LUCI D’ARTISTA 2011 Torino si illumina d’arte

A Torino Luci d’Artista ha spento quattordici candeline: un compleanno d’eccezione che si protrae fino al 15 gennaio, quando le installazioni progettate per animare strade, piazze e portici si spegneranno definitivamente.

di Loredana Rea
 
A Torino Luci d’Artista ha spento quattordici candeline: un compleanno d’eccezione che si protrae fino al 15 gennaio, quando le installazioni progettate per animare strade, piazze e portici si spegneranno definitivamente. In realtà per questa manifestazione, la prima in Italia, il 2011 è stato un anno particolarmente importante, poiché due edizioni - la tredicesima e la quattordicesima – si sono avvicendate quasi senza soluzione di continuità: un omaggio per la celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, giocato sulle suggestioni della memoria e della contemporaneità.  Sette “luci”, infatti, sono rimaste accese fino a luglio, a rilevare non solo il ruolo imprescindibile del capoluogo piemontese nel processo di unificazione, ma anche come l’arte possa e debba incidere positivamente nella riappropriazione di valori indispensabili alla crescita di un territorio e alla coesione sociale.
L’evento, che nell’impiego della luce coniuga con grande sagacia arte e paesaggio urbano (senza dimenticare di strizzare un occhio allo spettacolo), negli anni è diventato il simbolo di una città in costante fermento culturale, dimostrando di avere la capacità e le potenzialità per avvicinare la gente comune alla complessità della sperimentazione artistica e promuovere un dialogo costruttivo fra loro. L'idea è nata da un'esigenza concreta: la richiesta di aiuto al Comune da parte del mondo del commercio, per l'illuminazione decorativa in occasione del Natale del ‘97. L'amministrazione accolse la richiesta e diede il suo consenso a un intervento di alta qualità, costruendo un’eccezionale opportunità di incontro tra arte ed economia.
Quest’anno Luci d’Artista, realizzato dalla Città di Torino, in collaborazione con la Fondazione CRT e il Gruppo IREN e con il contributo di Compagnia di San Paolo e della Camera di Commercio, si articola sui progetti di diciannove artisti italiani e stranieri, per trasformare la città in un museo a cielo aperto e inaugurare la stagione autunnale di ContemporaryArt, che con un fitto calendario di proposte offre al pubblico un’ampia programmazione di eventi relativi alle arti visive, alla musica, al teatro e al cinema. Sono installazioni di grande fascinazione e di forte impatto visivo, collocate in punti diversi a seguire una mappa ideale che scandisce un originale percorso luminoso più che una vera e propria mostra “open-air”ed esalta l’impianto urbanistico, animandolo di una suggestiva ed emozionante atmosfera. L’obiettivo è accompagnare i cittadini e i turisti alla “scoperta” di Torino, attraverso una serie di luoghi, che sotto la luce sapientemente suggerita dalla duttile professionalità di artisti di grande livello diventano “set d’eccezione”. Pur nell’assoluta diversità di intenti, infatti, ogni intervento propone una visione particolare offrendo un’originale sintesi tra esperienze legate alla sperimentazione artistica su materiali eterogenei ed esigenze decorative strettamente connesse alla vita della città. La caratteristica specifica è la volontà di interagire con spazi non canonici ma accessibili a tutti attraverso la luce, elemento che da sempre ha affascinato gli artisti, sia per l’intrinseca immaterialità e al tempo stesso per l’estrema duttilità, sia per il suo valore simbolico.
Struttura portante di questa quattordicesima edizione sono le installazioni di Vasco Are, Enrica Borghi, Daniel Buren, Francesco Casorati, Richi Ferrero, Marco Gastini, Carmelo Giammello, Rebecca Horn, Joseph Kosuth, Qingyun Ma, Luigi Mainolfi, Mario Merz, Luigi Nervo, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Tobias Rehberger, Luigi Stoisa e Gilberto Zorio, alcune “ereditate” dalle passate edizioni altre novità di quella in corso.
Nell’antica Piazza Palazzo domina nuovamente il suggestivo Tappeto volante di Buren, che avvolge lo spazio nel suo scintillante tricolore, mentre nella centralissima via Roma Palomar l’atlante astronomico di Giulio Paolini indica il cammino. Via Garibaldi è animata dalle Palle di neve di Enrica Borghi e via Po è segnata dal filo rosso in flexneon sorretto da uccelli del Volo su… di Francesco Casorati. Bwindi Light Masks, l’opera di Richi Ferrero, installata nel Cortile d’Onore del Palazzo dell’Università in via Po, è composta di quaranta maschere provenienti dall’area di confine tra Congo e Uganda, mentre Neongraphy, la grande insegna al neon con immagini di ideogrammi di Qingyun Ma, è collocata ancora sul portone d’ingresso della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. In Piazzetta Mollino, vicino al Teatro Regio, è stato riallestito il colorato Vento Solare di Luigi Nervo, invece in via Lagrange è possibile ammirare Luì e l’arte di andare nel bosco di Luigi Mainolfi. Il grande orologio luminoso che scandisce le ore in formato binario in piazza Carignano è My noon di Tobias Rehbergher e i cerchi di luce che dominano la città dal Monte dei Cappuccini sono I Piccoli spiriti blu di Rebecca Horn. Il volo dei numeri di Mario Merz, la luminosa sequenza numerica di Fibonacci, si srotola sulla cupola della Mole Antonelliana, mentre i neon colorati di Michelangelo Pistoletto, che in trentanove lingue sottolineano la necessità di Amare le differenze, cadenzano dall’Antica Tettoia dell’Orologio lo spazio di uno dei mercati all’aperto più grandi d’Europa, quello di Porta Palazzo. Marco Gastini ha decorato il soffitto della Galleria Subalpina con L’energia che unisce si espande nel blu e Gilberto Zorio ha posizionato la sua Luce Fontana Ruota all’entrata sud della città, nel laghetto di Italia ’61. In via Pietro Cicca si può passeggiare sotto il Planetario di Carmelo Giammello mentre lungo via Carlo Alberto si incontra Noi di Luigi Stoisa. I Murazzi infine si illuminano un’altra volta delle rarefatte suggestioni di Doppio Passaggio di Joseph Kosuth. A questi lavori vanno aggiunte due installazioni “in prestito”: la prima è Flamingo di PITAYA Design, proveniente dalla Fête des Lumières di Lione, la seconda è E adesso usciremo a rivedere le stelle di Maurizio Agostinetto, visibile dall'8 dicembre in piazza Castello. Non bisogna poi dimenticare il presepe di Emanuele Luzzati, che rappresenta la memoria storica di questa longeva manifestazione. Era, infatti, il 1997 quando l’Assessore al Commercio e alla Promozione della Città, propose all’artista genovese di creare un intervento nei Giardini Sambuy di fronte alla Stazione di Porta Nuova. Luzzati ideò un’installazione di grande impatto scenografico dedicata alla Natività. Le novanta sagome dipinte su legno ispirate alla tradizione, ritornano il 27 novembre, per dare il via, ai festeggiamenti del periodo natalizio.