Tullio De Gennaro alla Galleria Misia di Bari di Maria Vinella

Tullio De Gennaro alla Galleria Misia di Bari di Maria Vinella
Il lavoro “aritmico e non ritmico” di Tullio De Gennaro, come l’artista stesso spiega – dove “aritmico non vuol dire il tradimento della ritmica, non vuol dire neanche non osservare il ritmo” – allude essenzialmente ad un tempo singhiozzante, forse disorganizzato. Ma pur sempre un tempo. Fatto di emozioni e di passioni, un tempo-spazio fatto di colori e di forme, di materiali cartacei e di materiali pittorici. Se la realtà è il luogo della distr-azione per De Gennaro, il pensiero – di conseguenza – “non è verticale ma è sghembo”, ovvero non è sistematico, è poco incline al rigore della ragione e alla misurazione del limite. Il limite delle cose e del mondo. Il limite dell’opera e dell’arte.
La rapidità, l’ironia, la complessità, la leggerezza del pensiero animano le opere dell’artista pugliese di nascita e napoletano di cultura. Lo evidenzia questa bellissima personale titolata “Quando giochi a carambola”, ospitata da Misia Arte di Bari di Anna Gambatesa, con la collaborazione di Valentina Bonomo e testo critico in catalogo di Christine Farese Sperken.
Il mondo poetico di De Gennaro, a volte legato a ricerche pittoriche dal sapore futurista, a volte affidato a tecniche di collage dall’alone surreale, nasce da tappe esecutive basate su fasi articolate di scomposizione, frantumazione, ricomposizione. Forme-figure cromaticamente vivaci e pittoricamente ricche propongono piccoli universi semiastratti, con scritture alfabetiche o numeriche, dove bizzarre storie paiono non prive di allusioni personali (come nel dipinto con autoritratto “Autodistratto”). Nella serie dei “Gilet”, nelle installazioni e nei grandi pitto-collage, basati spesso sulla bicromia e la spoliazione dell’immagine, il procedimento de-costruttivo genera sagome de-formate, percettivamente instabili, in bilico tra monumentalità e precarietà.
Privi di fini narrativi, piuttosto espressione di ciò che sta oltre la raffigurazione del reale o la rappresentazione di un’idea, i lavori dell’artista – che risalgono al periodo dei due decenni a cavallo tra fine anni novanta e anni duemila – rendono tangibile un acuto processo evocativo di oggetti, parole, suoni riflessi nello spazio silenzioso e suggestivo delle superfici bidimensionali delle opere. Opere che con evidenza risentono della molteplicità espressiva dell’artista, autore anche di installazioni sonore, environnement, video, performance (realizzate in collaborazione con i musicisti jazz Marcello Magliocchi e Roberto Ottaviano) presentati in musei e gallerie di tutto il mondo (opere in permanenza da Misia da maggio a settembre).

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