Fondazione Museo Pino Pascali. “Contaminazioni tra Arte e Cinema”

A cura di: Maria Vinella

Fondazione Museo Pino Pascali. “Contaminazioni tra Arte e Cinema”  La Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare (Bari) presenta il progetto “Contaminazioni. Pino Pascali e il cinema anni sessanta”, dove sono analizzate alcune possibili relazioni creative tra l’opera dell’artista pugliese e il cinema attraverso una accurata selezione di ‘reperti visivi’, ovvero manifesti e locandine dei film prodotti e distribuiti nelle sale cinematografiche tra il 1960 e il 1968, anno della scomparsa di Pascali.
 di  Maria Vinella
La Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare (Bari) presenta il progetto “Contaminazioni. Pino Pascali e il cinema anni sessanta”, dove sono analizzate alcune possibili relazioni creative tra l’opera dell’artista pugliese e il cinema attraverso una accurata selezione di ‘reperti visivi’, ovvero manifesti e locandine dei film prodotti e distribuiti nelle sale cinematografiche tra il 1960 e il 1968, anno della scomparsa di Pascali.
Il percorso espositivo – come nelle intenzioni dei curatori – si snoda tra manifesti e locandine originali, sequenze filmiche e pannelli fotografici utili a comparare le contaminazioni volontarie e involontarie tra due linguaggi entrambi basati sull’immagine: l’ Arte e il Cinema.
Difatti, l’arte visiva e il cinema anni sessanta possono essere analizzati in parallelo, per ricostruire alcuni aspetti e problematiche dell’Italia degli anni del boom economico, la guerra in Vietnam e la protesta giovanile, la ricerca di una dimensione più armonica con la natura, l’attenzione delle nuove generazioni verso scenari pacifisti e gli studi innovativi di antropologia culturale.
Per sviluppare il progetto, la produzione dell’artista pugliese è stata suddivisa in cicli tematici e per alcuni di essi sono state costruite possibili corrispondenze in ambito cinematografico. In tal modo, la mostra è risultata articolata in suggestive sezioni: “Pascali e la sua Africa”, “Il gioco delle Armi”, “Dolce Roma anni ’60”.
Come spiegano le curatrici Yamuna J.S. Illuzzi e Serena Specchio, nella società sempre più meccanizzata e industrializzata del decennio sessanta, l’attenzione degli studiosi per la natura, per la ricerca delle origini e di stili di vita umani, si connette al recupero mediatico di Tarzan, eroe per eccellenza dell’epoca, i cui film non solo conoscono un’ampia diffusione ma alimentano l’immaginario collettivo. D’altrocanto, l’interesse per il selvaggio, l’arcaico e il primitivo si leggono in diverse opere di Pino Pascali: gli spot pubblicitari in cui raffigura animali della savana per lo studio Lodolo-Saraceni, le finte sculture rappresentanti parti di rinoceronti, dinosauri ed enormi cetacei, e ancora le liane, i ponti realizzati in strutture di pagliette di lana d’acciaio, gli attrezzi agricoli ecc.
Se pensiamo, invece, alle Armi di Pino Pascali, assemblaggi di oggetti disparati che imitano armi vere ma che, a differenza di queste ultime, non sparano, o se ricordiamo gli allestimenti e le ambientazioni di campi da gioco-militari, dove lo stesso artista si metteva in scena travestendosi da soldato, possiamo costruire parallelismi con il personaggio cinematografico che quasi negli stessi anni affascina il pubblico cinematografico: James Bond, l’Agente Speciale 007 che in ogni episodio della nota saga sfoggia innumerevoli gadget, dalla sigaretta-esplosivo sino alla scarpa-pugnale (“Agente 007 – Si vive solo due volte”, “Agente 007 – Dalla Russia con amore” ecc.).
Alla Roma della Dolce Vita è dedicata l’ultima sezione della mostra, che mediante i richiami audiovisivi a brani dei film “La dolce vita”, “Uccellacci e Uccellini”, “I mostri” ecc. mette in evidenza tematiche legate al nuovo immaginario femminile. Quello stesso immaginario che compare in opere di Pascali dove il corpo della donna è ri-figurato. Pensiamo ad opere come Seni, Gravida, Grande bacino di donna, Primo Piano Labbra, abilmente richiamate in mostra. In questi lavori Pino Pascali ingrandisce e manipola dettagli del corpo femminile, ricreando un effetto di seduzione visiva e mentale che difficilmente l’osservatore può dimenticare.
(La mostra, corredata di workshop e visite guidate, è visitabile sino a fine novembre 2012 presso il museo pugliese della Fondazione Pino Pascali) .
 
 
 

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