Carlo Scarpa: uno sguardo contemporaneo Assegnati i premi si è inaugurata a Vicenza la mostra dei finalisti

La prima edizione del Concorso fotografico Carlo Scarpa: uno sguardo contemporaneo, bandito dalla Regione del Veneto e dal Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, in collaborazione con MAXXI Architettura, è arrivata al termine. Si è inaugurata a Palazzo Barbaran a Vicenza la mostra degli 11 giovani finalisti

di Natalia Rea
 
La prima edizione del Concorso fotografico Carlo Scarpa: uno sguardo contemporaneo, bandito dalla Regione del Veneto e dal Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio, in collaborazione con MAXXI Architettura, è arrivata al termine. Si è inaugurata a Palazzo Barbaran a Vicenza la mostra degli 11 giovani finalisti: Enrico Bedolo, Lisa Maria Boccaccio, Sara Cavallini, Sergio Dalla Lana, Marco Dapino, Carlo Deregibus, Antonio Di Cecco, Giulio Favotto, Lorenzo Gaioni, Enrico Pistocchi, Brando Posocco. Contestualmente sono stati resi noti anche i nomi dei tre premiati: a Carlo Deregibus è stato assegnato il primo premio, Marco Dapino il secondo e a Enrico Bedolo il terzo.
La Commissione giudicatrice del Concorso, presieduta da Roberta Valtorta (Museo di Fotografia Contemporanea, Cinisello Balsamo), e composta da storici dell'architettura (Guido Beltramini, CISA Andrea Palladio, Vicenza) e dell'arte (Stefania Portinari, Università Cà Foscari, Venezia), da un esperto in comunicazione (Maria Teresa Cerretelli, giornalista e photo editor di "Class"), da un fotografo professionista (Alessandra Chemollo), da gestori di archivi fotografici (Francesca Fabiani, MAXXI Architettura, Roma; Elisabetta Michelato, CISA Andrea Palladio, Vicenza) e da un dirigente della Regione del Veneto (Maria Teresa De Gregorio, dirigente regionale Attività Culturali e Spettacolo) ha individuato all'unanimità i vincitori all'interno della rosa dei finalisti, selezionati tra tutti gli iscritti al concorso fotografico a tema scarpiano.
I giovani fotografi, secondo bando, erano stati invitati infatti a interpretare fotograficamente le architetture realizzate da Carlo Scarpa, scegliendo fra dodici opere del grande architetto veneto. Quelle più fotografate sono state il complesso monumentale Brion a San Vito di Altivole (Treviso) e il Museo di Castelvecchio a Verona, seguite dal sito monumentale dedicato alla Partigiana con casa Gallo a Vicenza, dal monumento in ricordo delle vittime di piazza della Loggia a Brescia e infine la facciata del negozio Gavina a Bologna.
Il risultato del concorso, alla sua prima edizione, è stato decisamente superiore alle aspettative. Tra il 1 marzo e l'8 maggio si sono infatti iscritti 177 fotografi, tanto che Amalia Sartori, presidente del CISA Andrea Palladio di Vicenza, ha dichiarato: "Sono particolarmente soddisfatta dell'esito del concorso perché ha coinvolto una nuova generazione di giovani che erano appena nati, o quasi, alla morte di Carlo Scarpa nel 1978. Essi si sono avvicinati alla sua opera con entusiasmo e passione e credo che ciò sia il miglior risultato che potevamo aspettarci".
Per tutti relazionarsi con le opere di Scarpa è stata un’esperienza importate, che ha offerto spunti significativi alle ricerche fotografiche di ognuno, contribuendo in maniera determinante alla maturazione dei singoli percorsi.
Per Carlo Deregibus “ le architetture di Carlo Scarpa inscenano una straordinaria relazione con la temporalità: da un lato sono totalmente immerse nello scorrere del tempo, testimoni concrete della caducità; dall’altro appaiono eterne, sospese in un limbo immune alle contestualizzazioni stilistiche. Dualismo che diventa folgorante nel complesso Brion, dove assume caratteri persino mistici. Privilegio di uno sguardo contemporaneo è allora la messa in scena di questa compresenza. Le fotografie, scattate in condizioni atmosferiche particolari, esaltano i colori dei “gioielli” incastonati nel cemento, persistenze in contrasto con la materia incolore e mutevole con cui realizzano un continuo intreccio di significati: permanenza e trasformazione di elementi fuori e dentro il tempo, visti dal punto fermo dell’adesso”.
Per Marco Dapino invece “l’architettura di Carlo Scarpa presenta alcuni elementi che la contraddistinguono e la percorrono tutta, come un filo conduttore, strutturale e simbolico al contempo. La serie fotografica proposta punta a cogliere questo aspetto, focalizzandosi su due elementi: le scale e l’acqua. Scale funzionali, scale che non portano a nulla, leitmotiv decorativo, quasi ossessione, e persino causa fortuita dell’incidente che lo portò alla morte. L’acqua, ricordo della terra natia, riproposta come una sorta di paesaggio in miniatura, che si insinua nelle sue architetture. Due elementi metaforicamente in contrasto ma che Scarpa ha saputo far coesistere in armonia, agendo spesso in contesti preesistenti, non tradendo mai l’identità di luogo in cui operava. La scelta fotografica racchiude questi aspetti, cogliendoli tra alcune delle sue realizzazioni più importanti tra cui Brion e Castelvecchio, ma aprendo e chiudendo proprio con Venezia, sua città natale fatta di acqua e di scale”.
Mentre infine per Enrico Bedolo “l’opera di Scarpa non finisce mai di trasportarci in un percorso verso le regioni più pure e rarefatte del pensiero. L’architettura scarpiana è un lessico denso e articolato, fatto di forme dal carattere poetico dove vuoti, luce, tagli creano una nuova spazialità. Dalla sua attenzione ai dettagli, ai margini, alle soglie scaturisce un punto di giunzione (altro elemento importante per Scarpa) con il gesto fotografico. Cercando con grazia e misura le inaspettate sospensioni, gli spazi vibranti bagnati dalla luce che danza leggera, nasce questa opera fotografica a Castelvecchio, anch’essa non finita, come lo sono i molteplici accessi alla visione, possibile soglia di una finestra aperta dove provare ancora a pensare lo spazio”.
E se l’opera del più poetico tra gli architetti del XX secolo ha offerto ai tre premiati emozioni intense, colte dall’obbiettivo della loro macchina fotografica, grazie anche agli scatti degli altri finalisti il pubblico potrà immergersi nelle atmosfere create con inarrivabile sapienza da un artista vero, Carlo Scarpa.