20/05/2016  al 15/09/2016

Nicolas Pascarel “Winter In America”

A cura di: Diana Gianquitto

Nicolas Pascarel  “Winter In America”
KROMÌA è lieta di presentare “Winter In America”, la nuova personale napoletana dell’artista Nicolas Pascarel.

“Le mie labbra sono poggiate al bordo della finestra, di fronte all’oceano. Così saranno salate quando arriverai. Non aspetto che te, non aspetto che noi. Vedi, ho pensato a tutto. Tutto quello che ami. Tu non mi hai detto l’ora, né il giorno, men che mai il mese. Dell’anno non ci interessa. Nulla importa!”
(Nicolas Pascarel, da Winter in America)

In mostra, due pannelli di grande formato dalle atmosfere intime e sospese, capaci di far dialogare arte fotografica e letteratura in sorprendente cortocircuito linguis tico ed evocativo: opera tra le opere, un racconto scritto dal fotografo diviene parte integrante e deflagratore generativo del progetto espositivo.

Dal testo critico di Diana Gianquitto (curatrice della mostra, con la direzione artistica di Donatella Saccani): “Osservazione e precipizio. Non è così di tutti il vivere, almeno in qualche rivolo, tensione di procacciamento e struggimento degli infiniti non ancora, o non più, di cui son fatte le imperfette finestre temporali ed esistenziali delle nostre vite?
Come per l’inquieto e nostalgico amante proteso ‘comme un condor’ nel racconto di Nicolas Pascarel dalla finestra della sua torre sull’Oceano, a scorgere l’arrivo incompiuto dell’amata, o per il passeggero sulla vettura dello scatto in mostra, affacciato a un finestrino che solo gli consente di vedere un’inesatta porzione di reale dalla centralità perduta e preclusa, perché troppo veloce, o troppo lenta, è andata la vita sulla strada della sua capacità di percezione.
Brivido libertà paura. Affacciati a quelle finestre, mai perfettamente centrate con le nostre fami o esitazioni, solo in compagnia degli unici due infiniti capaci di puntellarne gli infissi: l’Oceano d’inconosciuto e possibile fuori di me, l’interminabile infilata di piani dell’arroccamento di torre dentro di me.
(...)
Se l’incertezza è la maggior certezza che vi sia, tanto vale farne poesia.
(...)
Tentare è premio alla mia ricerca. E così anche baciare la finestra dell’attesa, come fosse il suo soddisfacimento. In assenza e anelito di definizione, contatto, scambio. Nessun mare può avere onde se non trova coste a rimandarlo indietro, nutrendolo di limite forse, ma di eterno movimento. E intanto, prenderci cura di noi – 'prends soin de toi, Nico'. Coi liberi generi di conforto – 'mon confort, pour ne pas dire ma tranchée' - che ciascuno riuscirà a portare su quella torre. Non serve e non piace ingannare l’attesa e se stessi, ma nutrirla e nutrirsi di sale e di baci all’Oceano. E dell’unica, incommensurabile presenza interiore capace di sostenere le incessanti onde di quei non ancora, non più: la consapevolezza della possibilità e gratitudine di tutti i forse un giorno, però un tempo delle nostre vite.¨



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Luoghi

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