Paolo Lunanova. Diario cromatico. di Maria Vinella

Paolo Lunanova. Diario cromatico.  di Maria Vinella
La Galleria “Itinerari” di Bari, diretta da Orazio Lepore, propone una personale di Paolo Lunanova dal titolo “Diario Cromatico”. Come sempre, all’artista pugliese piace giocare con la percezione mettendo in moto lo sguardo dell’altro, spiazzando l’osservatore.  Portando, tramite l’opera, lo squilibrio nella visione, che è innanzitutto visione cromatica.
            Anche in riferimento a tale elemento visivo, difatti, la visione della realtà è puro pretesto per giungere a un universo di simboli differentemente percepibili. Lunanova coglie e raccoglie figurazioni geometriche (e non) di ampia consuetudine visiva per comporre immagini plastico-pittoriche nelle quali riedita frammenti parziali del visibile, pervenendo – con sottile gusto dell’ironia e della provocazione – a insolubili incognite ottiche. Nelle opere in mostra, ogni colore/segno/forma viene filtrato in una figurazione essenziale che, deviata dal normale contesto figurativo, assume i caratteri dell’ambivalenza percettiva sospesa tra visioni impossibili e forme probabili; in tal modo, ogni immagine cela la contraddizione e lo scivolamento di senso, la combinazione e il compromesso di contrari.
            “La ricerca continua di un doppio dell’immagine è, per me, una costante” spiega l’artista. Anzi, egli opera dentro lo spazio e la materia tirandosene fuori, per osservare – da spettatore esterno – il doppio che ha generato. Per il resto, sicuramente, il soggetto dell’opera è solo un incidente di percorso e la casualità nella scelta degli elementi del quotidiano è determinante. “Certo, mi incuriosiscono molto i materiali, le geometrie ludiche, casuali. Ogni frammento della realtà è importante: i segni, i messaggi, le tracce, le presenze spaziali, i simboli … tutto si fonde, si sovrappone nella memoria del quotidiano. Sezionando, filtrando questo visivo marginale, opero una lacerazione ottica che mi porta a ritrovare nelle qualità stesse del frammento visivo già la condizione d’astrazione”.
            Questo è evidente non solo nei dipinti di grandi o piccole dimensioni esposti in mostra, ma anche in alcune “maschere” scultoree realizzate dall’artista (terracotta policroma su calco della propria testa). Lunanova ne realizza sette in tutto, sapientemente sfaccettate e con i volumi portati a superfici piane (triangolari, trapezoidali …), una per ogni decennio di vita. Una specie di diario visivo scultoreo che propone le mutazioni della visione lungo l’evoluzione della vita: una visione diversa per ogni età, uno sviluppo differente dei sensi (una volta la vista, una volta l’udito, una volta il tatto, una volta …) corrispondente a una diversa evoluzione della mente e, conseguentemente, a una diversa costruzione percettiva.
            Con atteggiamento nomade ed introverso che guarda trasversalmente la complessità del quotidiano, l’artista ancora una volta gioca la strategia dell’estraneità partecipe, del testimone onnipresente, attingendo dal campionario vastissimo del reale quel che gli serve per scrivere il proprio diario.

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