Barbisan Giovanni

Giovanni Barbisan nasce a Treviso il 6 aprile 1914. 
Il padre Natale Antonio è un pittore decoratore, specializzato nella decorazione di chiese.
Nel 1931 si iscrive ai corsi liberi di nudo all’Accademia di Belle Arti di Venezia, avendo tra i docenti Guido Cadorin e soprattutto Giovanni Giuliani per l’incisione. Ma la sua formazione è soprattutto da autodidatta.
Nel 1932 inizia la sua attività espositiva con la partecipazione ad una collettiva dell’Opera Bevilacqua La Masa a Venezia, seguita l’anno dopo dalla prima partecipazione alla IX Mostra Trevigiana d’Arte, organizzata da Bepi Mazzotti, cosa che lo inserisce di diritto nel milieu culturale trevigiano di quegli anni, affianco ad artisti come Gino Rossi, Arturo Martini, Bepi Fabriano, Nino Springolo e Arturo Malossi.
Nel 1935 acquista dal maestro Giuliani il suo primo torchio, avvenimento che trasforma la sua casa trevigiana nel centro di irradiazione dell’arte calcografica a Treviso per molti decenni.
Nel 1937 inizia il suo insegnamento al Liceo Artistico di Venezia. Il conflitto bellico lo spinge tra Albania e Grecia, Russia e Italia del sud, avvicinandolo ad una visione personale del paesaggio che connoterà tutta la sua attività nel dopoguerra e spingendolo ad un progressivo e volontario isolamento. Parte essenziale della sua poetica viene affidata ad un’arte di nicchia, intima e quasi segreta, come la grafica, che gli varrà nel 1950 il massimo riconoscimento in carriera, col premio internazionale per l’incisione alla XXV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia.
I soggetti della pittura e dell’incisone di Barbisan nel secondo dopoguerra sono sostanzialmente due: le nature morte e i paesaggi, entrambi colti spesso nel cortissimo raggio della visione dal finestrone del suo studio, quasi si trattasse di un hortus conclusus sufficiente, perché perfettamente dominabile, rendendo la sua arte sostanzialmente intimista.
Negli anni settanta Barbisan ottiene finalmente il riconoscimento pieno della critica, con numerose mostre di grande prestigio a livello nazionale ed internazionale.
Giovanni Barbisan muore ad Orbetello, nella Maremma che amò come una seconda patria, il 17 giugno 1988. Le sue opere sono conservate in numerosi musei italiani ed europei.