AUTORITRATTO: Anna Maria Gelmi si racconta - Redazione

AUTORITRATTO: Anna Maria Gelmi si racconta - Redazione
RIFLESSIONE E DUBBIO
 
Cerco di realizzare i miei lavori col preciso scopo di aprire un dialogo con lo spazio in cui essi vanno collocati, creando dei percorsi dove le opere interagiscano con l'ambiente circostante.
 Mettere un opera in un luogo significa rompere il punto di vista dell'osservatore, catturandone l'attenzione mediante lo spostamento (straniamento) prospettico dato dall'elemento sintetico-allusivo che si sovrappone, ottenendo una diversa percezione dello spazio.
Opere come la "Porta" il "Labirinto" vogliono coinvolgere l'osservatore, sensibilizzarlo ad una diversa attenzione, portarlo a vedere con la mente oltre che con gli occhi, invitarlo ad entrare, interagire con l'opera e seguirne i percorsi.
Il labirinto indica la memoria: come attraverso un filo d'Arianna è possibile leggere ciò che è stato, ciò che sta accadendo, è un percorso a ritroso per trovare un presente, un'interpretazione per l'adesso. 
I miei lavori, sia nell'uso dei materiali sia nella combinazione delle forme, pur richiamando al rigore della geometria vanno oltre, dando origine a un gioco fantastico nello spazio, sono luoghi e non includono mai la rappresentazione dell'uomo, ma l'umano è sempre presente in modo indiretto evocato dalle porte, i labirinti e i vari percorsi, come un'architettura che aspetta di essere abitata. 
 
La memoria e il progetto sono due aspetti fondamentali del mio lavoro: la prima porta in evidenza la mia spiritualita', i sentimenti pi'u profondi, il secondo  la ricerca  del  concetto mentale, del senso originale della non-oggettività del lavoro.
 
Ogni progetto, schizzo, disegno e` inevitabilmente messo a confronto con i temi dell’umanità e quindi alle problematiche del mondo contemporaneo.
Il mio lavoro, sopratutto nelle installazioni, forse si potrebbe dire “concettuale-simbolico”: individuo lo spazio e tramite l’incrociarsi di linee verticali ed orizzontali, assi parallele, assiomi visivi arrivo al processo di scarnificazione dai fronzoli illusionistici, perdendo ogni spessore conotativo fino a spingere lo spettatore al quesito primo della visione: che cosa sia la forma. Da questo derivano anche i Perimetri degli anni '90
 
 IL concetto di spiritualità, un po’ maltrattato talvolta , ma tornato oggi in auge  nell’attuale dibattito sull’arte , ha spesso una  funzione determinante ai fini della comprensione delle mie opere
. Al tempo stesso domina tuttavia una sorta di incertezza rispetto al fenomeno ‘religione’, nel cui ampio contesto si immagina inserita la spiritualità, nel suo rapporto con l’estetica. .
Io penso che la spiritualita' non sia solo legata alla religione ma possa esistere anche “oltre”
 
-I miei lavori,  spesso ,ricordano la forma  della “La croce” una forma associata subito al significato religioso del cristianesimo che però, nella sua semplicità strutturale, racchiude una complessità di significato che va oltre la religione.
 Spesso ci si dimentica che la croce, soprattutto nel passato, ha rappresentato una sorta di equilibrio tra gli spazi, di armonia nell’architettura, ma anche la base della costruzione dei primi impianti delle città. E’ una forma che viene da lontano che può essere assoggettata alla parola “RECINTO” per me e'  la memoria dei resti archeologici che troviamonei in molti siti, e' un recinto-limite che chiude uno spazio,  un interno e un esterno.'
 Se pensiamo alle antiche architetture,  la base-perimetro,e' spesso, a forma di croce. Io in questa immagine vedo le forme primarie dell' architettura e quindi anche lo spazio della memoria .
 
Quando lavoro mi piace sentirmi libera di esprimermi , attraverso l' uso di varie tecniche e materiali, purche' corrispondano alle esigenze del momento, ma sempre seguendo un progetto che ha origini fin dai primi lavori
Da sempre l'interesse al linguaggio dell’arte e' da me fatto oggetto di radicale analisi e ,spesso, prendo in prestito anche i mezzi propri del disegno tecnico e della matematica, permettendomi di spostare l’attenzione dal “ che cosa” al “come”.(anni settanta) Per arrivare a una indagine “metamatematica” ma sempre in dialogo con l'ambiente, nel' uso dello spazio circostante e nel rapporto con la memoria culturale.
Ogni progetto, schizzo, disegno è inevitabilmente messo a confronto con i temi dell’umanità e dell ambiente in cui viviamo per questo ho sempre avuto una grande attenzione all'architettura, una disciplina che ha ispirato tutto il mio percorso artistico.
 
Annamaria Gelmi