Le nature morte di Giuseppe De Gregorio Una ricca antologica al Palazzo Collicola di Spoleto

A cura di: Michele De Luca

Le nature morte di Giuseppe De Gregorio Una ricca antologica al Palazzo Collicola di Spoleto

 

     Nel settembre del 1953, nelle sale di Palazzo Collicola a Spoleto, veniva inaugurato il Premio Spoleto, con la conseguente I Mostra Nazionale di Arti Figurative, manifestazione che nel corso degli anni Cinquanta rivestirà una notevole importanza, in quanto polo attrattivo per numerosi artisti dell’epoca. Durerà per ben undici anni, con due riprese nel 1966 e nel 1968 e grazie alla formula del “premio acquisto” doterà la nascente Pinacoteca Civica di un cospicuo nucleo di opere d’arte, che ancora oggi contribuiscono a documentare le principali tendenze artistiche del tempo. Nella giuria del Premio è presente, per interessamento di Bruno Toscano, Francesco Arcangeli, critico d’arte bolognese allievo di Longhi, principale teorico di quel neo-naturalismo su cui indirizzerà tutti i componenti del futuro “Gruppo di Spoleto” con particolare attenzione per Giuseppe De Gregorio (Spoleto, 1920 – 2007), sicuramente il principale rappresentante di tale poetica. De Gregorio partecipava al concorso con tre opere: Natura con conchiglia, Natura morta, Natura morta.

     All’epoca De Gregorio (nato da madre spoletina e da padre siciliano) aveva già alle spalle una densa attività espositiva, iniziata nel 1947 con la partecipazione a mostre collettive, tra cui, nella sua città, alla mostra I Mostra Regionale d’Arte Contemporanea con la presentazione in catalogo di Leoncillo. Nel 1951 si era tenuta, sempre a Spoleto, la mostra del gruppo “Il Ponte”, alla quale partecipò insieme a Ugo Castellani, Filippo Marignoli, Giannetto Orsini, Ugo Rambaldi, Bruno Toscano e Piero Raspi: era il primo nucleo di quello che di lì a poco si sarebbe compattato in un vero e proprio gruppo artistico ben definito acquisendo il nome di “Gruppo di Spoleto” (che successivamente so chiamerà anche “Gruppo dei sei”), composto da artisti molto giovani che iniziarono ad incontrarsi per esporre insieme, partecipare a premi e, soprattutto discutere e confrontarsi, in quel clima di grande fermento e vivacità culturale che attraversò un po’ tutto il nostro paese nell’immediato dopoguerra. Il battesimo ufficiale del gruppo avvenne nel 1954 con una mostra alla galleria Il Camino di Roma presentata da Mario Mafai, con cui iniziò ad affacciarsi più ampiamente nel panorama nazionale; in pochissimi anni De Gregorio riuscì a conquistarsi il favore della critica tanto da raggiungere l’ambizioso traguardo di essere invitato , nel 1955, alla Quadriennale di Roma, dove partecipò con l’opera Natura morta con fiori secchi.

     A rievocare, a cinque anni dalla sua morte, la figura di questo grande artista e del “Gruppo di Spoleto”, facendo rivivere una stagione davvero irripetibile dell’arte umbra del Novecento, provvede una bella e importante mostra, allestita proprio in quel Palazzo Collicola che vide nascere e svilupparsi la creatività di De Gregorio e del “Gruppo”, ed intitolata “Giuseppe De Gregorio opere 1935 – 2004. Il gruppo di Spoleto. L’ultimo naturalismo e l’informale al Premio Spoleto” (catalogo Silvana Editoriale). La mostra, curata da Massimo Duranti, voluta dalla Fondazione Carispo di Spoleto, raccoglie un centinaio di opere di De Gregorio che coprono l’intero arco della sua produzione, ed è frutto di una lunga ricerca condotta dal curatore e dalla sua equipe (formata da Andrea Baffoni, Giovanna Brenci, Francesca Duranti, Antonella Pesola e Samanta Retini) cui si deve anche la realizzazione del Catalogo generale dell’artista in imminente uscita, e che si è impegnata a mettere in luce aspetti non conosciuti, facendo riscoprire un cospicuo numero di opere inedite, compresi i rarissimi dipinti esposti alla Biennale di Venezia e alle Quadriennali romane. Come dice Duranti, “il taglio critico prevede un’innovativa presentazione dell’artista; superato infatti il criterio cronologico fin qui adottato nelle monografie esistenti, la mostra viene articolata in sezioni tematiche, declinazioni di poetica fra aspetti della natura, del sacro e del profano, più che di linguaggi, che spesso attraversano temporalmente la sua produzione”. Degli altri componenti del “Gruppo” vengono esposte due opere per ciascuno relative agli inizi della loro attività.

     L’intera vicenda artistica di De Gregorio si può concentrare nella irresistibile volontà di dare una “forma” alla natura, da cui è stato sempre attratto; nelle sue rappresentazioni ha cercato di raffigurarla nei “modi” e nei linguaggi di cui si appropriava, in un’ansia da autodidatta, non avendo mai frequentato scuole d’arte. Nel primo dopoguerra fu il cubismo l’indirizzo da seguire, mentre nei primi anni ’50, grazie agli stimoli provenienti dall’Europa e d’oltre oceano, fu attratto “Naturalismo astratto” dove il colore e il segno la fanno da protagonisti . Subito dopo incomincia ad esplorare le capacità espressive della materia, facendosi catturare dal filone dell’Informale (Maurizio Calvesi scrisse nel 1958: “Ponendo discretamente l’accento sulla materia De Gregorio ha acuminato ed essenzializzato la strumentazione del suo colore”). Ma questa stagione durerà fino al 1969, quando, con un ritorno alla figura prende ad esplorare con grande fantasia i vasti territori della natura morta. Si apre così una fase in cui il mondo della natura si carica di significati simbolici, in un originale linguaggio dove ogni suo elemento diviene manifestazione di una straripante carica espressiva, scegliendo la strada più sorprendente, quella cioè del dettaglio, con il risultato di farci entrare – partendo dal dato naturale - in un mondo interiore popolato da un sorprendente mondo onirico e da una inesauribile immaginazione.

 

 

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