BOZZETTI FIGURINI E MAQUETTE PERSONAGGI E SPAZIO SCENICO DI DON CARLO E UN BALLO IN MASCHERA

BOZZETTI FIGURINI E MAQUETTE  PERSONAGGI E SPAZIO SCENICO DI  DON CARLO E UN BALLO IN MASCHERA

L’Accademia di Belle Arti di Venezia celebra il Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi con la realizzazione di figurini per i costumi, bozzetti scenografici e maquette per l’opera Un ballo in maschera, realizzati dalle allieve del Biennio specialistico di Costume, Pittura e Grafica d’Arte, su un progetto della prof.ssa Ivana D’Agostino, docente di Storia dell’Arte e del Costume, e dalle allieve del Biennio specialistico diScenografia della cattedra del prof. Lorenzo Cutùli.
L’interpretazione data degli eventi narrati dal libretto dell’opera, scritto da Antonio Somma sulla traccia di Eugène Scribe, sposta cronologicamente l’azione di Un ballo in maschera dal XVII secolo al primo decennio del XX secolo.
Questa idea nasce dalla considerazione che Boston, la location dell’opera, e per esteso lo stato del Massachusetts, costituirono una classe imprenditoriale e della finanza, che andò sviluppandosi e consolidandosi notevolmente durante l’Otto-Novecento, proprio a seguito della colonizzazione inglese, avvenuta durante il periodo considerato dal libretto dell’opera di Verdi, che espropriò le terre dei nativi americani, i pellerossa delle tribù dei Mohawk e dei Wamponoag, riducendoli a vivere nelle riserve.
Le conseguenze del benessere economico portarono i bostoniani a confrontarsi culturalmente con l’Europa, maturando maggiore consapevolezza delle proprie risorse con la fondazione, peraltro, di prestigiose sedi universitarie. Isabella Stewart Gardner, newyorchese sposata a Boston con John Lowell Gardner II, un uomo d’affari con cui condivideva l’amore per il collezionismo di opere d’arte, diventa pertanto personaggio emblematico della ricca elitaria borghesia bostoniana di quegli anni e la sua casamuseo, un vero contenitore di opere d’arte ivi concentrate con il contributo dello storico d’arte Bernard Berenson e del pittore Singer Sargent, entrambi suoi amici, si trasforma idealmente nel palazzo di Riccardo, conte di Warwich. D’altronde la trasposizione epocale nel XX secolo consente di vedere erede ideale della classe egemone fondatrice del Governatorato di Boston il conte Riccardo, che esprime il suo potere e prestigio politico attraverso una dimora di raffinato gusto europeo. Al taglio progettuale che si è voluto dare, si uniforma anche l’ideazione dei figurini, che tiene conto dell’influenza dell’hautecouture francese e delle sue Maison parigine sullo stile della ricca borghesia americana. Queste considerazioni e l’uso attento dei colori hanno dato carattere agli otto personaggi su cui le allieve del Biennio di Costume, Pittura e Grafica d’Arte hanno lavorato realizzando i figurini, i costumi, le parrucche ed i gioielli. Ai figurini, e alle tavole di accessori che li completano - gli unici che si presentano in questa occasione , realizzati per quattro personaggi di Un ballo in maschera (Riccardo, Amelia, Ulrica, Oscar) si affiancano quelli per quattro figuranti speciali (la donna misteriosa, la moglie di un ricco banchiere di Boston, una giovane ereditiera, una giornalista di New York) pensati per la scena del ballo, così da rendere visibile, attraverso i costumi, l’influenza della cultura e della moda europei. Ulrica, in questa chiave di lettura, è una medium vestita di viola, seguace delle dottrine esoteriche di madame Blavatsky, all’epoca molto seguite in Europa; Amelia, dolce e pura malgrado il suo amore per Riccardo, riverbera nel verde acqua dell’abito i sentimenti contrastanti che la dilaniano. Trasformato Oscar in segretaria di Riccardo addetta alle P.R., lei e la giornalista di New York rappresentano il moderno, e novecentesco, modello femminile di donna rampante che lavora, evidenziato col rosso e il verde brillante dei loro tailleurs di taglio reinventato, decorati con motivi Wienerwerkstätte assolutamente d’avanguardia. Un’elegante cappa in stile Paul Poiret dai colori acidi, portati in auge dal couturier francese è indossata dalla giovane ereditiera, mentre la moglie del banchiere di Boston, una signora sui quarant’anni veste un importante abito di Worth, impreziosito da una ricca decorazione di fiori stilizzati déco.
Diventano indicatori visivi di coloro che in questa interpretazione di Un ballo in maschera sono considerati “personaggi chiave”, il gilet e la fodera del domino di Riccardo, dipinti con cavalcate indiane tra i paesaggi del Massachusset, e la coperta indiana indossata dalla donna misteriosa - di fatto la figlia di un capo tribù, una donna emancipata che ha studiato in Inghilterra - dipinta con gli stessi decori, ma in negativo, che compaiono sugli abiti di Riccardo: emblemi di chi, a seguito delle conquiste coloniali inglesi del XVII secolo, ha consolidato benessere e ricchezza sottraendoli ai nativi e di chi, discendente da quelli, arma la mano dei sicari che uccideranno Riccardo e il potere che rappresenta, volendo ridare voce e dignità a un popolo usurpato. Valori universali, dunque, che hanno a che fare con la storia dell’umanità in tutti i tempi.
I bozzetti scenografici e le maquette realizzati per Un ballo in maschera dalle allieve del Biennio specialistico di Scenografia rispondono anch’essi stilisticamente nella progettazione degli spazi a questa chiave di lettura, per cui l’antro di Ulrica è visto come una serra tardo ottocentesca a cui si accede da un iniziatico giardino-labirinto; “l’orrido campo” in cui Amelia deve cercare l’erba magica evoca il cimitero monumentale di Parigi, mentre il palazzo di Riccardo dove avviene la scena del ballo si trasforma in un spazio ideale, contenitore di opere d’arte sul modello della casa-museo di Isabella Gardner. Fa eccezione la progettazione scenografica di Milica Mitrovic, le cui location si rifanno a una Venezia visionaria.

                                                                                                       Prof.ssa Ivana D’Agostino

 

Bozzetti figurini e maquette Personaggi e spazio scenico di Un Ballo In Maschera

Accademia Di Belle Arti Di Venezia
Biennio Specialistico di Costume, Pittura e Grafica D’arte
Biennio Specialistco di Architettura di Scena
Docenti: Ivana D’Agostino, Storia dell’Arte e del Costume - Lorenzo Cutùli, Scenografia

In occasione del Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, la Prof.ssa Ivana D’Agostino, coinvolgendo il Biennio specialistico di Costume e quello di Architettura di Scena della Cattedra del Prof. Lorenzo Cutùli, ha elaborato insieme alle allieve durante l’Anno Accademico 2012-2013 una particolare interpretazione di Un ballo in maschera spostandone l’azione dal XVII secolo al 1910.

Allieve del Biennio specialistico di Costume, Pittura e Grafica d’Arte:Elisa Cobello, Chiara Enzo, Federica Miani, Marta Naturale, Laura Palumbo, Veronica Piccolo, Greta Schivitz, Eloisa Turello, Valentina Zavoli 
Supervisione: Andrea Cavalletto
Allieve del Biennio specialistico di Architettura di Scena: Milica Mitrovic, Giulia Natalia Salomon, Laura Venturini, Giulia Zucchetta

 

BOZZETTI FIGURINI E MAQUETTE PERSONAGGI E SPAZIO SCENICO DI DON CARLO

Sulla Spagna di Don Carlo grava pesante l’ombra della Sacra Inquisizione.
L’infante Carlo è innamorato di Elisabetta di Valois, destinata però a sposarne il padre, il re Filippo II. L’infelicità di questo amore contrastato si riflette su tutti i protagonisti dell’opera e il Grande Inquisitore stabilisce le sorti del giovane Carlo e del suo fido amico Rodrigo, condannati a morte.
Con quest’opera Verdi affina la ricerca psicologica dei personaggi. Filippo II viene presentato come una personalità negativa, temuto per l’inflessibile rigore con cui compì quelli che pensava essere i suoi doveri di re cattolico spagnolo. Don Carlo è il personaggio dal carattere più romanticamente impulsivo, al limite dell’isteria. Elisabetta è l’amata destinata a diventare la sua matrigna ed è una figura femminile rassegnata all’infelicità. Rodrigo, Marchese di Posa e la Principessa Eboli, costituiscono il motore della vicenda. Su tutti incombe la possente figura del Grande Inquisitore che è arbitro dei destini di tutti, alla cui volontà lo stesso Filippo II dovrà piegarsi. L’azione si svolge in Spagna intorno il 1568 in quattro atti e 7 scene nella versione italiana di Achille De Lauziéres. Le tematiche dell’opera sono principalmente tre: il contrasto genitore/figlio sul piano intimo e politico; il contrasto fra due concezioni politiche diverse, quella politica liberale fondata sulle autonomie e quella di un Filippo II come incarnazione della monarchia assoluta; il conflitto tra Stato e Chiesa rappresentato dalla lotta persa di Filippo II che non riuscirà ad imporsi sul potere temporale della Chiesa con il Grande Inquisitore. Nonostante il sole non tramontasse mai sul regno di Filippo II, il buio, unito alla solitudine, è il tema che pervade tutta l’opera e tutti i personaggi di Don Carlo. Si può dunque pensare che il colore dell’opera non può necessariamente che essere il nero. Dopo uno studio approfondito della scuola pittorica spagnola del sedicesimo e diciassettesimo secolo, è il marrone di Velasquez il colore perfetto e precisamente il marrone della sua Crocefissione di Cristo. Il marrone scuro del fondo, infatti, riesce a dare alla rappresentazione realistica del Crocifisso una vibrazione di colori tali da far uscire la figura del Cristo in uno spazio di fondo tridimensionale, facendo galleggiare la figura nello spazio. Il marrone trattato con altri colori crea una particolare profondità prospettica alle scene; imprigiona i personaggi nel colore facendoli uscire dal buio a stento e con tormento. Tutto il complesso architettonico dell’opera deve soddisfare gli innumerevoli elementi che la compongono. Il compito dello scenografo è un lavoro lungo e complesso perché deve filtrare quello che la musica suggerisce e deve rendere la musica stessa “visibile”. Il corso quindi percorre le varie vie che conducono allo studio, all’analisi, alla ricerca e al disegno tecnico che permette di inserire la volumetria della scena nella volumetria del palcoscenico. La realizzazione dei bozzetti rappresenta la parte artistica del corso. I sette bozzetti degli studenti dell’Accademia di Brera qui esposti propongono, nell’assoluta libertà di espressione, un percorso capace di intrecciare le capacità visive con il formarsi di una nuova cultura e di un nuovo linguaggio artistico. In conclusione, si tratta di un progetto di stimolo per la conoscenza naturale dei giovani, del rinnovo delle tradizioni, di rinascita, di desiderio, di energia, di impegno, studio, riflessione, attenzione…

                                                                                               Prof. Arch. Giovanni Agostinucci

 

Bozzetti figurini e maquette Personaggi e spazio scenico di Don Carlo

Accademia Di Belle Arti Di Brera, Milano
Corso di Scenografia, Teatro 2 Diploma Di II Livello
Docente Giovanni Agostinucci
In occasione del Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi il Prof. Arch. Giovanni Agostinucci ha voluto dedicare il corso allo studio e allo svolgimento di Don Carlo, opera della grande maturità del maestro. Il Teatro Regio di Parma, accogliendo l’impegno degli studenti, qui ne espone i bozzetti lodevoli.

Allieve: Petra Nacmias Indri, Clementina Laura Manzi, Giulia Piazza, Giulia Simonetti, Miriam Tritto, Jessica Zisa Sulla