CORPI ESPOSTI Estetiche e anestesie del corpo

CORPI ESPOSTI Estetiche e anestesie del corpo
In una società come quella attuale il corpo non solo è esposto, ma direi sovraesposto, tanto da diventare strumento privilegiato non solo dell’espressione di sé, quanto soprattutto di messaggi di natura diversa. È latore di gioia e dolore, stuzzica l’immaginario e si propone come rinnovato parametro, ogni volta più irraggiungibile, di perfezioni fisiche che sfidano lo scorrere del tempo.


di MPT
 
Fino al 18 giugno a Milano alla Galleria Barbara Frigerio Contemporary Art una mostra dedicata al corpo e alle tematiche a esso correlate
 
In una società come quella attuale il corpo non solo è esposto, ma direi sovraesposto, tanto da diventare strumento privilegiato non solo dell’espressione di sé, quanto soprattutto di messaggi di natura diversa. È latore di gioia e dolore, stuzzica l’immaginario e si propone come rinnovato parametro, ogni volta più irraggiungibile, di perfezioni fisiche che sfidano lo scorrere del tempo.
Il titolo scelto per il nuovo progetto espositivo della Galleria Barbara Frigerio suggerisce, per un tema che in passato ha profondamente sollecitato la creatività artistica e che ancora continua a sollecitarla, una chiave di lettura interessante. Si parte infatti dalle riflessioni del filosofo contemporaneo Jean Luc Nancy, che afferma: “se l’esposizione è l’atto del porre all’esterno, del mostrare, del mettere a nudo, la parola suggerisce l’idea che ad essere esposta sia, innanzitutto, la propria pelle: ex-peau-sition”, per sostenere che il corpo finisce con il rappresentare il limite estremo tra noi e la realtà esterna e offrirsi inevitabilmente all’altro come segno inequivocabile di un rapporto complesso. Si arriva poi all’idea di un rapporto inscindibile tra opera e corpo, intesi conseguentemente come traccia significativa dell’esserci.
Difatti quando l’artista crea, cede la sua corporeità all’opera, qualunque essa sia, spostando e mescolando il proprio corpo con il corpo dell’opera stessa. In essa confluiscono perciò l’energia vitale, che si cristallizza nelle inequivocabili tracce di un difficile lavoro fisico e mentale. Tanto che attraverso l’opera l’artista si es-pone, materializzando su di essa e in essa l’interrogazione su se stesso e il mondo. L’opera diventa allora corpo esposto, luogo metaforico dell’identità, del confronto tra sé e l’altro da sé, tra il corpo dell’artista e il corpo del mondo.
L’opera è luogo in cui giunge a compimento la consapevolezza di sé.
Intorno a queste problematiche si sono raccolti una ventina di artisti - Mirko Baricchi, Girolamo Ciulla, Gianluca Chiodi, Diego Conte,Juan Cossio, Neil Douglas, Maurizio Galimberti, Marcello Gobbi, Alex Kanevsky, Gabriele Marsile, Martin Pallottini,Simone Pellegrini, Claudia Scarsella,Giovanni Sesia, Guido Talarico, Willy Verginer, Bruno Walpoth, Alexandros Yiorkadjis che si sono lasciati guidare da molteplici suggestioni per proporre una serie di lavori “intriganti”,  che ci coinvolgono chiamandoci a sé, che ci respingono stringendoci in un angolo e ci costringono a una presa di coscienza sulla presenza e sulla corporeità.
Le opere costruiscono altrettante emblematiche risposte agli interrogativi di questo nostro tempo e sollecitano il pubblico ad abbandonare le proprie barriere, a superare i propri confini. Si parte dai corpi esposti e si arriva ai corpi scomposti delle opere di Maurizio Galimberti, Gianluca Chiodi, Claudia Scarsella, alle archeologie del corpo ripercorse e rintracciate nella memoria daSimone Pellegrini, Girolamo Ciulla, Alexandros Yiorkadjis. Dai corpi-anima di Marcello Gobbi e Juan Cossio, metafore di una scelta etica, ai corpi-traccia di una narrazione fattasi gesto e segno, di Giovanni Sesia, Mirko Baricchi, Guido Talarico e Martin Pallottini. Dai corpi immaginari, alla ricerca di nuove mitologie di Willy Verginer, Bruno Walpoth, Alex Kanevsky alle ricerche fotografiche e pittoriche di Neil Douglas e Gabriele Marsile, fino ai corpi irriverenti di Diego Conte, in un crescendo compositivo in cui la riflessione sull’essere e sull’esserci diventa possibilità di rinnovate materializzazioni di urgenze espressive.