17/11/2015  al 18/12/2015

Paolo Ciregia. Perestrojka

A cura di: Testo critico a cura di Giulia Guidi

Paolo Ciregia. Perestrojka
Viviamo in una società in cui le nostre percezioni visive sono continuamente bombardate, davanti ai nostri occhi scorre ogni giorno, una quantità spropositata di immagini di guerra e devastazione, per le quali non nutriamo nessun interesse e che, in definitiva, non vediamo più; una grandissima abbuffata di corpi e volti, che ci hanno trasformato in più o meno inconsapevoli voyeur, assuefatti da immagini che non ci indignano e non ci spingono neppure a riflettere. La vera riflessione scaturisce, paradossalmente, nel momento in cui a mancare nell'immagine sono proprio quegli elementi riconducibili alla guerra, come i corpi senza vita e le armi. Paolo Ciregia utilizza foto reportagistiche del proprio archivio, scattate nell'arco dei quattro anni in cui ha seguito e documentato il conflitto ucraino, da Piazza Maidan, al distacco della Crimea e alla guerra nel Donbass, che “ricostruisce” attraverso sovrapposizioni, tagli, corrosioni, creando cosi' un repertorio iconografico diverso, in grado di rielaborare e stravolgere il modo di raccontare la guerra, senza tuttavia privare le immagini delle loro radici storiche e culturali, proponendo elaborazioni dal sapore sovietico, fatto di echi costruttivisti.Un linguaggio che si declina secondo il concetto di Perestrojka, termine russo che significa ricostruzione, utilizzato per indicare l’insieme di riforme politicoeconomiche che, negli anni '80, cercano di riscrivere un nuovo profilo politico meno rigido e totalitario da parte del regime sovietico, tuttavia queste iniziative fallirono portando alla fine della supremazia comunista e probabilmente, anche alla nascita delle attuali tensioni in Ucraina, esattamente come a fallire, è stato questo modo odierno di raccontare la guerra che, necessita senza dubbio di un nuovo approccio in grado di scuotere nuovamente le coscienze. L'altro concetto fondamentale della Perestrojka è quello di Glasnost, “trasparenza”, che prevedeva (un'apparente) lotta alla corruzione e una maggiore libertà di espressione, trasparenza che viene declinata pressoché letteralmente dall'artista, attraverso la vera e propria eliminazione delle parti più sconvenienti delle immagini di guerra, quelle cui ormai siamo abituati, o attraverso la corrosione dei volti, attraverso la quale, l'artista esprime l'alienazione, la mancanza di identità del popolo ucraino, da sempre soggetto al dominio russo, e la carenza di possibilità dovuta ad una realtà opprimente e stagnante, che nemmeno attraverso la recente rivoluzione è stato possibile cambiare; la censura dell'immagine diviene paradossalmente un potentissimo strumento di denuncia e critica sociale. I corpi, già privi di vita, vengono privati della loro immagine, ormai vuota di significato; attraverso la bidimensionalità del taglio si avverte paradossalmente la percezione della tridimensionalità, del peso e dello spazio fisico celato dietro questa assenza, una sagoma bianca entro la quale proiettare ognuno di noi.


 

Luoghi

  • MC2 Gallery - Via Malaga, 4 - Milano
             02 87280910     02 87280910

    Orari: mar-ven 14.30-20 ingresso libero

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