05/04/2018  al 04/05/2018

Orit Drori "Vienna. Schatten Rosen Schatten"

A cura di: Diletta Borromeo

Orit Drori  "Vienna. Schatten Rosen Schatten"
Ombre, Rose, Ombre. Due periodi cupi e difficili, le guerre mondiali, accesi dal fiorire della cultura. Il progetto di Orit Drori, quattro anni di lavoro e viaggi a Vienna iniziati nel 2010, è un omaggio all’epoca dei grandi intellettuali mitteleuropei, ma non solo. É un saper restare, ritornare e soprattutto un «andare incontro al tempo come esso ci cerca», citazione da Shakespeare scelta da Stefan Zweig, non a caso, per iniziare il libro Il mondo di ieri
Un mondo in cui, dal passaggio al XX secolo e fino alla seconda guerra mondiale, nulla è più al sicuro e il dramma viene allo scoperto dopo essere stato a lungo, per dirla come Franz Werfel, «una tomba interrata che nessuno riesce più a localizzare». 
Anima nomade, quando parla del suo modo di lavorare Orit Drori precisa due questioni: «il viaggio è importante» e «la fotografia è lo strumento». Il viaggio richiede tempo e l’artista sfida la misura del tempo. Durante la realizzazione di questo progetto, come di altri, l’autrice vive, osserva, legge, cammina, riprende tutto ciò che cattura la sua attenzione. Nella Vienna di Sigmund Freud, Karl Kraus, Georg Trakl, Hugo von Hofmannsthal, Arthur Schnitzler, Zweig, Werfel e molti altri, Drori va incontro al momento in cui il segreto del luogo si offre, attimi sospesi nelle stanze del Südbahnhotel frequentato dagli scrittori o su un portone della Vienna rossa di Karl Marx-Hof. Oppure nell’Augarten, inaspettatamente, la Flaktürme, torre per la difesa contraerea nazista. Una mano posata sul vestito. Un volto-icona a occhi chiusi, sfocato. Una rappresentazione di ragazza col cagnolino suggerisce la posa del ritratto privato ottocentesco, sullo sfondo una parete di cemento in rovina. L’artista comunica la sostanza del vissuto, che trapela anche attraverso l’assenza; raccoglie l’eco di luoghi e persone, in entrambi i casi non comuni, a volte marginali, a volte al centro degli eventi, in ogni modo scelti nel corso del viaggio per affinità e intensità. L’evocazione istantanea degli scatti compone un discorso per frammenti, dà forma a interrogativi e passioni. In questa capacità di immediatezza esiste forse qualche analogia con Peter Altenberg e con quanto scriveva il giovane Hofmannsthal circa Il mio modo di vedere, prima raccolta di schizzi dello stesso Altenberg: «solo artisti e bambini vedono la vita così com’è. Essi sanno cosa c’è nelle cose. Sentono nei discorsi la verità e la menzogna. Sono gli unici capaci di concepire la vita come totalità. Danno alle cose il loro nome e alle parole il loro contenuto». 
La fotografia di Orit Drori è strumento simbolico e indagatore, si sviluppa come un lavoro in progress scandito nel tempo e finisce per divenire immagine senza tempo. Un’immagine in cui risiede il senso stesso dell’installazione essenziale concepita dall’artista in questa occasione, cinque “quadri fotografici” che intendono rappresentare il nocciolo di un progetto espositivo più ampio. 

Luoghi

  • AOCF58 - Galleria BRUNO LISI - Via Flaminia, 58 - 00196 Roma
             06/3610411    06/3200317

    Orario: dal lunedì al venerdì ore 17.00 –19.30 (chiuso sabato e festivi)

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