RICOMPORRE IL FRAMMENTO: SEGNO TRACCIA MEMORIA Giancarla Frare all’Istituto Nazionale per la Grafica

Dopo Bassano del Grappa la mostra Giancarla Frare Ricomporre il frammento, nata dalla stretta collaborazione tra la direzione dei Musei Civici della città veneta e l’Istituto Nazionale per la Grafica, approda a Roma negli spazi di Palazzo Poli nell’ambito del progetto GRAFICA: femminile singolare, nel quale sono confluite manifestazioni diverse – mostre, convegni, edizioni, premi – legate dal desiderio di approfondire le problematiche della ricerca declinata al femminile.


di Loredana Rea
 
Dopo Bassano del Grappa la mostra Giancarla Frare Ricomporre il frammento, nata dalla stretta collaborazione tra la direzione dei Musei Civici della città veneta e l’Istituto Nazionale per la Grafica, approda a Roma negli spazi di Palazzo Poli nell’ambito del progetto GRAFICA: femminile singolare, nel quale sono confluite manifestazioni diverse – mostre, convegni, edizioni, premi – legate dal desiderio di approfondire le problematiche della ricerca declinata al femminile.
L’esposizione non solo ribadisce l’importanza di un lungo e saldo legame tra l’artista e l’istituzione romana, che per l’occasione ha acquisito un nucleo significativo di opere (17 disegni appartenenti a Le condizioni del volo), ma rappresenta anche l’occasione per abbracciare con uno sguardo solo la complessità di un lavoro, che negli anni si è caratterizzato inconfondibilmente attraverso un linguaggio pittorico e grafico essenziale e raffinato, capace di esprimere la relazione dialettica tra pensiero e operatività.
Il rapporto che lega Giancarla Frare all’Istituto Nazionale per la Grafica risale al 1995, anno in cui Federica Di Castro, storica dell’arte della Calcografia di Roma, la invitò a rappresentare l’Italia alla XXI Biennale Internazionale di Grafica di Lubiana con tre incisioni a puntasecca di grande formato, dalla serie Figura di pietra. Due di questi fogli di straordinaria bellezza rappresentano l’incipit e al tempo stesso la chiusura di un percorso espositivo rigoroso, intenso e suggestivo costruito con lucida sapienza sul filo sottile della memoria e sulla necessità di mantenerla viva ricomponendo ogni frammento, tematica questa che satura di sé la ricerca dell’artista fin dalle origini. Accanto ai fogli incisi, di cui uno recentissimo di grandi dimensioni, la mostra romana presenta un nucleo importante di opere realizzate negli ultimi dieci anni, il video Stati di permanenza. Gina eilcorpus dei disegni a china su carta, intitolato Le condizioni del volo, realizzato tra il 1979 e il 1987 e incentrato sulla riflessione intorno ai versi di Georg Trakl, uno dei più importanti poeti austriaci di inizio Novecento, con il quale l’artista ha stabilito un rapporto di assoluta empatia e di conoscenza profonda.
Così costruita l’esposizione suggerisce il senso profondo dell’indagine condotta da Giancarla Frare con un rigore raro in questo nostro tempo, capace di legare indissolubilmente tutte le esperienze del suo operare: la pittura, la fotografia, il disegno, l’incisione, il video e contribuisce a ricomporre una personalità sfaccettata eppure coerente, al punto da non sembrare neppure sfiorata dalle tendenze e dalle mode che attraversano la contemporaneità. Mentre la scelta del titolo esprime la volontà di rimettere insieme i pezzi della realtà, che nelle opere appare frantumata dalla necessità di analizzarla e poi recuperarla, a volte in modo chiaro ed evidente, altre in maniera più oscura, come seguendo la suggestione sottile, ma sorprendentemente tenace di un pensiero ineludibile.“Il frammento – afferma l’artista - è quello che rimane di un tutto. E, come traccia, può disparire o precisarsi. Lavoro sul tema della perdita, del tempo, dell'oblio. Una "messa in memoria" dei resti, di una realtà frammentata che rimanda, nella sua evidenza, ad una assenza. Ma il frammento rimane tale. L'integrità un impossibile obiettivo”.
La perdita della memoria e la labile persistenza del passato rappresentano l’origine di una riflessione sulla fragilità dell’esistenza, che ha spinto Giancarla Frare a creare un linguaggio intessuto di frammenti, caratterizzati da un’assolutezza straniante e contemporaneamente da una rigorosa fascinazione, in cui a dominare è il continuo rimando tra segno pittorico e lacerti rubati al tempo. È necessario perciò conservare tutto quanto corre il rischio di perdersi in un eterno presente e combattere la caducità attraverso un parossistico lavoro di archiviazione, illusoriamente consolatorio: qualcosa, infatti, inevitabilmente sfuggirà, trasformandosi in altro.
A guardare uno dopo l’altro i lavori presenti in mostra si rimane quasi senza fiato, colpiti dalla densità di rimandi e al tempo stesso dall’atmosfera rarefatta. Solo lasciandosi guidare dall’emozione del vedere, seguendo le strade che le sono proprie, si può comprende il travaglio che accompagna l’artista nell’elaborazione di un’idea, nell’incubazione di un segno, nella materializzazione di un’immagine, nella stesura di una campitura di colore. E soltanto così l’estrema complessità, che si nasconde dietro la sua pittura, a un primo sguardo severa, eppure intensa, si scioglie come per incanto, catturandoci con una delicata prepotenza, per tenerci avvinti.
Allora non si può fare altro che abbandonarsi alla profondità dei neri, alla sinfonia dei grigi, alla pastosità delle terre che talvolta si animano con accenti rugginosi, alla levità di un’inaspettata nota di cilestrino che preannuncia l’apparizione degli azzurri, per arrivare lì dove l’artista vuole condurci.