli alberi sacri degli indigeni d’America. 
Através (1983-1989), un’opera tra le più monumentali e complesse, consiste in una grande installazione in cui i visitatori si trovano a camminare su un pavimento di vetri rotti, incontrando nel percorso barriere, recinzioni, sbarre e tralicci. Il rumore prodotto dai passi e le limitazioni visibili rinviano alla possibilità di spezzare queste e altre barriere. Come ha chiarito l’artista in occasione della retrospettiva alla Tate Modern di Londra nel 2008: “Stai rompendo metaforicamente ogni pezzo di detrito, ogni proibizione e ostacolo. Il vetro infranto crea una metafora continua per lo sguardo che riesce ad attraversare tutto” (Cildo Meireles, cat. Tate Modern, Londra, 2008). 
Anche Entrevendo (1979-1994) costituisce un tentativo di esplorare la percezione umana nella sua totalità. Il visitatore è invitato a entrare in una struttura di oltre otto metri a forma di imbuto alla cui estremità è collocato un ventilatore di aria calda. All’ingresso gli vengono offerti due cubetti di ghiaccio da mettere in bocca, uno dal sapore salato e l’altro dolce. Mentre ci si avvicina alla fonte di aria calda, il ghiaccio si scioglie dando concretezza al fenomeno della sinestesia: la medesima stimolazione sensoriale viene dunque percepita come una duplice esperienza, creando straniamento. 
La poetica sovversiva di Cildo Meireles ritorna in Babel (2001), un’altissima torre di radio accese su canali diversi a formare un ambiente visivo e sonoro fortemente evocativo. L’opera ha richiesto undici anni di disegni preparatori prima di essere prodotta ed esposta nel 2001 a Helsinki. 
Cinza (1984-1986) è creata da un pavimento di pezzi di gesso e di carbone disposti in due stanze differenti che la presenza del pubblico tende a mischiare tra loro, mentre Eureka/Blindhotland (1970-1975) mette in discussione la normale percezione visiva invitando lo spettatore a sperimentare il peso reale di 201 palle di gomma apparentemente identiche. 
Abajur (1997-2010), tra i lavori più recenti dell’artista, è formato da un lightbox cilindrico in movimento con immagini di un veliero coloniale in mezzo al mare mentre il suono di gabbiani in volo aleggia nello spazio. Allo sguardo dello spettatore si svela, in un secondo momento, il meccanismo che fa muovere l’opera, costituito da alcune persone che azionano una dinamo che a sua volta ne fa roteare il perno centrale. 
L’icona della distesa d’acqua come spazio senza confini viene proposta anche in Marlulho (1991-1997) che consiste nella riproduzione di un lungo pontile di legno che sovrasta un tappeto di 17 mila libri con immagini del mare. Per attirare l’attenzione dello spettatore, voci diverse ripetono la parola “acqua” in varie lingue.
Un mare di ossa (tre tonnellate), di banconote americane (6 mila) e di candele (7 mila) formano invece l’opera Olvido (1987-1989) esposta per la prima volta all’interno della project room del MoMA di New York nel 1990. La tradizionale tenda dei nativi dell’America settentrionale, ricoperta di denaro, si staglia in mezzo all’enorme quantità di ossa bovine che emanano un odore pungente. 
All’interno del percorso espositivo, altre tre opere risultano importanti per l’artista. Para Pedro (1984-1993), dedicato al figlio dell’artista, è costituita da due pareti oblique che si restringono fino all’estremità dove sei televisori proiettano un’immagine indistinta e grigia. Amerikka (1991-2013) gioca sulla contrapposizione tra un pavimento di 25 mila uova di legno e un soffitto sovrastante di 55 mila proiettili. Atlas (2007) è un omaggio al lavoro Base del Mondo di Piero Manzoni, e consiste in una fotografia contenuta in una light box che ritrae Meireles durante una performance in Danimarca (2007). 

 

Luoghi

  • Hangar Bicocca - Via Chiese, 2 - Milano
             02 66111573     02 6470275

    orario: gio, ven, sab e dom 11-23

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