Fotografia E Poesia Dopo l’ultimo vento: Smerilli e Marianacci al Mediamuseum di Pescara.

Fotografia E Poesia Dopo l’ultimo vento: Smerilli e Marianacci al Mediamuseum di Pescara.
L’originale connubio artistico-letterario tra i versi  di Dante Marianacci e i fotogrammi di Nicola Giuseppe Smerilli rappresenta il leit-motiv della mostra “Dopo l’ultimo vento”, che dopo l’Accademia d’Ungheria di Roma è al Mediamuseum di Pescara per l’intero mese di giugno.
Due mondi apparentemente distanti ma conciliabili in armonia stilistica e cromatica quello del verbo e dell’immagine.

Di Isabella Marianacci
L’originale connubio artistico-letterario tra i versi  di Dante Marianacci e i fotogrammi di Nicola Giuseppe Smerilli rappresenta il leit-motiv della mostra “Dopo l’ultimo vento”, che dopo l’Accademia d’Ungheria di Roma è al Mediamuseum di Pescara per l’intero mese di giugno.
Due mondi apparentemente distanti ma conciliabili in armonia stilistica e cromatica quello del verbo e dell’immagine. Gli scatti fotografici coniugano sapientemente in armoniosa e  misteriosa compenetrazione  tre piani temporali. Il flusso della memoria, musa ispiratrice, fonte cui attingere per rimodulare tracce di  vita passata, incanta il pensiero odierno, riassorbendolo in nostalgica rievocazione del tempo che fu e proiettandolo  nel flusso magmatico del futuro. “Mari d’erba e ulivi piegati, albe evanescenti, scie fantasmatiche di luna e di fiori-farfalla danzanti, filamenti impercettibili di luce e vitalissimi fiori e fogliami, rocce a strapiombo sull’acqua e sabbie appena increspate spingono il linguaggio ad aprirsi su ciò che sta oltre la sua presa, forando le parole per non ridurle a flatus vocis, graffito astratto, pelle senza corpo”- è questa la lettura interpretativa di “Dopo l’ultimo vento” proposta da Renato Minore, brillante sintesi dell’essenza dei fotogrammi cosmici, scatti di vita immortalata abilmente dall’occhio vigile e curioso di  Smerilli, che scruta la realtà, cercandovi traccia di un’infanzia lontana. Di quell’infanzia rievocata da Dacia Maraini nel catalogo dedicato a “Dopo l’ultimo vento”- quando parla dei “pozzetti delle rane”, della luce “che invadeva ogni minuto luogo dell’anima”, del “ragazzo che giocava sul rialzo a strapiombo sul mare”,che non grida ma s’incanta soltanto e induce la scrittrice a domandarsi se quel ragazzo è ancora lì, in quel medesimo luogo figurativo del ricordo. Come in ognuno di noi il fanciullino, l’eterno Peter Pan, c’è e non c’è, fluttua fra i pensieri leggeri di oggi e di ieri, nel vento di tramontana ….
Smerilli ha captato, dal primissimo approccio col fantasioso e fascinoso cosmo della fotografia, che quella per lui, sarebbe divenuta passione totalizzante, paradigma di vita. Il fotografo, scruta da decenni la realtà, cogliendo  l’infinita ricchezza cromatica del regno della natura, la densità dei suoi contenuti, dimostrando innata abilità nell’immortalare la profondità e la leggerezza del reale, per sfumarla quasi in dimensione onirica, suggestiva ed evocativa di un significato celato, più profondo, in perfetta armonia con le sue scelte stilistiche, col rigore estetico e con la qualità tecnica. Mentre Marianacci fa levitare il suono delle parole per cogliere il senso profondo di un sentire complesso, che si nutre del farsi sempre imprevisto della quotidianità, seguendo come scrive ancora Maraini “le linee sinuose di un’interpretazione del mondo basato sulla rinuncia, sulla spontaneità, sulla consapevolezza del nulla”.