SVELARE OCCULTANDO Ancora impedimenti per Over the River, l’ultimo progetto di Christo e Jeanne-Claude

SVELARE OCCULTANDO Ancora impedimenti per Over the River, l’ultimo progetto di Christo e Jeanne-Claude
Quando il 28 gennaio del 2006 fu presentato alla stampa il progetto di Christo e Jeanne-Claude Over the River, Project for the Arkansas River, Colorado, che prevedeva entro il 2009 di coprire con pannelli di tessuto luminoso e allo stesso tempo trasparente un lungo tratto di fiume, così da evidenziare con la stoffa, nel brevissimo arco di tempo compreso tra due settimane, il tortuoso percorso tra rocce e vegetazione, certo le difficoltà di realizzazione erano davanti agli occhi di tutti, ma nessuno poteva immaginare che intoppi di varia natura avrebbero procrastinato la definitiva realizzazione al 2014. Questa infatti sembra essere la data che si dovrà attendere per superare tutti gli impedimenti.  


SVELARE OCCULTANDO
Ancora impedimenti per Over the River, l’ultimo progetto di Christo e Jeanne-Claude
di Loredana Rea
 
Quando il 28 gennaio del 2006 fu presentato alla stampa il progetto di Christo e Jeanne-Claude Over the River, Project for the Arkansas River, Colorado, che prevedeva entro il 2009 di coprire con pannelli di tessuto luminoso e allo stesso tempo trasparente un lungo tratto di fiume, così da evidenziare con la stoffa, nel brevissimo arco di tempo compreso tra due settimane, il tortuoso percorso tra rocce e vegetazione, certo le difficoltà di realizzazione erano davanti agli occhi di tutti, ma nessuno poteva immaginare che intoppi di varia natura avrebbero procrastinato la definitiva realizzazione al 2014. Questa infatti sembra essere la data che si dovrà attendere per superare tutti gli impedimenti.  
Neanche la morte di Jeanne-Claude nel novembre del 2009 aveva bloccato la difficile attuazione dell’impresa, né il reperimento del denaro necessario alla realizzazione. Il costo stimato è di circa 50 milioni di dollari e Christo ne ha raccolti con l’abituale formula dell’autofinaziamento solo poco meno di 10. Oggi però il problema maggiore per continuare a mantenere in moto l’articolata macchina progettuale, che si avvale del supporto di uno staff composto da decine di tecnici e ingegneri, è superare le perplessità legate all’impatto ambientale:il Bureau of Land Management è da tempo impegnato nello studio della concessione dei permessi, che dovrebbero essere concessi entro il prossimo anno, e gli ambientalisti continuano a manifestare il proprio dissenso, legato al sovraccarico di traffico sulla Route 50 (stime recenti parlano dell’arrivo di poco meno di un milione di turisti) e ai conseguenti danni alla vegetazione, alla qualità dell’aria e dell’acqua. Ovviamente non si possono non considerare quelli alla salute pubblica, senza contare che in queste ultime settimane alcune associazioni hanno sollevato un ulteriore problema: la copertura studiata per il fiume Arkansas potrebbe mettere a repentaglio la migrazione e i rituali di accoppiamento di alcune specie di volatili. 
Over the River è cominciato nel 1992 e come tutti gli interventi ideati dalla più famosa e duratura coppia dell’arte contemporanea è connotato da una lunga gestazione: “Quando ci chiedono come facciamo a lavorare per 4, 6, 10 o 21 anni su uno stesso progetto, non capiscono ciò che è inerente a tutte le nostre opere; non farebbero la stessa domanda ad architetti o ingegneri edili, perché è ovvio che la realizzazione di un ponte, di un grattacielo, di un’autostrada o di un aeroporto richiede molti anni”. Prima di giungere all’intervento in situ, complesso da realizzare ed effimero nella durata è necessario ponderare la scelta del luogo, seguire l’elaborazione definitiva dell’idea, rispettare i tempi per la richiesta e l’ottenimento dei necessari permessi di intervento su suolo pubblico, studiare la pianificazione dell’azione, testare l’uso dei materiali, programmare il lavoro di squadra, attuare il reperimento dei fondi necessari attraverso la vendita dei progetti, dei disegni, delle elaborazioni, dei collage fotografici e poi dei filmati, delle immagini e infine del libro di reportage, che documenta l’ultima fase del progetto, la sua sorprendente materializzazione e il suo successivo disparire, con lo smontaggio e il riciclaggio dei materiali usati.
Christo e Jeanne-Claude, insieme ai loro collaboratori hanno esplorato 22.530 chilometri delle Montagne Rocciose durante le estati del ’92, ’93 e ’94 per cercare il luogo più appropriato all’intervento: un tratto di fiume vicino a una strada con sentieri già tracciati, così da renderlo facilmente raggiungibile e percorribile a piedi lungo i bordi o in acqua con la canoa, e dagli argini alti, tali da rendere possibile la messa in opera di cavi di acciaio atti a tenere sospesi sopra il livello dell’acqua dei pannelli di tessuto. I cavi, fissati con tecnologie ingegneristiche e soluzioni ambientaliste alla parte superiore degli argini, attraversando trasversalmente il letto del fiume, devono permettere l’ancoraggio del tessuto e seguire la configurazione e l’ampiezza del corso d’acqua. I pannelli, appositamente confezionati con occhielli metallici sui bordi e montati perpendicolarmente a 3-7 metri sopra la superficie del fiume, hanno il compito di creare onde di tessuto luminescente e contemporaneamente rendere praticabile lo spazio sottostante.
Dopo aver ispezionato 89 fiumi in sette differenti stati, in seguito ad attente valutazioni, nel 1996 è stato prescelto l’Arkansas, in Colorado, di cui saranno coperti con una lunga successione di pannelli di tessuto 11 chilometri, rispettando con calcolate interruzioni ogni preesistenza: ponti, alberi, rocce e cespugli, a creare suggestive fonti di luce e sorprendenti giochi di colori, capaci di dialogare con la natura aspra, incontaminata, possente. Tra il 1997 e il ’99 a Grand Junction sono stati testati 17 pannelli di tessuto e creati quattro modelli a grandezza naturale che materializzano la grandiosità di questo nuovo progetto, cui Christo e Jeanne-Claude si sono dedicati con la tenacia che ha contraddistinto tutti i loro interventi di occultamento/svelamento, pensati fin da principio con l’intenzione di rendere manifesta la natura di un luogo, attraverso un intervento creativo di studiata artificiosità visiva, eppure rispettoso dell’ambiente nella sua calcolata provvisorietà temporale.
Un ampio spazio è lasciato tra il bordo dei pannelli e gli argini del fiume così da permettere alla luce del sole di illuminare le rive e, soprattutto, di creare sapienti contrasti tra l’azzurro intenso del cielo, lo scintillio argenteo delle acque, il rosso riarso delle terre e il verde robusto della vegetazione. Grazie alla strada e ai sentieri che seguono il corso del fiume il progetto potrà essere goduto da vicino, andando a piedi, facendo rafting, o seguendolo per tutta la lunghezza con l’auto.Visto dal basso, dagli argini del fiume o dalla superficie dell’acqua il tessuto esalterà il veloce trasformarsi della forma delle nuvole, i contorni morbidi degli alberi, i profili fratti delle rocce, la continua mutevolezza del cielo e il ciclico trascolorare tra giorno e notte. Visto dall’alto, dai picchi delle montagne circostanti o dall’aereo, la lunga striscia di tessuto, mossa dal vento, trapassata dal sole, rilucente per lo scorrere delle acque, amplificherà evocativamente la bellezza del fiume e della natura circostante, la sottile poesia intrinseca all’inconfondibile realtà del luogo, perché, come lo stesso Christo afferma in un’intervista pubblicata dal Balkan Magazine (novembre-dicembre 1993): “I nostri progetti non nascono dalla fantasia. La fantasia è qualcosa che troviamo al cinema o a teatro, è la nostra nozione immaginaria delle cose. Ma quando sentiamo il vento vero, il sole vero, il fiume vero, la montagna, le strade – questa è la realtà, ed è ciò che utilizziamo nel nostro lavoro. I nostri progetti si fanno portatori di questa realtà”.