Tra i Padiglioni della 55. Biennale d’Arte di Venezia

A cura di: Maria Vinella

Tra i Padiglioni della 55. Biennale d’Arte di Venezia

“Non si tratta di capire, ma di capienza”, scrive ironicamente Alessandro Bergonzoni a proposito della 55. Biennale d’Arte di Venezia che, come tutte le ultime edizioni, si presenta piena di eventi, situazioni temporanee, mostre collaterali, padiglioni con e senza sede, laboratori, spettacoli, letture e mille altre cose ancora. Al di là del “Palazzo Enciclopedico” di Massimiliano Gioni e del Padiglione Italia con la mostra “vice versa” curata da Bartolomeo Pietromarchi (sulle quali abbiamo già scritto in precedenza), cosa suggerire ad un visitatore che vuol capire e vedere, ma non ha troppa “capienza”, né troppo tempo o troppa pazienza? Difficile dare ‘dritte’ e difficile scegliere. Certamente è da vedere la performance nel Padiglione Centrale, ai Giardini, di Tino Sehgal, vincitore del Leone d’oro. Nel suo progetto espositivo, una coppia di performer mediante ripetuti vocalizzi, grida e lamenti, movimenti di trascinamento, di torsione, di rotolamento ecc., realizza una coreografia poetica basata sulla collaborazione dei sensi appartenenti ai due corpi. Da non perdere l’esposizione degli originali del “Libro Rosso” scritto e illustrato da Carl Gustav Jung. Realizzato nell’arco di sedici anni, rappresenta una personale e complessa cosmologia destinata a diventare testo fondamentale per l’analisi dell’inconscio nel Novecento, nonché celebrazione del potere della fantasia, dell’immaginario, del sogno e dell’allucinazione. Notevole la collezione completa di oltre cento esemplari di pietre appartenente a Roger Caillois (1913-1978) che considerava le scienze naturali come una disciplina legata all’ornamento e come chiave d’interpretazione estetica della natura. Nei suoi scritti sulle pietre, Caillois allude a visioni paesaggistiche, a magiche scritture, a eleganti decori, tutti racchiusi nei suoi rari reperti. Nel Padiglione Centrale, Sarah Lucas presenta bronzi di media e piccola dimensione dalle forme biomorfe, esplicito riferimento ad aggressive anatomie attorcigliate e penetranti una nell’altra, tutte derivate dalla serie dei noti assemblaggi con calze di nylon imbottite e cucite. Nello stesso Padiglione, troviamo la serie di 150 minute sculture in argille cruda di Peter Fischli e David Weiss. Nel Padiglione della Cina, ad alta densità tecnologica, il tema espositivo è quello della “Trasfigurazione”, riferita alla contaminazione tra arte e quotidiano, alla trasformazione dell’ordinarietà di tutti i giorni nell’eccezionalità della comunicazione mediale; i cambiamenti innovativi delle rappresentazioni, grazie all’evoluzione della tecnologia, propongono uno sguardo concettuale sullo spirito iper-mutevole della nostra epoca attuale. Nel Padiglione inglese, Jeremy Deller con i linguaggi del video, dell’installazione e della pittura ricrea brani di una storia quasi fantastica nell’opera “English Magic”. Nel Padiglione tedesco, Ai Weiwei presenta “Bang” una vorticosa e monumentale foresta realizzata con 886 sgabelli di legno. Suggestivi anche i Padiglioni Nazionali di Spagna, con le installazioni di Lara Almarcegui su rigenerazione della natura e decadimento della civiltà umana urbanizzata; di Argentina, che propone quattro ambientazioni che offrono uno sguardo interpretativo nuovo sulla figura emblematica di Eva Peròn. Divertente il nuovo film a colori “Imitation of Life”di Mathias Poledna nel Padiglione austriaco. Giocosa l’azione performativa sulla lussuria e la seduzione dell’oro messa in scena nel Padiglione russo con un’incessante pioggia di monete preziose. Alle Corderie, Roberto Cuoghi espone la grande scultura “Belinda”, dedicata alle idee d’ibridismo e metamorfosi, evidenti nel bizzarro totem omaggio al micro-macrocosmo della vita; l’ improbabile ingrandimento di inusuali forme microbiche pare scolpito nella pietra e invece è realizzato usando la tecnologia modernissima della stampante 3D. Da ammirare gli album fotografici dalla Collezione di Cindy Sherman, ancora all’Arsenale, dove sono esposte anche le immagini fotografiche con i ritratti inquietanti e bizzarri di Laurie Simmons e Allen McCollum. La Santa Sede partecipa quest’anno per la prima volta alla Biennale di Venezia, proponendo una mostra ispirata al racconto biblico della Genesi. Intitolata “In Principio, è articolata in una riflessione su tre nuclei tematici, affidati ad altrettanti artisti. In apertura, il Padiglione espone una trilogia di quadri di Tano Festa, artista romano che ha lungamente lavorato sulla Cappella Sistina di Michelangelo, poi i tre temi si snodano con “La Creazione”, affidata a Studio Azzurro (un’installazione interattiva che vede l’uomo in posizione centrale e stimola l’osservatore ad un movimento fisico-sensoriale-mentale nello spazio circostante e nella memoria collettiva e individuale), la “De-Creazione”  (fotografie panoramiche in bianco e nero dell’artista ceco Josef Koudelka), la “Ri-Creazione” di Lawrence Carroll (interventi con materiali di recupero).