GEORGE BRECHT

Brecht risulta tra i più interessanti esponenti di Fluxus,sia perché con la sua opera ne definisce in maniera esemplare l’assetto paradigmatico,sia per il rigore operativo che contraddistingue ogni evento da lui proposto.


GEORGE BRECHT
di Maurizio Cesarini
 
Brecht risulta tra i più interessanti esponenti di Fluxus,sia perché con la sua opera ne definisce in maniera esemplare l’assetto paradigmatico,sia per il rigore operativo che contraddistingue ogni evento da lui proposto.
L’artista attua la moltiplicazione informativa estendendo la pratica dell’arte inuna dilatazione oltre che multimediale ,anche dichiaratamente informativa e conseguentemente formativa.
Una delle convinzioni espresse da Brecht investe l’aura autoriale dello stesso agire artistico,così l’affermazione che ”tutti sono creatori”,lungi dall’essere una boutade semplicemente provocatoria,rivela invece una profondità sia di concetto che di prassi operativa.
Intanto la decisionalità di approccio all’opera si attua nel rapporto che questa instaura con il fruitore,se pensiamo ad esempio ad un’opera come Forany Direction,semplice tela bianca con una piccola freccia a ridosso del bordo che permette una discrezionalità espositiva data dalla decisione di chi la appende.
Forse proprio l’opera di Brecht cosi esemplarmente icastica è scevra da una ermeneutica del senso,così da darsi come fatto autotelico a sé bastante,luogo dell’immagine dove la parola entra a fatica e non certo per dimostrare o enfatizzare,ma per dichiararsi semplicemente così come l’oggetto si dichiara.
Abituati ad una alterità significativa che spesso l’oggetto suggerisce e presuppone, si rimane affascinati dal lavoro di Brecht che si caratterizza invece per una semplicità quasi disarmante,gli oggetti hanno l’autoreferenzialità della cosa ,semplicemente sono ed in questo si mostrano.
Ma la questione è ben più complessa ,poiché l’artista non adopera i mezzi retorici ed allusivi della metafora o della metonimia,ma inserisce il Presentare in un ambito che è quello della significanza,non più eccesso dicotomico di senso,ma intrinseco significato del loro esserci,semplicemente.
Inoltre come una sorta di poeta accosta oggetti tra loro senza quasi alcun intervento che non sia l’attivare una sorta di meccanismo autogenerativo di senso,dove il riunire,l’assemblare crea in virtù di una contiguità non solo materiale,sensi e possibilità associative e relazionali.
Questo può produrre una sorta di rumore significativo di fondo ed è tale operazione che sposta il senso dell’interpretazione,non più una lettura premeditata ed al limite suggerita,ma una libera interpretazione legata all’esperienza dell’opera che l’artista attiva come una sorta di gioco tra l’opera ed il fruitore.
Questa attitudine è anch’essa debitamente inserita in una idea di significanza,quindi l’artista quasi contraddice i sensi determinati,arrivando a dettare alcune regole per “vedere i suoi oggetti”,regole che non affermano nulla di perentorio,ma suggeriscono semmai,in una dialettica tra il pensare e l’agire,il senso di una condizione di esperienza dell’evento e non di semplice percezione.
Coerentemente con la sua posizione estetica e teorica non stupisce l’uso di un elemento come la sedia,che l’artista dichiara interessante perché ha la capacità di passare inosservata,inoltre presenta un grado di ambiguità sufficiente a determinare lo sviluppo di evenienze significative.
È talmente comune e funzionale che non la si osserva quasi più,quindi una sua messa in opera,a volte in senso propriamente teatrale,ne evidenzia l’ambigua determinazione.
Se pensiamo ad esempio ad un’opera in mostra come Chair with Plant possiamo dedurre chiaramente l’apparato della prassi che Brecht adotta.
La sedia in questione,scelta tra tante con un aspetto banale così da rasentare l’anonimia,funge da sostegno ad una pianta altrettanto comune,così da evitare una determinazione visuale determinata.
Sebbene l’opera possa essere letta in senso oggettuale rischiando di inserirsi nell’ambito più deciso del ready made,tuttavia vi sono elementi che la discostano decisamente da questa condizione.
Intanto l’oggetto presenta la sua esseità,il suo esserci semplicemente,precludendo un approccio fruitivo di solo tipo estetico,poiché la presenza della pianta figura vitale e inserita in una idea di crescita,presuppone una modalità del suo sviluppo e quindi una idea temporale che sposta la questione dal mero dato oggettuale,alla condizione di vero e proprio evento.
L’evento presuppone una processualità ed è in questo senso che le opere di Brecht possono essere viste,lui stesso afferma che:”Le Corbusier costruisce un edificio ed io sposto il giornale da qui a lì. Le due cose sono ugualmente nuove,sono modi diversi i organizzare le cose.Tutto ciò che accade è semplicemente riorganizzazione.Tutto ciò che esiste è semplicemente un processo”.
Ecco quindi che la riorganizzazione del reale genera nuovi sensi,non occorre quindi che questi siano intrinsecamente all’interno degli oggetti o delle forme adoperate o scelte,quanto che l’accostamento e l’evenienza che ne deriva determina nuove possibilità significative in un continuo processo generativo di senso.