Scultura italiana, la nuova frontiera Undici artisti in mostra alle chiese rupestri e al Musma di Matera

A cura di: Michele De Luca

Scultura italiana, la nuova frontiera Undici artisti in mostra alle chiese rupestri e al Musma di Matera E’ trascorso circa un quarto di secolo dalla prima “circumnavigazione” (correva l’anno 1988) intorno alla scultura italiana proposta a Matera, che si imperniava su uno stimolante confronto allora in atto tra l’astrazione classica e quella “poverista”,       E’ trascorso circa un quarto di secolo dalla prima “circumnavigazione” (correva l’anno 1988) intorno alla scultura italiana proposta a Matera, che si imperniava su uno stimolante confronto allora in atto tra l’astrazione classica e quella “poverista”, mentre dodici anni dopo, appena iniziato il terzo millennio, si apriva a registrare i confini di un panorama espressivo incredibilmente variegato, in cui già trovavano momento di confronto dialettico e di sintesi le istanze formali di allora e le motivazioni più avanzate di oggi. 
 Scultura italiana, la nuova frontiera
Undici artisti in mostra alle chiese rupestri e al Musma di Matera
 
di Michele De Luca
 
     E’ trascorso circa un quarto di secolo dalla prima “circumnavigazione” (correva l’anno 1988) intorno alla scultura italiana proposta a Matera, che si imperniava su uno stimolante confronto allora in atto tra l’astrazione classica e quella “poverista”, mentre dodici anni dopo, appena iniziato il terzo millennio, si apriva a registrare i confini di un panorama espressivo incredibilmente variegato, in cui già trovavano momento di confronto dialettico e di sintesi le istanze formali di allora e le motivazioni più avanzate di oggi. Già a cavallo del secolo, come oggi, assistiamo all’evolversi di molteplici aree di ricerca e all’ampliarsi di orizzonti tematici, in cui si misurano le pluralità degli orientamenti esplorativi, dalla filosofia alla spiritualità, alla cultura popolare, dalla biologia all’economia, alla musica, all’informatica. Senza tralasciare, nella “poliedricità” che sembra contraddistinguere questa generazione di “quarantenni”, un’ accentuazione multidisciplinare e “performativa” tra arte visiva, teatro, danza, moda, design, video.
      Come si scopre ora dalla collettiva “Periplo della scultura italiana 3”, a cura di Giuseppe Appella e Marta Ragozzino, organizzata come sempre dallo storico Circolo La Scaletta ed allestita da Alberto Zanmatti nelle chiese rupestri di San Nicola dei Greci e Madonna delle Virtù, al Musma e a Palazzo Lanfranchi (catalogo Edizioni della Cometa), il termine “scultura” ha ampliato a dismisura i suoi confini, per ricomprendervi forme svariate di creazione artistica, che pongono nuove sfide e interrogativi nel rapporto tra forme e spazi, ricomprendendovi in definitiva, come diceva già nei primi anni Ottanta Rosalind Krauss, “ogni organizzazione spaziale”. Gli artisti invitati sono stati  selezionati tra i migliori talenti emersi sulla nostra scena artistica degli ultimi anni, in grado quindi di restituire una panoramica estremamente rappresentativa della nuova ricerca e dei nuovi linguaggi formali. Si tratta di Giorgio Andreotta Calò, Francesco Arena, Giuseppe Capitano, Alice Cattaneo, Emmanuele De Ruvo, Francesco Gennari, Perino & Vele  (Emiliano Perino e Luca Vele), Donato Piccolo, Luca Trevisani, Nico Vascellari e Antonella Zazzera. In un territorio di indagine che va dall’Arte Povera (Capitano, De Ruvo), al concettualismo (Andreotta Calò, Piccolo, Trevisani) con l’uso dei materiali più diversi (la canapa di Cattaneo, la cartapesta di Perino & Vele, il rame di Zazzera); fino ad  affermare addirittura (Gennari) un processo di assoluta smaterializzazione dell’opera, dove l’enfatizzazione della forma come valore scultoreo in assoluto ha ceduto, in buona parte, all’immaterialità (il vapore utilizzato da Piccolo!) e allo spazio immaginato; tra contaminazioni linguistiche, multimedialità, citazioni e performance (Arena, Vascellari). 
     Questo “Periplo” configura la nuova frontiera dell’arte della “scultura” in una frenetica sperimentazione di tecniche e materiali, evocando l’Arte Povera (dove, come scriveva Germano Celant nel 1967, “il luogo comune è entrato nella sfera dell’arte e l’insignificante ha iniziato ad esistere”), l’Arte Concettuale e il Minimalismo, in cui l’interesse si sposta dalle componenti soggettive ed espressive dell’opera a quelle strutturali e percettive; un elemento che unisce gli undici artisti selezionati è la dimensione “installativa”, che tradisce una forte e diffusa esigenza di rapportarsi ad un “luogo” specifico, a volte immaginato ed artificialmente creato per ambientarvi il “vissuto”, i voli della propria fantasia o delle proprie ossessioni,  (Gennari, Il corpo torna alla terra, l’anima torna al cielo, 2010 ), le fascinazioni all’interno della storia dell’arte con nuove versioni della materia (Trevisani, W, 2010) o di equilibri dinamici (De Ruvo,  Hypermetric British Café, 2010), incubi tormentosi del passato e passione politica (Arena), cronaca e denuncia sociale (Perino & Vele), echi di cultura antropologica tradotti nell’energia e nel calore della materia pura (Zazzera, Armonico X, 2005), arcaismi reinventati con sorprendenti innovazioni linguistiche (Andreotta Calò), proiezione di forme “pensate” (Capitano, Fiore madre – aperto -, 2011), trame spaziali (Cattaneo, Untitled, 2010), irruzioni ludiche e spunti scientifici (Piccolo, Pentagono, 2012), impellente desiderio di rilevare l’inconoscibile (Vascellari). Comunque, in un comune sforzo di testimonianza e di “racconto”, di analisi e indagine all’interno, ciascuno, del proprio mondo creativo.
 
 
 

Categorie correlate