Schifano Mario

Note biografiche
Nato a Homs, in Libia, nel 1934, Mario Schifano si trasferisce a Roma nell’immediato dopoguerra. Abbandonati gli studi, lavora come assistente del padre, che è archeologo restauratore al Museo Etrusco di Villa Giulia.
Inizia a dipingere tele di matrice informale, che espone nella sua prima personale alla Galleria Appia Antica di Roma. Poi con Angeli, Festa, Lo Savio e Uncini tiene la collettiva 5 pittori - Roma ’60, curata da Restany, e la critica inizia a interessarsi alla sua pittura. Abbandonati i modi informali, realizza opere monocrome con smalti industriali, dove la carta da imballaggio è incollata sulla tela e ricoperta da un solo colore.
Nel 1961 vince il Premio Lissone per la giovane pittura contemporanea e tiene una nuova personale alla Galleria La Salita di Roma. Dopo un viaggio negli Stati Uniti, dove ha partecipato alla mostra The New Realism alla Sidney Janis Gallery di New York, inizia a introdurre nelle sue tele frammenti dell’iconografia urbana.
Lavora per cicli tematici: dai Paesaggi anemici alle serie dedicate alla storia dell’arte (Futurismo rivisitato, 1966). Invitato alla Biennale di Venezia nel 1964, partecipa l’anno seguente alla mostra inaugurale dello Studio Marconi, di cui diventa uno degli artisti più rappresentativi. Insieme alle nuove serie Ossigeno Ossigeno, Oasi e Compagni compagni, realizza pellicole d’avanguardia come Anna Carini vista in agosto dalle farfalle, che presenta nel 1967 allo Studio Marconi.
Dal 1970, dopo l’impegno politico e civile negli anni della contestazione, sperimenta il riporto di immagini televisive sulla tela emulsionata, cui aggiunge interventi cromatici con smalti industriali.
Tiene numerose personali e nel 1972 espone alla X Quadriennale romana. L’anno seguente partecipa alla rassegna “Contemporanea”, curata da Achille Bonito Oliva nel parcheggio di Villa Borghese.
Nel 1974 ha luogo all’Università di Parma una vasta antologica che con un centinaio di opere ripercorre la sua carriera artistica.
In questi anni torna a rivisitare la storia dell’arte con opere ispirate ai capolavori delle avanguardie storiche e realizza nuovi cicli, tra cui Quadri equestri, Architettura, Naturale sconosciuto, Reperti.
Oltre a organizzare numerose personali in Italia e all’estero partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia ed è inserito nelle principali rassegne dedicate all’arte contemporanea italiana, tra cui: Identité italienne, 1981, Centre Pompidou, Parigi; Italian Art of the XX century, 1989 Royal Academy, Londra; The Italian Metamorphosis 1943-1968, 1994, Solomon R. Guggenheim Museum, New York (poi trasferita alla Triennale di Milano e al Kunstmuseum di Wolfsburg). L’artista muore a Roma nel 1998.

 

 

 

Biografia Mario Schifano nasce il 20 settembre 1934 a Homs nella Libia italiana. Dopo la fine della guerra tornò a Roma. Ritenuto da molti l'esponente di spicco della pop art italiana, venne considerato l'erede di Andy Warhol (Schifano però, non amava le etichette o l’essere inquadrato all’interno di specifiche correnti artistiche). Insieme ai "pittori maledetti" (Franco Angeli, Tano Festa ecc.) rappresentò un punto fondamentale dell'arte contemporanea italiana ed europea; memorabili restano le sue esibizioni tra centinaia di allievi e appassionati con la creazione di dipinti di enormi dimensioni realizzati con smalti e acrilici. 
Attira l’interesse della critica realizzando i cosiddetti Monocromi, i quali presentano solamente uno o due colori, applicati su carta da imballaggio incollata su tela; in questo tipo di lavori si riconosce l’influenza di Jasper Johns per quanto riguarda l’impiego di numeri o lettere isolate dell’alfabeto, ma è possibile rintracciate analogie anche con il lavoro di Robert Rauschenberg. Queste opere realizzate da Schifano nel corso degli anni sessanta risultano ancora oggi di incredibile attualità. 
Tra le più importanti, ricordiamo le serie dedicate ai marchi pubblicitari (Coca-Cola ed Esso) alle biciclette, ai fiori (omaggi a Andy Warhol) e alla natura in generale (molto famose sono anche le serie dei Paesaggi anemici, le Vedute interrotte, L'albero della vita, Estinti e i Campi di grano). Appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, all'inizio degli anni 70 ha iniziato a trasferire le immagini viste e fotografate in TV su tele emulsionate, isolando questi frammenti visivi dal ritmo narrativo delle sequenze alle quali appartengono. Negli anni successivi ha lavorato con opere fotografiche di piccolo formato a colori, dove è intervenuto con pennellate decise che fanno di queste opere pezzi iconici e unici.
Schifano, già affascinato dalla comunicazione dei media e dalle icone contemporanee create dalla televisione, è tra i primi a sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia, infatti usò il computer per creare opere d’arte, e riuscì ad elaborare immagini dal computer e riportarle su tele emulsionate (le "Tele computerizzate"). 
Vicino alla cultura pop e all'ambiente musicale beat, sulla falsariga di Andy Warhol che aveva scoperto e prodotto i Velvet Underground, collaborò con un complesso, Le Stelle di Mario Schifano, che incise un album alla fine del 1967, con una copertina disegnata da lui stesso; inoltre disegnò copertine per altri gruppi italiani, come l'Equipe 84. Nel 1971 realizza un film documentario dal titolo Umano non umano, il quale vanta la presenza di diverse figure di spicco tra cui Adriano Aprà, Carmelo Bene, Mick Jagger, Alberto Moravia, Sandro Penna, Rada Rassimov, Keith Richards. 
Nel 1984 Mario Schifano viene invitato alla Biennale di Venezia (vi aveva già partecipato nel 1982), in contemporanea Alain Cueff presenta ai Piombi il ciclo Naturale sconosciuto dove emerge la sua particolare attenzione nei confronti della natura. Le tele donate a Gibellina dopo il terremoto scaturiscono da questo nuovo impulso artistico che sembra incontenibile. Nel 1985 a Firenze, in Piazza Santissima Annunziata, dipinge davanti a seimila persone La chimera, un’opera monumentale di quattro metri per dieci, inaugurando la rassegna sugli Etruschi. Nello stesso anno sposa Monica De Bei da cui ha il figlio Marco e la sua pittura si fa più densa e più ricca di suggestioni. 
L’ultimo periodo nella produzione di Schifano è particolarmente segnato dai media e dalla multimedialità, interrotto soltanto da alcuni cicli più prettamente “pittorici”, in una fase di piena coscienza del proprio ruolo di artista-uomo del suo tempo. Nel 1990, dopo un decennio di pittura intensa, vibrante, sontuosa, dove ha prodotto molte tra le sue opere più emozionanti (Estroverso da Mazzoli a Modena) inaugura la riapertura del Palazzo delle Esposizioni di Roma con Divulgare dalla “vulgata” di Dante riferita al linguaggio televisivo, una rassegna di opere di dimensioni eccezionali elaborate con le prime tecnologie digitali. 



 

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