29/10/2016  al 10/12/2016

Wolfgang Laib

Wolfgang Laib
Per la sua quarta mostra (1992, 1998, 2008) nella galleria Alfonso Artiaco, Wolfgang Laib (Metzinger, 1950) presenterà 12 nuovi lavori, alcuni dei quali pensati in stretta relazione con lo spazio di Piazzetta Nilo.
L'impiego di materiali naturali, come cera d'api, riso, polline, e di elementi organici selezionati per la loro purezza e significato simbolico, combinati con il bianco freddo opalescente del marmo e con solidi elementi d’ottone, caratterizzano la ricerca e la pratica dell’artista.  
La mostra si apre con la disposizione di cinque barchette d’ottone posate sul pavimento e disposte su cumuli di riso, simbolo di nutrimento spirituale. Le barche evocano un viaggio in un altro mondo, eco di attributi meditativi delle stesse ziggurat che si trovano nelle stanze successive della galleria. Un invito ad attraversare i confini di un mondo puramente tangibile verso un più alto livello di comprensione spirituale dell'universo.
Le pareti della seconda sala della galleria sono invece riservate a tre lavori su carta estremamente delicati. La possibilità di intravedere la traccia del disegno è intrinsecamente legata al modo in cui la luce si riflette sul lavoro ed il risultato che ne consegue è una sensazione di potente vuoto gravido di risonanza spirituale. Sempre nella stessa stanza, posizionate a terra, troviamo due ‘case’ in marmo bianco circondate da riso, che evocano recinzione e protezione.
La riproduzione quasi seriale che troviamo nelle opere di Laib nel corso degli anni non è da confondersi con l’approccio minimalista del termine ma quanto più attraverso una visione buddista di “eterno ritorno”.
La mostra prosegue con uno dei lavori più riconoscibili ed identificativi della pratica dell’artista tedesco: il polline. Qui si crea un equilibrio perfetto tra lo spazio e l’oggetto, dove l’uno aumenta e valorizza la dignità dell’altro. L’artista ha più volte dichiarato che “il polline è il potenziale inizio della vita della pianta. Così bella, semplice e complessa allo stesso tempo. E naturalmente portatrice di moltissimi significati. Credo che tutti coloro che vivano siano consci dell’importanza del polline.” Il polline quindi diventa simbolo, dettaglio d’infinto, elemento e opera stessa senza tempo. Particolarmente interessante di questo lavoro è anche la realizzazione dello stesso: l’artista, infatti, raccoglie personalmente e manualmente, durante tutta la primavera e l’estate, il polline nei dintorni della sua casa in Germania.
Il lavoro di raccolta si attiene al susseguirsi delle stagioni, cominciando così con la nocciola, passando al “dente di leone” e terminando infine con il pino, come quello in mostra. Ogni tipo di polline è unico per colore e taglia.
Sono esposte anche quattro piccole ziggurat di cera, le quali com’era stato per le barchette d’ottone, intendono simboleggiare l’evocazione di un altro luogo e un altro tempo, producendo nello spettatore un effetto di mistero spirituale. La ziggurat riflette inoltre l’interesse dell’artista in abitazioni e sfere spirituali della cultura Medio Orientale e dell’Asia meridionale.
La mostra termina con un altro lavoro iconico dell’artista che occupa le ultime due stanze della galleria: il pavimento di riso. Qui l’intenzione è di produrre una calma composta, un pacifico “disimpegno” tra l’opera e lo spettatore, dove quest’ultimo può sperimentare una sospensione della realtà in cui la spiritualità è inclusa nella materialità stessa del lavoro. Ancora una volta, la realizzazione del lavoro stesso ricalca una disciplina ritualistica e creativa al tempo stesso da parte dell’artista. Qualcosa di molto simile ai rituali indiani a cui Laib è tanto profondamente legato.
 

Luoghi

  • Galleria Alfonso Artiaco - Piazzetta Nilo, 7 - 80121 Napoli
             081 497 6072
  • Categorie correlate