Judi Harvest. Le api come metafora della vita

A cura di: Michele De Luca

Judi Harvest. Le api come metafora della vita

L’artista americana  espone a Venezia durante la Biennale alla Scuola dei Battioro e a Murano le sue ultime installazioni


Quella tra l’artista americana Judi Harvest e Venezia è una ormai “antica” e appassionata storia d’amore; è la storia di continui ritorni nella città lagunare e nel suo ammaliante arcipelago. Per trovare ogni volta un momento di verifica essenziale per i suoi lavoro. La sua arte, in occasione di una precedente esposizione a Venezia, venne così illustrata da Emanuele Horodniceanu: “I lavori di Judi sono caratterizzati dalla fantasia ed energia per affrontare la realtà che la circonda, guardando al cielo e alla terra, alla vita e alla morte. Sculture, installazioni, video, dipinti ed oggetti, per comunicare bellezza, seduzione, speranza, luce e colore, per rendere omaggio all'arte del passato, per osservare ciò che la circonda”. In occasione della Biennale di Venezia, Judi Harvest presenta la sua quattordicesima mostra personale a Venezia, confermando ancora una volta il suo vitale rapporto di amore e di collaborazione con la città lagunare; curata dalla storica dell’arte Marcia E. Vectroc, l’evento è realizzato in associazione con  l’organizzazione no-profit Bees Without Borders, dedicata alla promozione dell’apicoltura con il proposito di combattere la fame nel mondo: “Denatured: Honeybees+ Murano” denuncia il degrado ambientale che mette le laboriose api a rischio di estinzione e la situazione economica e politica locale che costringe alla chiusura di molte vetrerie a Murano. Durante il mese di marzo l’artista americana ha piantato in un campo da tempo incolto, nel terreno di proprietà della fabbrica di vetro Linea Arianna trenta alberi da frutta, collocato cinquecento generi di fiori profumati ed installato quattro arnie completamente funzionanti in questo terreno di duecentocinquanta metri quadri, col proposito di creare un ambiente adatto alle api; mentre il primo miele di Murano sarà raccolto durante l’estate, il giardino e le arnie rimarranno sul posto e saranno curate da giardinieri ed apicoltori locali che raccoglieranno il miele regolarmente.
La settecentesca Scuola dei Tiraoro e Battioro , che, nei pressi di Rialto, si affaccia sul Canal Grande a fianco di Ca’ Pesaro (tempio veneziano dell’arte moderna e contemporanea),ospita nei suoi spazi contemporaneamente una installazione  montata sul muro e lunga  sei metri che comprende novanta sculture ispirate al miele e alle arnie disegnate dalla Harvest e realizzate insieme con maestri soffiatori di vetro, oltre ad un gruppo di dipinti e sculture di vetro di Murano, ispirati alla struttura dell’alveare. L’esposizione è accompagnata dalla proiezione del video: “Breakfast With the Bees” e corredata di un catalogo con scritti della Vetrocq e di Enzo Di Martino. Judi Harvest è nata a Miami in Florida e vive e lavora a New York. La sua formazione artistica si è svolta tra Roma, New York e Urbino; nel 1987 è approdata a Venezia, città dove ha vissuto per cinque anni, dipingendo e realizzando alcune mostre. In occasione della Biennale 2011 ha esposto una grande luna di vetro azzurro posta di fronte alla basilica della Salute, sullo sbocco di Calle Vallaresso, punto eccezionale di transito turistico tra Ca’ Giustinian, sede storica della Biennale, e il mitico Harry’s Bar; l’anno scorso, invece, al Bistrot de Venice presentò la mostra “Men are from Mars, women are from Venice”, una serie di “collage” che riproducevano l’antica arte veneziana in chiave contemporanea; “questi lavori – ci diceva l’artista nell’occasione -  sono una evoluzione dei temi principali della mia ricerca artistica: la fragilità della vita e la ricerca della bellezza; essi continuano ad esaminare come siamo arrivati qui, dove stiamo andando, e perché siamo qui. Questa serie di collages, come le altre mie opere che l’hanno preceduta, Fragmented Peace, Luna Piena/ Full Moon and Venetian Satellite, è un connubio felice tra antiche arti Veneziane e forme e materiali contemporanei”.
Lo stesso, dunque di una sempre nuova e stimolante contaminazione tra il glorioso passato artistico e artigianale della storia della creatività veneziana, che affonda le sue radici in secoli lontani, e un continuo sforzo di reinvenzione, riuscendo sempre a sorprendere per le sue originali e colte” visioni, in cui si concentrano echi della storia dell’arte e proprio “vissuto”; già nel 1988, in una sua mostra (“Omaggio a Matisse”) allestita nella Galleria Santo Stefano della mitica Uccia Zamberlan, domostrava, come ricorda Enzo Di Martino, “appariva chiaro, fin da allora, che Judi Harvest era un’artista con una originale proposizione ideativa, trasgressiva nel linguaggio espressivo, formalmente nomade e certamente antiaccademica … che era quasi sempre pensata per interagire con lo spazio della città, come è avvenuto con lo straordinario grande “Budda” di vetro del 2003, presentato con l’evocativo titolo ‘Fragmented Peace’, fatto con centinaia di frammenti di vetro di Murano”. Il rapporto con Venezia e con la sua storia era stato riaffermato due anni prima, nel 2001con l’opera ‘Rhinoscimento’, una installazione multimediale ispirata ad un celebre dipinto del 1751 di Pietro Longhi. Nel 2006 l’artista ha poi realizzato una sorprendente installazione connotata da una miriade di “marziani” di vetro – “Venetian Satellite” – collocata in un altro celebre locale di Venezia, lo storico Caffè Florian attivo dal 1720 in Piazza San Marco.
Rientra dunque nelle “sorprese” a cui ci ha abituato l’artista americana questo grande e originale progetto immaginativo concepito e realizzato in occasione della Biennale di Venezia del 2013. “Denatured” è infatti una complessa ideazione – ci dice ancora Di Martino - che “mette in gioco contemporaneamente l’arte e la natura”, il vetro di Murano e il miele prodotto da api “assoldate” per l’occasione, e che prevede un aspetto propriamente espositivo allestito nella Scuola dei Battioro e dei Tiraoro a San Stae, che evoca un’altra antichissima eccellenza dell’artigianato veneziano, che configura “una grande opera fatta ad arte” che rivela molti aspetti formali e numerosi significati di valore, non ultimo quello dell’urgente e angosciante interrogativo circa le derive, il ruolo e il destino dell’arte e della natura in our time.

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