CONVERSAZIONI D'ARTE: Incontro con il fotografo Mimmo Attademo di Maria Vinella

CONVERSAZIONI D'ARTE: Incontro con il fotografo Mimmo Attademo  di Maria Vinella
Mimmo Attademo artista-fotografo-architetto con una grande passione, evidente sin dagli esordi, quando al Politecnico di Torino si laurea con una tesi su “La fotografia ad uso dell’architettura”. Tutto comincia così, tra fine anni settanta e primi anni ottanta.
E tutto continua con i viaggi … I soggiorni di studio all’estero, tra cui Londra dove frequenta gli ambienti della “Photographer’s Gallery”. Poi i viaggi di lavoro fotografico in Indonesia, in Australia (a Sidney e nel Queensland), negli USA (a Portland, in Oregon), in Europa. E, quasi per caso, un’altra passione ancora: l’amore per la realtà molteplice dell’arte cosiddetta minore, l’arte della cultura materiale e immateriale del territorio.
       “Mi sono sempre interessato di architettura, di paesaggio, di arte. Di archeologia … – spiega – Nel tempo, ho collaborato con passione con università, accademie, archivi, enti vari che si occupano di conservazione e valorizzazione della cultura visiva.”
       Se proviamo a chiedergli che tipo di lavoro conduce in questi anni, Attademo è un fiume in piena: “Iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco pubblicisti fotoreporter, ho pubblicato servizi fotografici per importanti riviste italiane, tra cui “Airone”, “Progresso Fotografico”, “Antiqua”, “Italia Turistica”, “Gulliver”, “Tuttoturismo”, “A Tavola”. Mi sono occupato di riproduzione e di conservazione in microfilm e microfiches di quotidiani, periodici, libri rari e di pregio in progetti destinati a censire, raccogliere e far conoscere il patrimonio di testimonianze culturali – rituali civili, riti religiosi, tradizioni folkloriche, diari, poemi, immagini, ecc. – prodotte, individualmente e collettivamente, dai ceti comuni, popolari e contadini”.
       Con successive campagne sperimentali di ricerca, raccolta e documentazione comprensive della catalogazione di vecchie immagini e la produzione di nuove (riguardanti manifestazioni diverse) Attademo si interessa ancora oggi delle funzioni di tutela e salvaguardia rispetto al patrimonio dei beni culturali italiani.
Un interesse che fonde poliedricità e creatività, messe al servizio dei tanti versanti della sua produzione. “Mi appassionano il fotoreportage antropologico ma anche la foto di moda e pubblicitaria; quella finalizzata alla promozione turistica del territorio; quella al servizio dell’architettura e dell’arte in genere, sia pittorica che scultorea e decorativa”.
Dunque, determinazione e versatilità danno corpo al modo di intendere la fotografia, che è per lui soprattutto terreno di sperimentazione di mezzi, di tecniche, di linguaggi, di modalità espressive diverse.
Negli ultimi decenni, l’artista ha portato a termine una nutrita serie di produzione di libri dedicati ai beni artistico-culturali in genere. Dopo le pubblicazioni degli anni ottanta, come ad esempio Facciamo fotografia (1981, Paravia) e Passato futuro (1988, Scheiwiller), negli anni novanta porta a termine opere complesse come: L’Angelo la Montagna il Pellegrino (1999, Claudio Grenzi Editore,). Dal duemila in poi pubblica tra i tanti volumi: Le carte in tavola (2005, Claudio Grenzi Editore), La Grande Madre (2008, Grilli Editore), Tarshito/Lovescapes (2009, Claudio Grenzi Editore), Nick Petruccelli (2009, Claudio Grenzi Editore), Il Tavoliere imbandito (2003, Claudio Grenzi Editore), Fotografia digitale, con Beppe Maio (2004 Nikon school-Nital spa Torino), Accademie Patrimoni di Belle Arti (2013, Gangemi Editore), Venti del Neolitico. Uomini del Rame (2015, Claudio Grenzi Editore)… Se pensiamo che questi sono solo alcuni, tra le decine di titoli curati e pubblicati, ci rendiamo conto della grande mole di lavoro di ricerca condotto nella sua carriera da Mimmo Attademo.
Innumerevoli anche le mostre personali e collettive. “Una per tutte, quella che mi ha dato veramente grande soddisfazione e ampio riconoscimento professionale è stata: Mimmo Attademo photographer in Northern Apulia, ospitata a Bruxelles presso la sede del Parlamento Europeo, nel 2013”.
Oggi Attademo è docente nelle Accademie di Belle Arti, dove tenta con successo di spiegare ai propri studenti che : “Sempre, tutto deve essere al servizio dell’obiettivo essenziale del lavoro: la realizzazione di immagini fondate sulla coerenza tra intenzione e ideazione, forma e sostanza comunicativa. Non solo. Servono occhio acuto e passione infinita per il ‘soggetto’. Soggetto che non è mai ‘oggetto’!”
(Nelle foto, esemplari dalle serie fotografiche “Natura Viva” e “Girasoli”, 2015/2016)