Rama Carol

Nata a Torino nel 1918, riceve un riconoscimento universale nel 2003 alla Cinquantesima Biennale di Venezia col premio alla carriera. Andando a ritroso nel tempo, soltanto dal 1985 si succedono sue importanti mostre monografiche in spazi pubblici, in Italia e all’estero. Agli albori della sua carriera, tra gli anni Trenta e Quaranta, è apprezzata e sostenuta da Felice Casorati. In quel periodo realizza acquerelli straordinari, di cui vediamo in mostra esempi notevoli quali Nonna Carolina (1936, sua prima opera conosciuta) e Appassionata (1940). 
La rudezza di certa iconografia, che Carol Rama ricava da elaborazioni del proprio vissuto, è felicemente bilanciata dall’eleganza formale del segno e della composizione, che richiamano opere di Klimt e Schiele. 
In seguito si rivolge all’astrattismo, caratterizzato prima dall’adesione al Mac torinese negli anni Cinquanta, poi connotato negli anni Sessanta dall’uso di oggetti sovrapposti a macchie informali di colore, in quadri che Edoardo Sanguineti ha denominato “bricolage”. Lo stretto rapporto esistente tra Carol Rama e Sanguineti è ricordato in mostra da una cartella di incisioni, Idilli, completata da poesie del letterato. 
L’astrazione prosegue negli anni Settanta con una serie di quadri ottenuti applicando su superfici solitamente monocrome frammenti di camere d’aria usate, stese come pelle pittorica o lasciate nella loro evidenza tridimensionale, come accade nello splendido quadro esposto in mostra Movimento e immobilità di Birnam (1978). Del ritorno alla figurazione, a partire dagli anni Ottanta, parlano infine sia Seduzioni (1985) sia una cartella del 1993-1998 composta da venticinque incisioni, in cui la pittrice riprende temi e iconografie che le sono proprie.