Venezia 54 Padiglione Italia – Abruzzo Con l’inaugurazione all’Aurum di Pescara si è aperta al pubblico la prima delle tre esposizioni regionali

È l’Aurum di Pescara una delle splendide cornici del “Padiglione Italia- Regione Abruzzo della 54 Mostra Internazionale d’Arte Biennale di Venezia”. L’idea di diffondere sul territorio nazionale sedi distaccate del Padiglione Italia nelle location regionali più rappresentative, è stata concepita e fortemente voluta dal curatore Vittorio Sgarbi, che ha rivolto uno sguardo particolarmente sensibile ed attento alla regione Abruzzo, martoriata dal sisma del 2009. Il “Padiglione Italia- Abruzzo 2011” vedrà quali protagoniste tre sedi architettoniche d’eccezione ed accenderà i riflettori su due eventi di prestigio.


di Isabella Marianacci
 
È l’Aurum di Pescara una delle splendide cornici del “Padiglione Italia- Regione Abruzzo della 54 Mostra Internazionale d’Arte Biennale di Venezia”. L’idea di diffondere sul territorio nazionale sedi distaccate del Padiglione Italia nelle location regionali più rappresentative, è stata concepita e fortemente voluta dal curatore Vittorio Sgarbi, che ha rivolto uno sguardo particolarmente sensibile ed attento alla regione Abruzzo, martoriata dal sisma del 2009. Il “Padiglione Italia- Abruzzo 2011” vedrà quali protagoniste tre sedi architettoniche d’eccezione ed accenderà i riflettori su due eventi di prestigio.
Le danze sulla sinfonia di colori, forme, simboli ed immagini, si sono aperte, in anteprima nazionale, nel pomeriggio del 25 giugno, con l’inaugurazione dell’esposizione pescarese all’Aurum, nei mesi di luglio ed agosto verranno inaugurate le altre due mostre al Museo di Santo Spirito a Lanciano e alla Fortezza di Civitella del Tronto. Il 23 luglio nel Duomo dell’Aquila prenderà il via un altro evento legato alla Biennale, sarà inaugurata un’installazione, frutto della creazione di artisti del calibro di Lea Contestabile, Fausto Cheng e Mauro Folci. Il secondo momento importante avverrà nel borgo medioevale di Santo Stefano di Sessanio, il 5 agosto, con una mostra interamente dedicata ad uno dei più celebri artisti abruzzesi contemporanei: Sandro Visca, e la proiezione di “Un cuore rosso sul Gran Sasso”- film realizzato dall’artista stesso nel 1975.
Il prolifico e miscellaneo parterre di pittori, scultori, grafici, ceramisti, fotografi, video artisti,  ha contribuito all’unicità dell’identità creativa del Padiglione Italia - Abruzzo, nomi di spicco e volti nuovi che si affacciano sul panorama contemporaneo delle arti figurative. Fra le opere esposte, in memoria del sisma che ha colpito il capoluogo regionale, c’è il “Silenzio” della giovane Valentina De’ Mathà. Le sue 308 fragili sculture di carta nepalese candida, mettono in scena la drammaticità e la fragilità stessa dell’esistenza umana, fondendosi armoniosamente con la parete retrostante, collocate in un ordine casuale ed originate tutte dalla medesima matrice, proprio come noi esseri in carne ed ossa siamo stati generati per misteriosa e fortuita volontà da Madre Natura. La scelta di un materiale organico, vulnerabile all’effetto erosivo dei granelli di sabbia- di vita che indefessamente scorrono nella clessidra del tempo, che tutto recide lungo il percorso, ricongiungono simbolicamente queste figure inanimate con gli esseri umani, le cui ceneri vengono riassorbite, oltre la vita stesa nell’humus di Madre Terra, nella metafora di un ritorno alle origini e di un nuovo ciclo perpetuo. Il simbolismo cromatico del bianco rappresenta l’essenza di un’identità collettiva, del destino dell’intera umanità, non di un destino scelto ma subito coercitivamente da ogni individuo in ogni luogo e tempo. Il “silenzio” della De’ Mathà è ripiegamento di dolore, è riflessione e rispetto della  tragedia vissuta, è volontà di non dimenticare. Fra le opere fotografiche presenti spiccano per estro ed originalità le immagini aeree di Nicola Giuseppe Smerilli, frammenti immortalati sospesi nell’etere, scorgendo dall’alto due meraviglie naturali del nostro stivale, le Saline di Margherita di Savoia in Puglia ed il vulcano delle isole Eolie in Sicilia. Ma, come spiega l’autore, queste immagini non si limitano ad un semplice racconto della geografia paesaggistica, bensì celano un significato recondito e metaforico, quello della ricerca di una  propria individualità, attraverso il compimento di un suggestivo viaggio interiore. Il fotogramma che ritrae gli aironi dall’alto, in realtà, non si focalizza su protagonisti appartenenti alla sfera animale, ma semina tracce di una realtà o proiezione mentale più intima, che accoglie ed esprime le tensioni emotive dell’osservatore, catturando per qualche istante la sua fantasia. Il connubio dei due elementi acqua-cielo,fra i quali la linea di confine si mescola magicamente, divenendo quasi indecifrabile, e la tecnica fotografica della sovraesposizione, che sfuma il colore accennandolo appena, trasformano le tracce di realtà oggettiva presenti nella fotografia, in intima soggettività, gelosamente custodita, capace anch’essa di dispiegarsi in volo immaginario, proprio sulle ali dell’airone …