CONVERSAZIONI D’ARTE: Incontro con l’artista Giuseppe Negro di Maria Vinella

CONVERSAZIONI D’ARTE: Incontro con l’artista Giuseppe Negro di Maria Vinella
Giuseppe Negro inizia i propri studi all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, dove si diploma con successo in “Pittura” con quello che considera il suo maestro: Luigi Magli. Ben presto diventa assistente in Accademia, prima ancora di essere docente (cattedre di “Decorazione” e “Plastica Ornamentale”), e contemporaneamente inizia a lavorare per la Sovrintendenza e per alcuni poli museali calabresi come il MAON, il MARCA e il Parco Archeologico di Scolacium. Come allestitore e progettista delle grandi mostre, collabora con numerosi artisti e designer di fama internazionale, tra cui Mimmo Rotella, Alessandro Mendini, Daniel Buren, Michelangelo Pistoletto e Alex Ketz.
            Sebbene l’insegnamento nelle accademie impieghino gran parte del suo tempo e delle sue energie creative, l’attività d’artista è fondamentale per Negro.
            Difatti, spiega: “Non potrei prescindere dalla ricerca e dalla sperimentazione, non solo un modo di fare e guardare l’arte, ma anche una pratica metodologica che ritrovo nell’insegnamento, cosìcchè – nonostante il tempo tiranno, contro cui combatto – ricerca artistica e didattica si inseguono e si ripercuotono l’una sull’altra, quasi ciclicamente. Sono, in fondo, un uomo costante e metodico nel mio lavoro. Questo mi ha permesso di avere una visibilità e un riconoscimento da parte della critica, che mi ha condotto nell’ultimo anno a vincere il “Premio Internazionale Limen 2016”, indetto dalla Camera di Commercio di Vibo Valentia, nella sezione Maestri di Calabria a cura di Enzo Le Pera, e a prender parte tra settembre e ottobre 2015 a BoCs – I martedì critici, Residenza artistica a Cosenza, a cura di Alberto Dambruoso.”
                   Soprattutto in quest’occasione, Negro ha la possibilità preziosa di confrontare il suo vivere l’arte con quello di altri artisti, e conquista una maggior consapevolezza del personale percorso espressivo, della sua complessità e di come cambi nel corso del tempo.
                   Quali i linguaggi privilegiati e adoperati dall’artista calabrese?
                   “Sebbene di fondo credo che il leitmotiv del mio operare sia un forte impianto pittorico, evidente anche nei più recenti lavori realizzati con il legno brucito e attraverso la tecnologia (mini video, contenuti in i-pad). Credo che tutta la mia ricerca esibisca una vocazione al recupero, alla rilettura e alla rivisitazione di quanto attiene al passato. Cerco di far rivivere la memoria sopita dal tempo. Ogni intervento prova ad essere non mera violazione di una forma, ma trasformazione del dato reale precostituito, per accrescerne il valore con un gesto artistico carico di appropriazione e tutela. È quanto accade con i tessuti, intelati e fissati a parte oppure impiegati alla stregua di tappeti; ma anche con il carbone, in special modo con le carte geografiche (breve ciclo di opere a cui ho lavorato tra il 2013 e il 2014) che annullano l’hic et nunc a favore dell’indistinzione dell’eterno”.
                   Continua l’artista: “… ad esempio il carbone… mi permette di disegnare una geografia interiore... che si sostanzia dei lenti movimenti delle immagini - in movimento, nei micro video, a cui accennavo precedentemente - che descrivono il paesaggio della Calabria. Sono luoghi reali, ormai tracce del mio passato, che sono simboli ed affetti del mio vissuto. Sono scenari interiori che tracciano un percorso intimo e solitario, in cui vige un rigoroso silenzio, interrotto solo dal respiro della terra.”
                   Con la propria serie di icone, Negro compie un complesso viaggio esistenziale. Qui “ogni racconto si trasla in affascinanti forme, assemblaggi di tessere di legno bruciato, che permettono al pensiero di allontanarsi dalla realtà per entrare nell'universo dell’artista, comprendendone e condividendone lo scorrere dei pensieri. Spazio e tempo fluiscono nelle preziose immagini in movimento contenute all'interno di queste perfette architetture che, rappresentando e presentando il regno naturale, si offrono quali forme sensibili della ‘sensibilità morale’ …”, come scrive Simona Caramia (Mimesi. Architetture in Natura - Giuseppe Negro, in Marche Centro d'Arte, VI Edizione, Artificio Edizioni, 2016).
              A questa evoluzione della sua ricerca si è costantemente affiancata la presenza di alcuni amici-artisti. “Penso al progetto artistico Chiedi di Loro (2009), confluito poi in SeiSud (2011), con gli amici di vita Fabio Nicotera, Ernesto Spina, Vincenzo Paonessa, Domenico Cordì e Sebastiano Dammone Sessa – spiega Giuseppe Negro - insieme abbiamo realizzato un ciclo di mostre itineranti nel centro-nord Italia (Istituto Portoghesi di Roma, Madg di Gubbio, Galleria Bonioni ecc.), mostre collettive che hanno avuto un'importante risonanza a livello mediatico. Successivamente sono stato invitato a partecipare ad una serie di mostre importanti, come “Visione in-attesa”, mostra del patrimonio dell'Accademia di Belle Arti di Catanzaro presso il Complesso Monumentale del San Giovanni; “I’m on fire” presso la Galleria Ellebi di Cosenza, a cura di Martina Cavallerin; la V e la VI edizione di “Expo Marche centro d’Arte”.
              Tra i progetti più nuovi dell’artista: la personale al MARCA di Catanzaro, a cura di Simona Caramia, con la direzione artistica di Rocco Guglielmo ed il contributo critico di Domenico Piraina, direttore responsabile del Polo Museale e dei Musei Scientifici di Milano.
              “Perno di questa mostra è rappresentare l'irrapresentabile: il silenzio, che allude ai momenti di raccoglimento fondamentali nella vita artistica, e ancor di più nella vita di ogni giorno. Credo che l’essenza autentica dell’arte sia la meditazione. La sola che conduca alla bellezza in chi crea e in chi contempla l’opera”.