Rendez-Vous con Alba Savoi

Alba Savoi nasce nel 1929 a Roma dove ancora vive e lavora. Inizia la sua carriera artistica realizzando tele figurative, ma presto la sua attenzione si sposta sulla sperimentazione e già dal 1977 in tutti i suoi lavori si possono ritrovare i segni di un significativo interesse per i valori simbolici del supporto su cui lavora:

Rendez-Vous con Alba Savoi
di Daria Ulissi
 
Alba Savoi nasce nel 1929 a Roma dove ancora vive e lavora. Inizia la sua carriera artistica realizzando tele figurative, ma presto la sua attenzione si sposta sulla sperimentazione e già dal 1977 in tutti i suoi lavori si possono ritrovare i segni di un significativo interesse per i valori simbolici del supporto su cui lavora: tele piegate, tagliate a materializzare le forze che l’attraversano. In seguito sposta la sua ricerca al mezzo tecnologico e usando la fotocopiatrice elabora opere anche tridimensionali - xerorilievi, xeroxculture. Il fine, come era stato per la tela - supporto del quadro - era di dare un valore artistico al mezzo povero del foglio di carta, usato per riprodurre macchinalmente aridi documenti. Le macchie d’inchiostro dilatate con ingrandimenti successivi creavano un tipo di scrittura nuova, asemantica e misteriosa.
Ha esposto in numerose personali e collettive tra le quali: la XVI(1981) e la XXII(1994) Biennale di S. Paolo del Brasile; la "Biennale des Femmes" al Grand Palais di Parigi nel 1988; all’Università di Roma - Tor Vergata con una mostra intitolata "Dalla Xerox alla Baud" e "Caos Italiano”; al Palazzo Mediceo di Serravezza con "Ascoltare l'immagine"; a Ferrara nel 1998 con la VIII Biennale Donna. Nel 2006 espone i suoi libri e le sue scritture al Centro Ricerche Artistiche Contemporanee con Verifica 8+1” di Mestre.
È del 2007 la mostra (Pieghe parole segni) con lo scritto di Loredana Rea, presso lo Studio Arte Fuori Centro di Roma.Lo stesso anno è presente alla 52. Biennale di Venezia. Ha fondato con altri artisti il gruppo LAPSUS-Libri d'Artista, per organizzare mostre di Libri Oggetto alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Ha preso parte alla prima, seconda e terza Biennale del Libro Oggetto a Cassino.
È inserita nel volume Anni Venti della Storia dell’Arte Italiana del ‘900 a cura di Giorgio di Genova e nel The Artists and the Book in Twentieth Century a cura di Ralph Jentsch.
 
 
Quando inizia la sua carriera? Chi furono i suoi ispiratori e come passa dal periodo figurativo a quello materico, basato sul drappeggio, sui tagli della tela?
Inizia nel lontano 1935. Io, bambina alle elementari, vinsi un inaspettato premio per aver ornato le pagine del mio quaderno a quadretti con delle belle cornicette. Il premio era una scatola di matite colorate Giotto. Mi sentii orgogliosa. In seguito ne vinsi altri ma quel piccolo premio fu per me determinante. Il mio percorso d’artista è iniziato in quel giorno lontano.
La mia passione per il disegno prima e la pittura poi è stata forte. Ho esercitato nel tempo mestieri che richiedevano questa mia abilità: disegnatrice di modelli d’abiti per una casa dimode, miniaturista su pergamene per il Vaticano, grafica pubblicitaria e poi finalmente libera professionista.
Per le prime partecipazioni pubbliche realizzai quadri figurativi: figure, paesaggi, nature morte. Poi ci furono incontri e letture importanti (Arnheim – verso una psicologia dell’arte e altri) che mi fecero avvicinare alla fenomenologia dei materiali e alle azioni-reazioni di essi.  Il gusto della ricerca mi prese e ancora non mi abbandona. Adoro la manipolazione dei materiali che hanno una risposta sempre diversa al gesto di piegamento: duro e angoloso con la carta, morbido e duttile con la tela.
Per primo creai Memorandum (1977)un libro in tela con piccole pieghe, una specie di diario segreto con una pseudo scrittura inventata.
Poi ci furono quadri con modificazioni del quadrato e del cerchio e infine, verso il 1979-80, le pressioni di una linea di forza o un angolo retto che determinava unarottura della superficie.
A livello concettuale pensavo di dare un’identità alla tela-superficie, un’autocelebrazione del supporto e ad un incontro, l’artista-critico Mirella Bentivoglio espresse il suo pensiero in tal senso sostenendo la mia tesi. Associò il mio gesto a quello di Fontana che al posto dei colori usava il taglio. Nei quadri figurativi già erano presenti le pieghe degli abiti... forse un condizionamento del mio periodo di figurinista o l’influenza del barocco romano da cui ero circondata, non saprei.
In ogni modo ancora oggi sono stregata dalle pieghe.
 
Nella realizzazione dei suoi libri d’artista – di cui certo è una delle artiste italiane più importanti - cosa l’ha guidata? Fin dall’inizio ha intuito l’importanza della commistione dei media?
Per me fu ed è importante l’amicizia con Mirella Bentivoglio. Ci conoscemmo e m’introdusse nel mondo del libro oggetto e libro d’artista.
Per puro caso, frutto di una sperimentazione-gioco, era nato Memorandum. In seguito creai Di-Aria 1982, un diario al femminile e per il quale la Bentivoglio scrisse: «Con Alba Savoi la scrittura perde l’inchiostro, assume l’ombra, diviene soffio d’aria imprigionata. Ciò che nella sua estrema realtà fisica è la parola». Concretizzò a livello poetico ciò che stavo facendo.
Non conoscevo i libri di Cage, La Monte Young ne Manzoni di cui conobbi più tardi gli Achromes e che tra l’altro non mi appartengono.
Il mondo del libro d’artista che avevo conosciuto mi aveva aperto nuovi orizzonti, nuove scritture, poesie dei segni, motivazioni inconsce si sovrapponevano.
Con la ricerca sui mezzi tecnologici poveri come la fotocopia, nasceva il libro Xeroxcritture 1987. Reduce da un viaggio in Anatolia e impressionata dalle scritture ittite, elaborai i libri di terracotta Terre lontane-appunti di viaggio 1990-95 che negli anni successivi dedicai a nuovi viaggi, Assuan, Aleppo, Petra con le sue stratificazioni di minerali policrome.
E ancora i libri dedicati alla ricerca Voglia d’Azzurro, acquarelli con sedimentazione di colore azzurro e tanti altri con i più svariati materiali.
 
Le numerose pieghe che compaiono nei suoi lavori nascono casualmente o alle basi c’è la volontà di decostruire un’immagine?
Le pieghe nel tempo hanno assunto valori e motivazioni diverse, mai in modo involontario. Il mio pensiero è sempre presente e in ogni caso fa riferimento al tema che voglio svolgere.
La mia ricerca non è informale: la definirei con il termine “astratto-concreto” in quanto c’è sempre una contrapposizione tra elemento geometrico e segno gestuale. Questo è anche il binomio con cui definisco la natura umana: l’uomo ha in se la razionalità e il desiderio di libertà: quante volte viene la voglia di trasgredire a regole imposte?.
 
Durante la sua carriera ha partecipato alla VIII Biennale Donna a Ferrara e alla Biennale des Femmes al Grand Palais di Parigi. Cosa ricorda di questi momenti?
Sono state alcune belle esperienze, incontrarsi con altre artiste è sempre piacevole.
Alla Biennale Donna ho avuto la prima intervista fatta da donne giornaliste che hanno girato un breve filmato e in seguito hanno pubblicato il materiale raccolto in un libro con i commenti alla mostra.
Non andai a Parigi per la Biennale des Femmes ma il mio lavoro, il libro d’Artista Rompete le Righe del 1988, fu riprodotto nel bel catalogo redatto per l’occasione.
 
Sono venuta a conoscenza di una tesi di laurea sul suo lungo percorso di ricerca. Vuole parlarmene?
Effettivamente la tesi di laurea “Il Libro d’Artista italiano nel novecento” è stata presentata dalla candidata Tiziana Di Franco nel 2000 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”: in questa sono presente con molte riproduzioni dei miei libri: Xeroscrittura 1987, scheda 159, Plissé 1991, scheda192, Chenille 1992, scheda 196, Il fiore del Mare 1996 e scheda 216. Sono molto contenta, è sempre un piacere essere studiata.
Ho avuto un’altra sorpresa, quest’anno quando una studentessa laureata, Leslie Cozzi, della University of Virginia, McIntire Department of Art Borsista di Studio Fulbright, è venuta ad incontrarmi. Ha scattato delle foto, registrato le domande e raccolto materiale cartaceo. Ha avuto un incontro anche con Mirella Bentivoglio ed altre artiste segnalate da Milano, sempre legate al mondo del libro d’artista e della poesia visiva.
 
Un ultima domanda. Cosa pensa di questa Biennale?
Non ho visto questa Biennale, quindi non posso dare un giudizio valido. Sicuramente ci saranno cose interessanti. Gli artisti sono molti e non posso dire se sono i migliori. A mio parere la maggioranza di essi è fuori dai circuiti pubblici.
 In mancanza di meglio, molti “fanno” e parlano d’Arte:. Molto clamore per Nulla… forse direbbe il poeta.
Tanta arte è un bene se esprime le problematiche dell’uomo di questi tempi e se al di là della spettacolarizzazione si tenta di gettare i semi di un nuovo Rinascimento, non solo artistico, non può che farmi piacere.