Arte del riciclo

Eccellente il lavoro dei quindici giovani artisti. Eccellente perché al pari, per qualità, alle opere di artisti professionisti che in tutto il mondo si stanno occupando di ARTE del RICICLO, eccellente perché si tratta di giovanissimi ragazzi, anzi in questo caso, meno uno, di ragazze, all’inizio del loro percorso artistico, ed infine, eccellente perché nelle loro opere aggiungono al concetto del riuso, quello della memoria applicata ad una matrice POP.

Arte del riciclo

di Patrizia Molinari
 
Eccellente il lavoro dei quindici giovani artisti. Eccellente perché al pari, per qualità, alle opere di artisti professionisti che in tutto il mondo si stanno occupando di ARTE del RICICLO, eccellente perché si tratta di giovanissimi ragazzi, anzi in questo caso, meno uno, di ragazze, all’inizio del loro percorso artistico, ed infine, eccellente perché nelle loro opere aggiungono al concetto del riuso, quello della memoria applicata ad una matrice POP. Il Bestiario, rappresenta già da sé un rimando al mondo della Natura, sempre più fortemente minacciata, anche se non c’è ombra di malinconia o pericolo in queste opere ma un segno gioioso come quello dello sguardo di un bambino incantato di fronte ad animali esotici, della allegria di una scoperta, del piacere di poterli “toccare”.
Si parte dalla POP ART, dalle mucche di Liechtenstein, ma qui ci si gode il volume, un senso di dolce infanzia, il piacere del sapore della liquirizia che in “FOCA” di Stella Maurelli, costruisce con le sue spirali, il morbido e tondo corpo dell’animale.
E “FENICOTTERO” di Alessandra Fossacreta ritorna sempre al mondo dei bimbi, dei palloncini colorati e delle perline così care e preziose per le bambine di ogni età e di ogni epoca e che, anche nella sua altra opera “TIGRE”, si mischiano alle biglie di vetro colorate: un mondo lontano di giochi che non si usano più e che rinascono in un prezioso presente.
E’ interessante il rimando a mondi perduti dell’artigianato e della memoria come in “CANGURO” di Ilaria Caringi che con le figurine Panini ricorda Boltanski nella scelta di icone del passato, assenti però la malinconia o il rimpianto onnipresenti nelle opere del grande artista francese. Al ricordo della perdita e al concetto di “morale” si sostituisce qui il senso giocoso e leggero della vita, come è giusto che sia per una giovane ragazza che però non dimentica un mondo familiare e semplice, lontano dai giochi elettronici dei bambini di oggi, e sempre di Caringi è il “mezzo” contemporaneo casalingo del “PANDA” che con i pannetti Swiffer propone un opera POP del 2000 con strumenti di una casa moderna che ha sostituito vecchi strofinacci e antichi piumini.
 
Sempre giocosa “GIRAFFA” di Marcela Ioana Vasi che utilizza i puzzle Clementoni, meno antichi delle figurine ma sempre parte di un recente passato, che rimandano a giochi d’infanzia, al ricordo di mamme impegnate ad istruire i figli in un esercizio di analisi e coordinazione.
E le carte da gioco UNO della Mattel di Fabiola Fagiolo rivivono nel “TUCANO” colorato e mobile, quasi un gioco di prestigio che cattura i nostri occhi e la nostra mente che cercano di identificarle in un tripudio di colori e forme.
E così “ISTRICE” di Anna Giona dove le matite colorate riportano a stanze di asili e scuole primarie e, le setole sintetiche, ad utensili di pulizia casalinga, spazzole e piumini che già Pascali aveva utilizzato con grande ironia ma senza il senso della “fanciullezza” domestica.
Il ricordo dei bottoni delle nonne in “CAMMELLO” di Martina Garofali: bottoni di ogni misura e colore evocano mondi in sparizione, di fili e di aghi, di cestini da cucito e paziente lavoro di rammendo. L’oggetto colorato diventa gioioso, prezioso e irresistibile mentre per “IPPOCAMPO” cerca le conchiglie nella battigia e costruisce, per traslato, il più poetico e magico degli abitanti del mare.
Francesca Rossi inventa un LEONE molto addomesticato che invece di spaventarci si fa mangiare, tutto composto di paste alimentari, spaghetti, tortiglioni, fusilli: la poesia entra in cucina, il re della foresta diventa “fusione” del Mediterraneo e dei deserti africani. 
E i fiori secchi delle nonne e delle vecchie case di montagna con i loro colori destinati a svanire piano piano, quasi seguendo un antico ritmo di vita, compongono il “CASTORO” di Lucrezia Maggi: ancora il passato che si attualizza nell’animale che non cessa mai di costruire.
E la raffia delle borse e dei cappelli fatti in casa negli anni ’50, le carte colorate di tanti pacchetti e collages, riappaiono nell’opera di Debora Fabrizi “PINGUINO” animale che da secoli non smette mai di vivere nell’immaginario di tutte le generazioni.
E ancora un mondo femminile quello di Gloria Sifoni che con dischetti struccanti e cotone inventa “ORSO POLARE” un grande e feroce animale che invece appare nella nostra fantasia, come un grande pupazzo domestico, candido e morbido come la bambagia.
Arte del Riciclo in “GALLO” di Anna Maria Cellupica: la plastica riciclata dei sacchetti della spesa che insozzano e degradano l’ambiente, acquista una identità nuova, positiva e gioiosa nella combinazione dei colori e nella leggerezza delle forme, riporta a cortili, ad aie campestri, manca di ascoltare il canto delle campagne.
Legato alla civiltà industriale “STRUZZO” di Maria Laura Mascetti: pezzi di carrozzeria, vecchi sportelli, plastiche riscattano i rottami degli sfascia-carrozze; Arman li aveva assemblati come archeologia del presente, qui acquistano una nuova identità, costruiscono una forma vivente, si colorano per un futuro possibile ed eco-compatibile. E sempre di Mascetti il “COBRA” rivestito di sezioni di specchi: il serpente, l’animale più inquietante e simbolico del pianeta che si aggira indisturbato dal Paradiso Terrestre sino alle giungle tropicali, ci induce a specchiarci dentro il suo mistero, a cercare un po’ di noi stessi attraverso i segreti della natura e del pensiero che non finiamo mai di conoscere. In “COCCINELLA” l’infaticabile giovane artista usa il legno: materiale semplice lontano dalla lucentezza degli specchi che abbagliano o dalla rigidità dei manufatti industriali e con piccoli tasselli rossi e neri costruisce il più allegro e “fortunato” dei piccoli insetti.
E “RINOCERONTE” di Riccardo Parisi, definisce un universo maschile di vecchi fabbri, di rigide strutture arrugginite apparentemente destinate al nulla e che rinascono a nuova vita nell’immagine di un animale che è quanto di più lontano da forme tecnologiche e definite. Un’ironia al contrario.
Lucia Bortolotti ci regala due opere “ZEBRA”, un lavoro più tradizionale con il legno e le foto che propongono l’assemblaggio di media differenti per una visione “diversa” della natura, ed infine “FARFALLA”, realizzata con i ciucci dei neonati. E’ impossibile non pensare alla metamorfosi da crisalide a farfalla che negli umani avviene attraverso il “ciuccio” mezzo di nutrimento e di crescita ma anche strumento di auto-soddisfazione colorata, ingenua. Così come la farfalla, apparentemente fragile ma in grado di volare per migliaia di chilometri, il ciuccio diventa il viatico per una lunga vita nel futuro.
Un mondo quasi tutto al femminile, con uno “strano” desiderio di materie sparite, con un grande senso di un recupero poetico, antico direi, apparentemente così lontano dalla nostra società che propone sempre nuove tecnologie; forse il segnale di un rimpianto e quindi di un riscatto di quella dimensione un po’ casalinga, un po’ familiare, un po’ giocosa che diventa così preziosa nei momenti difficili come quello che stanno vivendo i nostri ragazzi.
Un grande risultato per questi giovani artisti