27/02/2021  al 17/04/2021

Nona Inescu "Waterlily Jaguar"

Nona Inescu  "Waterlily Jaguar" “Osserverete che la natura in questo caso ha fatto da ingegnere.” (Joseph Paxton)

“L’impressione che mi ha dato la pianta, vista dall’alto dell’argine, era quella di una quantità di verdi vassoi da tè galleggianti, con qualche fiore che spuntava qua e là; ma esaminate più da vicino le foglie suscitavano la massima ammirazione, per la grandezza e la perfetta simmetria
Una foglia, rovesciata, evoca qualche strana intelaiatura in ghisa estratta dalla fornace, e il colore vermiglio e le enormi nervature che la rafforzano aumentano la somiglianza.” (Richard Spruce)

SpazioA è lieta di presentare, sabato 27 febbraio 2021, la terza mostra personale in galleria di Nona Inescu (1991, Bucarest), dal titolo Waterlily Jaguar. La mostra consiste di un corpus recente di lavori, realizzati nel 2020, e comprende una serie di sculture in acciaio, lavori fotografici e un nuovo video . Il progetto è da intendersi come un ecosistema poroso, che si sviluppa in verticale tra la superficie e lo spazio subacqueo. L’artista esamina da vicino “l’orizzonte degli eventi” che abbraccia la soglia tra questi due spazi e i suoi tanti abitanti, in particolare una gamma di idrofite (piante acquatiche), enfatizzando la loro natura ibrida e le risultanti associazioni iconografiche.

Le ninfee sono idrofite che crescono in gruppi e scambiano informazioni con la loro comunità utilizzando gli ormoni. Sono in grado di riprodursi da sole e godono di una loro mobilità sulla superficie dell’acqua, essendo sia radicate al terreno che collegate all’acqua. Le loro radici affondano nel limo subacqueo ma le loro foglie e fiori si spostano,
fluttuando sulla superficie riflettente dell’acqua. Le ninfee comunicano chimicamente tra loro in modo da poter fiorire meglio, segnalandosi a vicenda se ci sono condizioni avverse o una minaccia imminente.1
Dai tempi di Linneo, l’inventore settecentesco della classificazione degli organismi viventi, le piante vengono generalmente considerate meno importanti della specie umana, perché non sono mobili né senzienti. Le capacità delle ninfee rappresentano in realtà l’ennesima prova che le piante esigono un nostro esame critico e culturale, in quanto specie compagne, e un parallelo mutamento nella percezione umana del loro status vegetale.2

Nel corso della storia, le piante della famiglia delle Nymphaeaceae sono state spesso antropomorfizzate e la loro bellezza e natura fluida hanno trovato una corrispondenza nei miti antichi e nel folclore. Personaggi ibridi, come le Sirene, le Ninfe, le Naiadi e le Nix sono spiriti acquatici metamorfici, che fluttuano tra due mondi.
Nell’arte del periodo classico maya la ninfea è stata ritratta con particolare frequenza in contesti iconografici che possono essere interpretati in svariati modi. Sono presenti essenzialmente tre soggetti: ninfee che spuntano dalla schiena di coccodrilli che nuotano nell’acqua; la testa del “mostro terrestre”, attorno a cui sono intrecciate le ninfee; giaguari che indossano steli e boccioli di ninfee come copricapo o danzano con loro. L’associazione tra giaguaro e ninfea è molto comune. Il dio Giaguaro Ninfea è considerato, tra le varie teorie, come un dio protettivo, della fertilità, della regalità, ma anche come dio del mondo vegetale.

Entrando nella galleria, lo spettatore si trova subito di fronte alla separazione dei due spazi, incontrando una singola fotografia che introduce i giardini subacquei e una tenda di lattice verde, che segnala un confine liquido e al tempo stesso le profondità vegetali dell’acqua.
Dietro la tenda, una riproduzione sensoriale di tutto ciò che si trova sopra la superficie si snoda attraverso una serie di sculture in acciaio, che incarnano gigantesche ninfee Victoria Amazonica, oltre a una liana di acciaio che si estende dal pavimento della galleria: due specie di piante che si trovano entrambe negli ecosistemi tropicali dell’Amazzonia. I lavori in mostra convergono tutti verso il video (una nuova collaborazione tra Nona e la sound artist Simina Oprescu), che esplora ulteriormente gli abissi dei giardini subacquei, la flora e le loro controparti mitologiche.

Si dice che Sir Joseph Paxton, un architetto e paesaggista del XIX secolo, abbia tratto ispirazione dalla foglia della ninfea Victoria Amazonica per la costruzione del Crystal Palace. Progettato per la Grande Esposizione del 1851, il Crystal Palace era un’enorme struttura in vetro e ferro costruita a Londra.
Il metodo di costruzione rappresentava una svolta dal punto di vista della tecnologia e del design, e aprì la strada al più sofisticato design industriale del XX secolo, oltre a rappresentare uno dei primi esempi di architettura biomimetica. Così, i materiali scelti per le sculture della mostra Waterlily Jaguar dovrebbero essere visti come un tributo a questo
periodo storico e all’importanza di queste piante acquatiche nell’architettura e nella cultura più in generale. Da questo punto di vista, dovremmo mostrare devozione al fango e alle pietre, ai fiumi e alle foreste, e considerare tutte le specie vegetali con rispetto, invece che con una visione distaccata e criticamente soggettiva. Questo tipo di impegno comporterebbe un accordo d’onore, un patto di lealtà, un contratto con il mondo delle piante, una persona
alla volta.3

1. The Feminist Plant: Changing Relations with the Water Lily, Prudence Gibson, Monica Gagliano, 2017
2. The Philosopher’s Plant, Michael Marder, 2014
3. The Feminist Plant: Changing Relations with the Water Lily, Prudence Gibson, Monica Gagliano, 2017
 

Luoghi

  • SPAZIOA GALLERY - Via Amati, 13 - Pistoia
             0573 977354    0573 977354

    orario: mart-sab 11-14 e 15-19 e su app

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