Anselmo Francesconi: Ipotesi di Forma

Anselmo Francesconi: Ipotesi di Forma Anselmo Francesconi: Ipotesi di Forma
Alla Fondazione Umberto Mastroianni
 
La Fondazione Umberto Mastroianni di Arpino (FR) ospita, dall’11 settembre 2015 al 10 gennaio 2016, la retrospettiva Anselmo Francesconi  (1921 – 2014): ipotesi di forma. Il percorso espositivo, accolto nella sala delle mostre temporanee negli antichi spazi del Castello di Ladislao, si articola intorno a poco più di quaranta lavori, per delineare le fasi differenti dell’attività di Francesconi: da una composta armonia di matrice classica al passaggio verso una sintesi di matrice postcubista sempre più accentuata, fino alla conquista di un’articolazione formale dirompente che scardina la sintassi plastica per aprirsi a un rapporto dialettico con lo spazio.
La mostra dal taglio antologico, offre una ricostruzione critica della figura di Anselmo Francesconi, artista slegato da qualsiasi schema e stile, che trova nella scultura la sua espressione più congeniale. Come ha spiegato la curatrice dell’esposizione, Martina Corgnati  “Anselmo Francesconi è stato un grande artista, la cui opera entra a pieno titolo nella storia dell’arte accanto ai più grandi scultori del Novecento”.
Anselmo Francesconi (Lugo di Romagna, 1921 – Milano 2004), studia scultura e pittura all’Accademia delle Belle Arti di Brera sotto la guida di Aldo Capri e Marino Marini. Si diploma di nuovo nel 1950 e già in questa prima fase, emerge la dicotomia che caratterizza tutto il percorso artistico di Anselmo: da una parte la scultura praticata e intesa proprio nel suo specifico, dall’altra la necessità di  una pittura da intendere come dimensione autonoma, che in diversi momenti della sua vita assorbe la sua attenzione e il suo profondo bisogno di fare arte. A partire dagli anni Cinquanta, arriva a maturazione il linguaggio scultoreo dell’artista, articolato intorno all’utilizzo della pietra e del bronzo, materie che lo portano ad elaborare, come spiega Corgnati in catalogo,  “le sue forme ritmiche, a volte appuntite, spesso dinamiche (trasparente il retaggio di Boccioni ma comunque filtrato e metabolizzato in virtù della sua originale personalità) e animati da scatti improvvisi”.  La scultura di questo periodo è facilmente classificabile come “astratta”, segnando una forte frattura con la figurazione classica. Negli ultimi decenni degli anni Cinquanta, dopo un lungo percorso carsico nella profondità del bisogno di espressione, ritornano nella produzione di Francesconi, evidenti retaggi surrealisti, ma più spigolosi e taglienti.  La struttura della forma ristudiata, non si basa più sui volumi ma su lastre, o meglio assi di legno inchiodati insieme, che rendono un’immagine che si materializza quasi in due dimensioni. Quest’evoluzione artistica avviene parallelamente, ma in maniera del tutto autonoma, ad altri grandi esponenti di questo periodo, come Burri, Consagra e Nino Franchina.
Citando sempre Corgnati, “per Anselmo la scultura non era ancora, o non era affatto una “lingua morta”, come dimostrano le ultime opere degli anni sessanta in bronzo e in pietra”, anche se da questo momento l’artista imbocca più la strada della pittura.
La mostra di Anselmo Francesconi: ipotesi di forma,  si inserisce in un più ampio progetto ricognitivo sulla scultura contemporanea, che porterà in Fondazione esposizioni di grandi maestri e di artisti emergenti

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