06/03/2014 dalle 18:30  al 28/03/2014 alle 19:00

Piero Gilardi. Mezzo secolo di ecologia della mente

Piero Gilardi. Mezzo secolo di ecologia della mente
Figura chiave dell'arte italiana fin dai primi anni '60, Piero Gilardi è un raro esempio di intellettuale al servizio delle arti, che ha saputo declinare con straordinaria energia creativa in un corpus sorprendente di opere e progetti dal respiro utopico e innovativo. 
Dagli esordi torinesi, coevi all'arte povera, attraverso periodi di profondo ripensamento e di aperto antagonismo al sistema codificato dell'arte, fino alla realizzazione recente del P.A.V (Parco Arte Vivente). suo progetto in progress di grande portata teorica e di assoluta novità sulla scena internazionale, Piero Gilardi ha costantemente rappresentato l'ideale dell'artista impegnato, per il quale la militanza politica e la partecipazione attiva alla temperie sociale della contemporaneità trova voce nella creazione individuale dell'opera, considerata puro veicolo di istanze superiori, non circoscritte al piccolo teatro delle gallerie e dei musei.
Un impegno trasversale rispetto ai tempi e ai luoghi consueti della produzione artistica, spesso addirittura estraneo alle catene stesse dell'autorialità e della distribuzione, impegno che, nei decenni di militanza politica più intensa, l'ha portato ad una presenza forte sui territori della lotta e della rivendicazione ideologica, dall'antipsichiatria, alle lotte operaie, fino alla ricerca antropologica su popolazioni oppresse e marginali. Un periodo lungo e travagliato, documentato da scritti e azioni effimere e dalla creazione di gruppi e collettivi di lavoro.
Soltanto recentemente, grazie ad alcune mostre internazionali, questo grande corpus di lavori è stato riproposto all'attenzione del pubblico e della critica in un tentativo, assolutamente necessario, di rilettura e ricontestualizzazione del suo magistero d'artista. 
Ed infine il P.A.V, la sua opera più importante e ambiziosa, sorta di scultura sociale fondata sulla condivisione dei saperi e sulla orizzontalità creativa, esperimento tra i più radicali mai affrontato in arte: un vero e proprio capovolgimento dell'estetica in politica della collaborazione. 
Eppure, o forse proprio a causa di questa sua solitaria battaglia contro le consuetudini dell'estetica dominante e per la sua missione di esploratore di territori non convenzionali, al limite della sostenibilità, Piero Gilardi rischia oggi di rimanere inascoltato e mistificato. 
Gli rende giustizia la generazione dei curatori più giovani che ha saputo ritrovare nella sua posizione e nei suoi scritti, nonché nelle sue tante opere, un chiaro esempio di critica anti-istituzionale e nuovi, inediti orizzonti per le arti. Da qui la sua recente fortuna museale e la rinnovata attenzione da parte delle collezioni più dinamiche, attente a raccogliere i frutti realmente significativi dell'arte di fine millennio. 
La mostra presso Guido Costa Projects, che sancisce la nascita di una collaborazione tra Gilardi e la galleria, cerca di contribuire a tale riscoperta con una selezione trasversale di opere che coprono la produzione dell'artista dai suoi esordi ad oggi. Una sorta di piccola retrospettiva ragionata, organizzata intorno ad alcuni concetti guida. 
L'idea portante è quella di ricostruire un percorso che, partendo dalle sue prime sculture degli anni '60, attraverso alcuni documenti del suo impegno su territori extra-artistici e una selezione di documenti schiettamente politici, giunga fino alla produzione più recente, giocata intorno al concetto di interattività. 
Si passa così da Vestito stato d'animo, 1964, nato su basi performative e di critica delle barriere tra pubblico e opera, ad una vetrina che raccoglie testimonianze e memorabilia del suo lavoro come animatore di comunità terapeutiche, in stretta contemporaneità con la rivoluzione proposta da Basaglia (Documentazioni psichiatria alternativa, 1970).
Commentano questa sua incursione nella realtà dura delle istituzioni manicomiali alcuni manifesti della fine degli anni '60, simbolo di questa deriva dall'estetico al sociale e della nascita di un'arte collettiva, non più sottomessa idealisticamente alle catene dell'ispirazione e dell'autorialità. Esigenza, questa, ben rappresentata da Agnelli Morte, 1979-2012, una scultura mobile per manifestazione, originariamente concepita per essere strumento di lotta politica e qui riproposta come snodo significante del suo graduale riconciliarsi, sotto altre spoglie, con l'universo delle arti. 
Conclude la mostra, anche spazialmente, una grande installazione interattiva, Noi come puzzole, 2013, realizzata per l'occasione, in cui non soltanto viene ulteriormente ribadita questa sua militanza per un'arte partecipata e non contemplativa, ma che riassume alcuni dei temi portanti del P.A.V. ultima, grande sfida di Gilardi al mondo delle arti istituzionalizzate.
Un percorso articolato, di sofisticata complessità, ma sorretto da quella spinta ludica e libertaria che da sempre caratterizza le opere di Piero Gilardi. Una mostra leggera all'apparenza, ma di grande significato politico ed etico, capace di riconciliarci con le asperità della creazione artistica al di fuori dei compromessi, liberandoci una volta tanto dalla decadenza di tanta arte dei giorni nostri.

 

Luoghi

  • Guido Costa Projects - Via Mazzini, 24 - 10123 Torino
             011 8154113     011 8158004

    Orario: dal lunedì al sabato, h 15.00 / 19.00

  • Categorie correlate