Fra editoria e arte

Ho sempre pensato che Lucio Passerini fosse un personaggio
del tutto particolare nell’ambiente dell’arte: un incisore-tipografo
(quest’ultimo termine è da intendere nel senso alto della tradizione,
dunque anche in quello di editore), una figura in cui le
due professionalità non sono separate l’una dall’altra, ma invece
strettamente intrecciate e interdipendenti.

Marina Bindella
Ho sempre pensato che Lucio Passerini fosse un personaggio
del tutto particolare nell’ambiente dell’arte: un incisore-tipografo
(quest’ultimo termine è da intendere nel senso alto della tradizione,
dunque anche in quello di editore), una figura in cui le
due professionalità non sono separate l’una dall’altra, ma invece
strettamente intrecciate e interdipendenti. Già nel 1991, infatti,
quando – io stessa xilografa – cominciavo a frequentare il suo
studio per realizzare il libro di Marina Cvetaeva L’Anima e il nome,
notavo che la trama segnica delle sue xilografie, ad esempio quella
che accompagna Song di Ezra Pound, aveva la stessa struttura
ortogonale degli elementi tipografici. Le xilografie di Lucio in
quel periodo erano costituite da due matrici: un legno di filo lavorato
con la spazzola di ferro, al fine di evidenziare differenti gradi
di luce nella venatura verticale, e un linoleum in cui erano incise
con la sgorbia sottili tracce verticali ed orizzontali, che si organizzavano
in forme dalla geometria non esatta. Il fatto sorprendente,
era che questa texture di segni, lungi dal produrre una sensazione
di monotonia e ripetitività, suggeriva una grande duttilità
nel generare forme diverse e ampie possibilità di modulazione
anche nei valori luminosi. Così come nell’incisione, anche nelle
edizioni della collana Una poesia l’estrema precisione del mestiere
lascia spazio a scarti minimi, ma significativi: da una parte i libri
sono strutturati secondo le ineludibili direttrici ortogonali della
stampa tipografica attraverso le quali Lucio, in modo lucido e
preciso, organizza la forma del libro, l’impaginazione, la struttura
del testo e il suo dialogo con l’immagine; dall’altra la piegatura
manuale del foglio e la qualità stessa della carta dai bordi intonsi
lasciano emergere una irregolarità significativa, percepibile
anche al tatto. Aggiungerei che un doppio registro, di rigore
quasi minimalista da un lato e di evidente gioco e ironia dall’altro,
caratterizza la sua scelta in tutte le componenti editoriali.
L’interscambio fra xilografia e tipografia prosegue anche quando,
a partire dal 2000, Lucio ingrandisce i segni delle sue incisioni su
linoleum di piccolo e grande formato, usando sgorbie di sezione
maggiore; si mantiene l’ortogonalità dei segni, rinunciando alla
mediazione della seconda matrice. In questi lavori un grande
valore espressivo è affidato alla distanza fra i segni e la sensazione
che ne deriva è quella di immagini dai passaggi di luce più
netti, con effetti più decisamente plastici (non è un caso che
Passerini sia anche scultore), ma nello stesso tempo vibranti,
quasi fossero organismi viventi. Parallelamente i suoi libri, dalle
dimensioni più diversificate, si vanno articolando in vario modo
e si aprono, presentando soluzioni nuove e più dinamiche, mentre
i testi manifestano anche una maggiore spigliatezza nell’uso
di caratteri tipografici nuovi, nel disegno e nel materiale in fotopolimero,
stampati con grande perizia.
In alcune delle ultime edizioni si potrebbe dire che assistiamo
quasi ad una fusione di incisione ed editoria, entrambe destinate
alla stampa a rilievo: in Typo del 2007, infatti, la matrice
è costruita con elementi tipografici in modo tale che la forma
dell’immagine e lo strumento tipografico coincidano, mentre in
altri nuovi lavori sono i vecchi caratteri tipografici di legno ad
essere riutilizzati in forma espressiva. Se dovessi scegliere una
parola chiave che riassuma il lavoro di Lucio, direi che forse quella
che lo rappresenta di più è “essenzialità”, intesa come arte di
ottenere, con mezzi volutamente ridotti al minimo, il massimo
di efficacia, per il piacere di chi condivide il suo Buon Tempo.