Bertozzi & Casoni - Premio Pino Pascali 2011 (Fondazione Pino Pascali, Polignano a Mare)

Il Premio Pino Pascali, alla sua XIV edizione, è stato assegnato dall’omonima fondazione pugliese al duo Bertozzi & Casoni per la capacità di rompere gli schemi convenzionali della scultura occidentale conducendo la ricerca formale della ceramica policroma su versanti concettuali e iper-realistici. Difatti, fondendo con sapiente e ironica carica innovativa sia le possibilità di mimesi che le possibilità di reinvenzione, gli artisti imprigionano l’universo del quotidiano consumistico in una parodia simulatoria percettivamente evocativa e seducente.


di Maria Vinella
 
Il Premio Pino Pascali, alla sua XIV edizione, è stato assegnato dall’omonima fondazione pugliese al duo Bertozzi & Casoni per la capacità di rompere gli schemi convenzionali della scultura occidentale conducendo la ricerca formale della ceramica policroma su versanti concettuali e iper-realistici. Difatti, fondendo con sapiente e ironica carica innovativa sia le possibilità di mimesi che le possibilità di reinvenzione, gli artisti imprigionano l’universo del quotidiano consumistico in una parodia simulatoria percettivamente evocativa e seducente.
Ne sono esempio paradigmatico opere come “Tutto” del 2010 (una testa sanguinante di pesce spada posata sulla sedia “Universale” di Joe Colombo), “Meraviglioso” del ’99 (un mucchietto di candide ossa umane in maiolica bianca abitato da graziose coccinelle della fortuna), “Pinocchio” del ’99 (una pila di piatti sporchi e colmi di avanzi e liquidi gocciolanti visitati da due adorabili scoiattoli affamati), “Pot pourri. Bambi su bidone” del 2000 (un contenitore di petrolio e una tanica di benzina sormontati da attrezzi da meccanico e da un dolcissimo cerbiatto che riposa), “Madonna scheletrita” del 2003 (uno scheletro metallico che guida un tosaerba e trancia i gambi di bellissimi boccioli fioriti, sollevando leggeri e svolazzanti petali), e numerose altre.
Il duo emiliano (composto da Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni), come scrivono i curatori della mostra Carlo Berardi e Jason Lee (mostra ospitata presso la Fondazione Pino Pascali dal 29 ottobre al 15 gennaio 2012), oltre ad aver perfezionato negli anni la lavorazione del materiale ceramico riescono a rendere straordinaria ogni opera grazie ad un processo creativo-progettuale dal sapore alchemico, che li conduce ben oltre i risultati della “bella ceramica”, consentendo il confronto con oggetti che – se fossero veri – sarebbero assolutamente deperibili (frutti, verdure, insetti e pesci morti, cibi avanzati, cestini pieni di scarti di ogni genere, buste della spesa colme di avanzi).
Oltre la sensazione di meraviglia determinata dalla magistrale lavorazione del materiale ceramico (gli elementi scultorei sono sempre rappresentati in scala 1:1), stupisce la complessità delle composizioni prodotte dall’accostamento surreale di situazioni banali. Tra sovrabbondanza barocca ed eleganza neoclassica, le opere suscitano emozioni di sorpresa e sconcerto, anche per la capacità di sommare elementi viventi e reperti ormai funestamente travolti dal tempo, tracce di bellezza mortifera e testimonianze del passato che conservano – anche nelle condizioni di consunzione organica – qualità di purezza formale.
Proprio su tali caratteristiche del lavoro espressivo di Bertozzi&Casoni si è soffermata la Giuria del Premio che nelle potenzialità della simulazione del quotidiano e sulla rappresentazione del rifiuto urbano – segno ineludibile della distruzione della natura da parte dell’uomo – ha individuato gli elementi originali di un “reame dell’iperreale” (R. Branà). Luogo magico dove la decomposizione degli scarti e delle scorie della civiltà del consumismo viene fermata, dove gli oggetti possono conquistare una seconda vita, non effimera e precaria, ma eterna e immobile nel tempo, raffinata ed elegante nella sua rigidità scultorea e musealizzata.