CONVERSAZIONI D’ARTE Incontro con Daniela Corbascio di Maria Vinella

CONVERSAZIONI D’ARTE   Incontro con Daniela Corbascio  di Maria Vinella
Daniela Corbascio, artista dalle forti energie progettuali e creative, dopo un’attività più che ventennale nel mondo dell’arte fa il punto del proprio itinerario artistico attraverso una complessa e articolata personale che raccoglie le fila dei suoi molteplici percorsi attraverso opere dense di memorie e significati. Dopo gli iniziali studi artistici e gli studi di architettura, Corbascio avvia un percorso di autoformazione tra viaggi e scoperte tra culture ed esperienze differenti. Sin da subito ai linguaggi della pittura o della scultura, predilige il confronto con i grandi spazi per i quali immagina e realizza installazioni e opere di arte pubblica.
            “Tutto inizia con situazioni collettive, dove prevale il gusto del confronto e dello scambio – spiega l’artista – e poi iniziano a prevalere il bisogno di ‘stare’ nello spazio. Di muovermi nello spazio. Di usare materiali carichi di energia: il ferro, l’acciaio, la luce artificiale … Materiali antichi, materiali dell’industria pesante…”
            E’ così che, con grande tenacia, nascono cicli di opere realizzate con frese, torni, travi, putrelle, stampi di acciaio, neon, forme geometriche pure, materiali usuali per le officine meccaniche. Tutto è frutto di vivi ricordi dell’infanzia e dell’adolescenza e di un fortissimo legame con la famiglia e soprattutto con il padre. Del 2000 è l’opera importante “La porta sul mare”, imponente, tutta in ferro, ricoperta di un caldo colore dorato, posta sul mare lungo la costa cittadina barese, sul fianco sud. Seguono negli anni altre sfide all’obsoleto contesto cittadino, sfide sempre sorrette da un rapporto speciale con materiali ‘da difesa’, come l’artista li definisce.
            Tra i tanti: “Progetto Sud”, dove la consapevole osservazione del contesto urbano, in grado di penetrare anche il tessuto sociale della città, guida l’autrice, che ama giocare con le parole e con il linguaggio, nella realizzazione delle sue installazioni-neon. Tre interventi di 2,5 metri ciascuno sono collocati in diversi luoghi di Bari sul mare e indicano una direzione dell’anima più che dello spazio, alludendo ai segni della memoria, delle origini, del potere, dell’immaginario, delle psicogeografie. L’obiettivo del progetto è quello di portare l’arte contemporanea sul territorio urbano guadagnando un rapporto più stretto con il pubblico e dando all’ambiente una nuova identità. Quasi un’operazione da street art, dove la visione del Sud è enigmatica indicazione, evocazione metafisica, necessità interiore protesa verso un atlante fantastico disponibile ai desideri, alle interpretazioni, alle paure.
            Nel 2014, Corbascio presenta il progetto d’arte pubblica”Holy Circles in Body Square”. In un luogo molto vivo e frequentato della città, la piazza alberata e con giardini prospiciente la stazione ferroviaria, ricca di stratificazioni culturali e di attraversamenti di generazioni, etnie, di abitudini differenti,  colloca messaggi realizzati con neon colorati posti sulle grandi palme. “Così è come se gli alberi parlassero, con lettere e parole a colori, parole rosse, parole di energia, di forza e di pace. Messaggi di Concetti per solitudine,  segni ambientali fatti per tutti e per ognuno. La piazza che vive. Parole singole, amplificate dalla luce incandescente. Il gas che, attraversato dal flusso energetico degli elettroni della corrente, diventa plasma e così le parole si caricano ulteriormente di significati e di rimandi rispetto al luogo, alla circostanza, alle presenze vive, umane ma anche animali e vegetali.”
            A conclusione di una importante fase della vita, un punto fermo sembra mettere ordine (un grave lutto e la perdita dell’amato padre). “Dopo mostre fatte un po’ in giro per l’Italia, e partecipazioni a preziose esperienze espositive come ad esempio la 54° Biennale di Venezia (Padiglione Puglia) o le mostre ad Atene, Londra, Scopje … quest’anno una grande personale alla galleria Doppelgaenger di Bari mette ordine nella mia produzione.” La mostra, con testo critico di Adriana Polveroni, mostra al pubblico opere mai esposte prima tutte insieme: da “Ai genitori miei” del 2012 a “Sud(i)ario” del 2008, a “Call your father” del 2016, a “Una” del 2016, a “Mosshanie” del 2011 ecc.
            “Ai genitori miei”, in legno e neon, è una imponente scaffalatura, bullonata sin quasi sopra il soffitto della galleria (quasi 5 metri di altezza per 4 di lunghezza); sembra una grande libreria ma in realtà è un megascaffale da officina/ferramenta, metaforico archivio della memoria, necessario per custodire invisibili ricordi di una intera vita.
            L’incantata installazione “Una” espone in penombra tre lunghe file di vecchi banchi di scuola, in legno e metallo; sopra ognuno di essi è posato un grosso masso di pietra arricciata ed erosa dal tempo, e ogni pietra è illuminata da un segmento di neon bianco. Solo un banco in fondo alle file è illuminato dal neon rosso “segno di ferita di vita, segno di diversità, segno di forza spezzata”, come spiega l’autrice.
            “Call your father”, issata a soffitto, mostra una simbolica foresta di resti di pini bruciati, magicamente sospesi a testa in giù, testimonianza di un vero incendio degli alberi di proprietà di famiglia. L’effetto straniante dei piccoli tronchi e dei rami oscuri sulla cima della sala espositiva fa pensare ad un impossibile mondo sottosopra, dove il passato sale in alto, al cielo, quasi a precedere il presente, forse per tutelarlo e difenderne le radici, le origini.
            Come scrive in catalogo Adriana Polveroni, nelle mani di Daniela Corbascio alcuni materiali come il neon (ma non solo) segnano una forte aspirazione verso qualcosa che è oltre il dato fenomenico, che tende a superare la banalità insensata del nostro quotidiano restare legati a terra senza mai rivendicare uno sguardo libero, dall’alto, uno sguardo capace di andare oltre le cose. Uno sguardo generoso, sfrontato, appassionato – come lo sguardo dell’artista – che coglie sfide e, coniugando accuratamente passato e presente, scommette sulla vita. (Le fotografie delle opere di Daniela Corbascio sono di Luciana Galli)