14/12/2019  al 30/01/2020

Renzo Marasca "O Mar Silente"

A cura di: Barbara Fragogna

Renzo Marasca "O Mar Silente" Noi non abbiamo riguardi; non ne attendiamo da voi. Quando verrà il nostro turno, non abbelliremo il terrore. - Karl Marx


Nel silenzio in cui ogni cosa si schiude piano, nel bagliore di un albeggiare tenue diffuso sul mare, dal vuoto dell’aria fresca, gelida, umida, salata, densa, effimera, sabbiosa, azzurra, un’onda infrange il sogno, lo frastaglia, lo rifrange. Multiformi schizzi di colore irradiano caleidoscopici mulinelli e la testa esplode in un pensiero dardeggiante: lontano oltre il mare, l’opportunità.
 
Opportunità, non speranza ma possibilità, l’andare e il tornare di molecole sempre differenti e apparentemente uguali genera una possibilità antagonista, acerrima nemica dell’abbandono, del tempo della disillusione. La spinta all’orlo, oltre l’orlo come positivo e cieco desiderio di conquista della novità. Renzo Marasca scava il “frame” di una sospensione precisa, l’uomo sulla scogliera di Friedrich senza il vento che strappa i vestiti, senza la tempesta e l’assalto del gesto plateale, della rivolta, dello splendore della gloria. Marasca è un eroe savio che imbriglia il furore (che c’è, sia ben chiaro), lo rende poetico, ermetico ma esplicito, la contraddizione del contenuto di un crogiolo di magma e ghiaccio. Dal suo pugno, dalla posizione china sulla spiaggia ad accarezzare la tela con l’onda lunga delle profondità abissali per nulla inconsce, egli proclama un punto mai fermo che gorgoglia come la bianca spuma marosa: silenzio roboante. La guerra arriva, la guerra è arrivata, è questo desiderio latente di scattare, questo pungolo che ci sussurra neuronale: “scappa, scappa”, questa tensione che si aggrappa ai muscoli addominali e che ci taglia il fiato, che ci minaccia ammonendoci mettendoci in guardia contro il pericolo di un imminente collasso sociale, umano. Una crisi che non teme rivolta, che preannuncia rivolta, che sopisce ogni rivolta.
 
L’artista di questa mostra delicata e magnifica, che usa materiali fragili, sottili come la carta velina e la tela libera (senza telaio), che permette alla battigia di impostare un ritmo, che non impone ma accoglie, che
 
 
documenta e osserva da dietro una lente, che manipola ed elabora con colori dalle basi morbide, è un uomo che scruta il contemporaneo, un esule che migra tra i confini di una non patria (L’Europa), una mente splendida, implacabile e modesta, un corpo consapevole del suo ruolo pulviscolare, una voce intelligente e complessa, una brillante superficie cangiante. Un guerriero onesto.
 
 
O MAR SILENTE
di Renzo Marasca

Spiaggia di Adiça, sud del Portogallo. Un rilievo roccioso, ricoperto di aspra e bassa vegetazione, si volge alla spiaggia come una presenza silenziosa che al mattino proietta la frescura fino all’umida e liscia battigia. In quelle ore fa freddo ad Adiça e dopo che l’alba è già passata da qualche ora, lentamente la grande roccia comincia a richiamare la sua ombra a sé; solo allora il giorno diventa giorno e il sole s’impossessa di ciò che è suo; ma fino all’ora del risveglio l’ombra della roccia assorbe ogni suono, e persino il respiro del mare sembra essere attutito in un silenzio quasi innaturale. O Mar Silente, pensai. E questo pensiero nominato è divenuto il titolo della mostra. Qui l’idea del mare lega un lavoro all’altro in una dimensione che non richiama soltanto la sua comunque inevitabile componente naturalistica, quanto una condizione culturale dell’esistere di un territorio che per sua natura guarda più al mare che alla terra.

E su quella spiaggia ho realizzato parte dei lavori qui esposti. La grande tela, che titola la mostra, dipinta ad acquarello e acqua di mare, è stata stesa sulla battigia poi immersa in acqua poi di nuovo stesa, nel tentativo di cercare un contatto diretto con quel tipo di natura; a volte le onde allungavano la propria lingua fino alla tela e, nel ritornare al mare, lasciavano su di essa - di forza - la propria impronta di acqua salata e sabbia in una sorta di lotta silenziosa e veloce tra me e le onde del mare; infatti quegli ultimi sprazzi di oceano, che toccavano la tela e il colore, sovrastavano ogni mio gesto donando all’immagine che si andava formando quella primordiale e inevitabile forma di pittura che smise di interessarsi a me per rivolgersi, invece, al mare. Il grande telo di lino l’ho poi concluso in studio tracciando segni di pastello a cera, in ampi gesti su tutto lo spazio dipinto. Sulla stessa spiaggia, alcune settimane dopo, ho posizionato una videocamera di fronte al mare con l’intenzione di filmare il solo movimento delle onde in una ripresa fissa e senza audio. L’elemento narrativo improvviso è evidenziato da tre persone che entrano nei 16:9 dell’inquadratura inconsapevoli di essere ripresi. Le stesse intenzioni di raggiungere quell’apparente silenzio sono presentate in una serie di cinque carte veline dipinte con cere e gouache, in stratificazioni coloristiche complesse e processi mentali che la mano deposita in quel pensiero estetico.

Infine alcune foto documentano il grande telo bianco sulla spiaggia come un reperto rifiutato dal mare e un piccolo quadro grigio piombo, che rimanda all’astrazione di una carta nautica o una mappa geografica. O Mar Silente - appositamente in lingua portoghese - è dunque una riflessione pittorica en plein air che si ispira all’eterno e ritmico movimento del mare, portando con sé la storia del mondo.

Lisbona, Novembre 2019
 

Luoghi

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