CONVERSAZIONI D'ARTE: Incontro con l’artista Christian Biasci di Maria Vinella

CONVERSAZIONI D'ARTE: Incontro con l’artista Christian Biasci di Maria Vinella
“Come ha inizio il tuo lavoro d’artista?” a questa domanda semplice eppure così problematica per tanti autori, l’artista Christian Biasci risponde in modo naturale. “Non mi sono mai posto il problema di poter fare qualcos’altro. Fin da piccolo, forse complice la copertina degli album da disegno che riportavano la scena del piccolo Giotto con il Maestro Cimabue nelle campagne toscane, ho sempre saputo che quella era la mia strada”.
Una strada che prende avvio nel 1994, quando collabora con varie fonderie artistiche toscane per le quali oltre alla produzione di proprie opere originali, realizza e cura i modelli ed i processi di fusione per artisti di fama internazionale(Folon, Kabacov e altri). Nel 1997 realizza alcune sculture in bronzo da disegni originali per il restauro del Salone di San Vladimiro del Palazzo del Cremlino a Mosca. Alcuni anni dopo (1999/2001) collabora con Folon alla realizzazione di varie opere tra le quali “L’albero dai frutti d’oro” per la Collezione Gori alla Fattoria di Celle a Santomato, Pistoia.
Degli anni duemila è la cura per la progettazione e la realizzazione del Museo Biografico di Padre Pio a San Giovanni Rotondo. Seguono anni di studio e ricerca (ad esempio sul restauro delle vetrate quattrocentesche del Duomo di Lucca per il quale cura la parte tecnico/strutturale). 
Tra i linguaggi e le tecniche privilegiate, l’artista … – che ha una formazione classica – confessa: “La mia formazione mi ha portato a confrontarmi con i materiali nobili della scultura, poi il lavoro mi ha introdotto a una moltitudine di altri materiali e tecniche che costantemente si rinnovano. Prediligo essenzialmente quelli tradizionali. Il materiale è fondamentale perché avvicina all’essenza delle cose e in-forma la cultura. Capire il senso di ciò che ho tra le mani e la consapevolezza di ‘toccare il tempo’ per me è una necessità assoluta. Ma, istintivamente, ho sempre tentato di creare qualcosa con i materiali più disparati cercando di avvicinarmi a ciò che sentivo. Quel senso ludico è tutt’ora una spinta iniziale decisiva”.
Con passione e dedizione, lo scultore si avvicina idealmente a molti artisti, anche se quelli sempre presenti sono gli Antichi Maestri come Giovanni Pisano, Jacopo della Quercia e Donatello, artisti che Biasci definisce “assoluti nelle loro soluzioni”.
Realizza la prima mostra personale appena terminata l’Accademia nel 1993, presso il Centro Mirò di Montecatini Terme sede del Museo Dino Scalabrino. “Fu una personale a due – ricorda l’artista – realizzata con un carissimo amico pittore. Esposi 15 opere figurative, soprattutto ritratti e piccoli bronzetti. Fu una grande emozione, soprattutto perché nelle stanze adiacenti a quelle dell’esposizione c’erano ceramiche e disegni di Mirò e molte opere di artisti del calibro di Fattori, Viani …”
Accanto a questa prima tappa espositiva, altri sono i momenti significativi per Biasci. Ad esempio, la vittoria negli anni novanta del Concorso Antonio Berti a Firenze, premio della tradizione scultorea fiorentina; poi sempre a Firenze espone per il cinquecentenario del David di Michelangelo alla Galleria dell’Accademia accanto ad autori come Baseliz, Morris, Fabro, Kounellis e Struth. Nella mostra personale all’ultima Biennale Internazionale di Scultura a Carrara, porta il teatro di Beckett tra i marmi delle sue sculture. Poi, sempre a proposito di teatro, vince il Premio Internazionale Anita Bucchi per la migliore scenografia nella stagione danza 2008/09; dal 2006 al 2010 apre con le proprie scenografie le stagioni del Teatro dell’Opera di Roma (intensa è l’attività in teatro dove realizza sculture, scenografie e allestimenti in Italia e all’estero, collaborando con Armand Delcampe, Mario Monicelli, Giorgio Albertazzi, Beppe Menegatti, Antonio Calenda, Quirino Conti. Dal 2003 è collaboratore stabile di Carla Fracci). Circa un anno fa, è nominato Accademico delle Arti del Disegno nella classe di Scultura.
Tra le mostre significative, anche l’Exposition International of Sculpture a Miyazaky in Giappone, la XII edizione di Open al Lido di Venezia e altre tra personali e collettive tenute tra l’Italia, il nord Europa e gli Stati Uniti. A proposito di contenuti e tematiche del suo lavoro, l’artista spiega che in quanto scultore ha a cuore lo spazio, in tutte le sue accezioni, e si assume la responsabilità di indagarne i frammenti cercando non di raccontare o ri-produrre, ma di creare una realtà “che faccia intuire che ci sono modi altri di guardare e partecipare”.
Tra le ultime occasioni espositive: cinque imponenti sculture in marmo presentate a Miami nello showroom di Carrara Marmi USA nel corso dello scorso anno (le stesse cinque opere saranno spostate a New York).
Aspetto non trascurabile dell’attività dello scultore: l’insegnamento presso le Accademia di Belle Arti. “Insegnare è complicato – spiega – non ci si sente mai all’altezza, specialmente quando si ha a che fare con l’arte, ma del resto un artista non smette mai di studiare, non può, e di conseguenza è un eterno studente. Io cerco di far capire questo ai ragazzi che frequentano i miei corsi, cerco di avvertirli rispetto all’impegno che scelgono di assumersi se vogliono tentare con competenza le strade dell’Arte!” Strade faticose ed impervie.
In questo, Biasci ha assolutamente ragione…
Pensiamo, ad esempio, al suo complesso progetto speciale per il Parco Sculture del Lago di Lesina, in Puglia. Il lavoro che ha ideato si chiama “Water Wall”. Lo racconta lo scultore: “Durante il primo sopralluogo rimasi molto colpito dal fatto che il magnifico paesaggio nel quale mi muovevo fosse come imprigionato in un ‘istante di attesa dilatato’. Nella sua quiete tutto mi sembrava instabile, lo suggeriva anche il paese che urbanisticamente quasi ‘volta le spalle’ alla laguna. Questo mi ha fatto riflettere su ciò che accade silenziosamente sotto al pelo dell’acqua: forze titaniche muovono terreni limacciosi spostando masse impressionanti e creando attriti e schiacciamenti. Tutto nella quiete apparente di un paesaggio meraviglioso. Water Wall è quasi la risultante di questo lavoro incessante che non vediamo. Non è l’acqua, ma la luce a creare in ogni istante del giorno, in ogni momento dell’anno, una lotta di equilibri e di sensazioni di instabilità ‘spostando’ un muro di marmo di oltre 9 tonnellate!” L’opera si inserisce magnificamente nell’affascinante Parco Sculture finalizzato a valorizzare un patrimonio naturalistico incredibile. Diretto con entusiasmo e competenza dalla professoressa Gigliola Fania, il parco è il primo del genere in Capitanata e in tutta la Puglia. “A breve sarà completato e tutti potranno ammirare il mio Water Wall affacciato sulle acque del lago” conclude Biasci.
Nelle Immagini:
1- PNero I, 2010 - marmo nero del Belgio, cm 55 x 13 x h 55.
2- PNero III, 2010 - marmo nero del Belgio, cm 46 x 7 x h 151.
3- Soggetti, 2010 - marmo bianco statuario, cm 65 x 65 x h 90.
4- Soggetti, particolare.
5- GBianco, 2010 - marmo bianco Carrara, cm 160 x 80 x h 375.
 
WaterWall, 2012/2016-17 - marmo bronzetto di Apricena cm 11400 x 360 x h 234.