Costa Claudio

Claudio Costa (Tirana 1942 - Genova 1995) realizza le sue prime opere (disegni e dipinti di matrice informale) all'inizio degli anni Sessanta. Dopo un lungo soggiorno a Parigi, nel corso del quale approfondisce le tecniche del collage e del rilievo, la sua ricerca si orienta verso tipologie e utilizzi dei materiali in sintonia con (e per certi versi in anticipo su) quelli dell'Arte Povera. La sua prima personale si tiene peraltro nel 1969 presso la Galleria La Bertesca di Genova, cioè nello stesso anno e nel medesimo spazio espositivo in cui avviene l'esordio del gruppo sostenuto da Germano Celant. Nel 1970 pubblica "Evoluzione-Involuzione (il tempo trasportato, lo spazio perduto)", un libro in cui traccia i primi parametri di un'"arte antropologica" intesa come "ricerca primaria di un'identità da ritrovare". 
L'interesse per l'antropologia culturale lo spinge a compiere frequenti viaggi in Africa e, nello stesso tempo, a riscoprire riti e miti contadini della Liguria, documentati nel "Museo di Antropologia Attiva" che fonda a Monteghirfo, vicino a Genova. Nel 1976, con la partecipazione alla sesta edizione di Documenta a Kassel, si chiude il ciclo strettamente antropologico e ha inizio una "fase alchemica" nella quale i principi dell'"arte della trasmutazione" ispirano una pittura visionaria e di grande impatto scenografico. La partecipazione alla Biennale di Venezia del 1986 suggella la conclusione anche di questo periodo creativo, al quale fa seguito un ritorno ai temi preistorici e all'indagine sulla cultura contadina. Presso la galleria Maria Cilena, Claudio Costa ha tenuto due personali: la prima, intitolata "L'assedio instancabile del fare", nel 1990; la seconda, intitolata "Oltre il disegno ", nel 1995.