REPERTI ULTIMI Paolo Delle Monache alla Galleria Estense di Modena

La mostra Reperti ultimi, che la Galleria Estense e il Museo Lapidario di Modena hanno dedicato alle sculture recenti di Paolo Delle Monache, è stata prorogata fino al 2 ottobre, nell'intento di offrire un’altra opportunità nel panorama delle iniziative estive, ma anche per riproporre alcuni eventi che hanno avuto grande successo di pubblico, come la visita guidata della mostra sulle improvvisazioni al sax di Enzo Balestrazzi, che interpreta le opere girovagando tra esse e avvolgendole con i suoi suoni, per evocare i ricordi, la nostalgia, la solitudine, il silenzio e la leggerezza, che costituiscono l’essenza della ricerca dell’artista.


REPERTI ULTIMI
Paolo Delle Monache alla Galleria Estense di Modena
Loredana Rea
 
La mostra Reperti ultimi, che la Galleria Estense e il Museo Lapidario di Modena hanno dedicato alle sculture recenti di Paolo Delle Monache, è stata prorogata fino al 2 ottobre, nell'intento di offrire un’altra opportunità nel panorama delle iniziative estive, ma anche per riproporre alcuni eventi che hanno avuto grande successo di pubblico, come la visita guidata della mostra sulle improvvisazioni al sax di Enzo Balestrazzi, che interpreta le opere girovagando tra esse e avvolgendole con i suoi suoni, per evocare i ricordi, la nostalgia, la solitudine, il silenzio e la leggerezza, che costituiscono l’essenza della ricerca dell’artista.
L’esposizione modenese rappresenta, infatti, un’importante occasione per comprendere la complessità del lavoro di uno scultore capace di coniugare con rara intelligenza le istanze della tradizione con la contemporaneità, proponendo una figurazione densa e al tempo stesso minimale, in cui è possibile leggere lo stratificarsi lento delle emozioni che hanno attraversato e continuano ad attraversare la quotidianità. Con il bronzo, materia elettiva, perché come asserisce Delle Monache, è un materiale in grado di auto-sostenersi e di reggere gli azzardi d’equilibrio, sedimentando organicamente le spinte e le controspinte, dà forma al proprio sentire, mescolando in maniera indissolubile i ricordi del passato, la flagranza del tempo presente e le attese per il futuro.
Il percorso, ospitato nell’austero Palazzo dei Musei, che racchiude tesori di inestimabile valore, si snoda tra la Galleria e il Lapidario, creando un suggestivo legame, fatto di sottili e continui rimandi, con le opere della collezione permanente, e instaurando, come afferma il Soprintendente Stefano Casciu, “un dialogo tra i monumenti della storia antica della città - intesi nel significato etimologico di ricordo e di testimonianza - con le espressioni dell’arte di oggi, per cogliere e sottolineare i valori di universalità e di atemporalità dell’espressione artistica, e proporre un’idea di continuità nella storia e nella cultura che si incarna nell’arte figurativa, che credo rappresenti la nostra identità più profonda”. All’ultimo piano le sculture di Delle Monache si rispecchiano nei grandi quadri della collezione estense, mentre al piano terreno l’assertiva presenza dei reperti di pietra si scioglie nei riflessi del bronzo, a creare una sorta di caccia al tesoro, in uno dei musei più belli d’Italia, che permette ai visitatori di ritrovare gli stretti legami tra presente e passato.
È da queste premesse che è nata l’idea della mostra, realizzata dallo Studio Copernico di Milano e curata da Nicoletta Giordani, Giovanna Paolozzi Strozzi e Lucia Peruzzi, il cui titolo è stato scelto a suggerire sia il legame dell’opera dell’artista con l’arte antica, sia la profonda corrispondenza tra i frammenti del passato e l’energia ineludibile della contemporaneità. Infatti, come sottolinea Delle Monache “la memoria è il filo di Arianna che seguo in questo mio affastellare (un filo fatto di tante misure di spago che annodo e saldo tra loro)”, un filo che lega indissolubilmente suggestioni diverse, che partono dagli Etruschi, passano per il Rinascimento e arrivano al Novecento di Carrà, Sironi, de Chirico e Morandi, di Arturo Martini e Marino Marini.
I volti assorti in un pensiero lontano o immersi nel silenzio di chi è intento a inseguire un sogno che può infrangersi con il risveglio si offrono allo sguardo soli o si affastellano l’uno all’altro, a formare solide colonne. Le mani si intrecciano a costruire o alberi che richiamano alla memoria il mito di Apollo e Dafne, come lacerti di uno stesso discorso, che segue le regole di un organico divenire. Piccole figure umane si inseriscono in architetture, che le circondano e racchiudono sviluppandosi intorno a loro come i gusci dei molluschi o le exuviae degli insetti. Sono queste le sculture che Paolo Delle Monache ha selezionato per questa sua esposizione. Bronzi policromi di dimensioni diverse, che lasciano trasparire un’innata vocazione alla monumentalità, contraddetta però dalla necessità di costruire una dimensione intima, in cui ognuno può ritrovare se stesso.