CONVERSAZIONI D’ARTE - Incontro con l’artista Renato Galante di Maria Vinella

CONVERSAZIONI D’ARTE - Incontro con l’artista Renato Galante  di Maria Vinella
Contaminazione culturale di linguaggi, sperimentazione di tecniche, manipolazione di materie di volta in volta differenti. Costruzioni di paesaggi virtuali e mentali attraverso un processo di simulazione della realtà. L’ordine e il caos, l’imprevisto e l’inatteso come fonti di intuizione e di ispirazione.
       Il processo creativo di Renato Galante, di origini tarantine, evolve continuamente e modifica il modo in cui percepisce il mondo. Ogni medium artistico da lui utilizzato segue l’evoluzione del pensiero che spesso induce a innovare percorsi di ricerca, visioni, progetti. Ideare, cercare, provare, tentare nuove strade espressive è fondamentale nel suo lavoro così come i processi operativi che variano spesso e volutamente. “Non lascio nulla al caso – ama ripetere – neanche la casualità”. Anche il tempo è una variabile importante nel suo lavoro: “Il tempo scandisce le varie fasi della produzione e le suddivide in serie. Le serie sono capitoli differenti di una stessa storia. In fondo, tutto porta al tentativo di comprensione del mondo e di noi stessi … Ogni esperienza porta ad una visione astratta di natura ‘antiutopica’ ovvero una satira irriverente dell’auspicata perfezione in un mondo senza illusioni”, spiega l’artista.
       I suoi interessi per l’arte nascono da lontano: intraprende studi classici e solo tardi arriva agli studi specifici, dopo un’adolescenza passata a disegnare ,dipingere e a leggere d’arte. Per strane circostanze, si trova ad esporre i primi lavori su tela a Firenze, lavori realizzati con pagine di testi antichi; poi a Taranto, con Alessandro Mendini e in occasione della presentazione di un progetto di design, espone dei graffiti su grandi plastiche trasparenti. A metà anni ottanta, forte del consenso di alcuni collezionisti pugliesi, decide di mostrare le proprie opere a Piero Bruno, direttore della galleria Extra di Taranto. Bruno lo invita a una mostra collettiva e pochi mesi dopo gli organizza la prima personale. Il sodalizio con il compianto artista e gallerista è lungo e fruttuoso. Poi Renato Galante si sposta ad Amsterdam, dove lavora con la galleria Diana Stigter. Chiarisce l’artista: “Ho lavorato con la galleria Extra per lungo tempo e circa dieci anni con Diana Stigter, poi con qualche altra galleria … Infine, nell’ultimo anno e mezzo sono stato spessissimo in Puglia per vicende familiari e di lavoro.”
       Il ritorno periodico in Italia (e in Puglia) è alla base della collaborazione con la galleria Cosessantuno di Gianmichele Arrivo. “Mi piace, di Arrivo, la sua scelta di non avere una sede fissa – dice Galante – ma di creare di volta in volta progetti itineranti, stimo anche il suo coraggio nell’imbarcarsi in progetti ambiziosi. Sono pochi in Italia ad agire così!”
       Affascinato dagli artisti che nella loro carriera hanno sperimentato o sperimentano linguaggi, tecniche, media e stili differenti – come Picasso, Matisse, Polke, Richter, Boetti, Schifano, Dokoupil – l’artista prosegue tuttora il proprio lavoro di ricerca; anzi, la scelta (potremmo definirla dadaista) di non essere legato ad uno stile imposto e di non aver mai voluto svilupparne uno uniforme e riconoscibile, gli offre la possibilità di crearne in maggior numero, in un gioco di stili infinito.
       Negli anni duemila, in una residenza in Scozia, ad Edimburgo presso il laboratorio Printmakers, realizza di alcune litografie e serigrafie che vengono inserite e poi presentate durante la programmazione artistica del famoso festival cittadino; queste ulteriori occasioni di sperimentazioni arricchiscono l’opera di Galante che realizza serigrafie con fogli antichi, inchiostro, alcool, caffè, matita su carta (in particolar modo tra 2012 e 2014). Negli stessi anni, avvia la realizzazione di opere su tela, con acrilico, olio, pigmenti naturali ecc.
       Nell’ultima mostra, “MultiVerso”, realizzata in comune con Sarah Ciracì (promossa dalla galleria Cosessantuno, a cura di Antonella Marino), Renato Galante si confronta con le teorie della fisica moderna, ovvero con l’idea di universi coesistenti e alternativi, situati fuori dal nostro spazio-tempo e generati da dimensioni parallele. Rendendo fluido il confine tra immaginazione e realtà, verità e apparenza, simulazione e percezione, realizza installazioni con pitture, proiezioni, luci UV, tele distese sul terreno o issate come arazzi, dove mediante stratificazioni e sedimentazioni materiche ricrea paesaggi terrestri e panorami cosmici. In tal modo, tra suggestioni indefinibili e intuizioni sfuggenti, Renato Galante definisce nuove ‘essenze’ di natura, allusioni atmosferiche, metafore spazio-temporali, e inventa, così, storie non ancora accadute.