15/03/2017  al 30/07/2017

Miroslaw Balka "Crossover/s"

A cura di: Vicente Todolí

Miroslaw Balka "Crossover/s"
Pirelli HangarBicocca presenta “CROSSOVER/S”, la prima retrospettiva italiana di Miroslaw Balka, artista tra i più rilevanti degli ultimi trent’anni che pone al centro del suo lavoro l’indagine sull’esistenza e la natura dell’uomo e sulla memoria individuale e collettiva. Attraverso una riflessione sulla storia dell'Europa e della Polonia, dove l'artista è nato, vive e lavora, Balka prende spunto da elementi ed eventi della propria biografia per realizzare opere che affrontano temi universali con grande potenza evocativa La mostra, a cura di Vicente Todolí, raccoglie quindici lavori iconici, tra sculture, installazioni e video, realizzati da Balka (Varsavia, 1958) dagli anni Novanta a oggi, oltre a una nuova produzione, Holding the Horizon (2016), video concepito appositamente per il progetto espositivo di Pirelli HangarBicocca. 

L'inizio dell'attività di Miroslaw Balka risale alla metà degli anni Ottanta, periodo nel quale l'artista realizza sculture figurative legate alla propria storia personale e al contesto storico-politico della Polonia del secondo dopoguerra. Agli inizi degli anni Novanta Balka abbandona le forme antropomorfe per realizzare opere che rappresentano oggetti simbolici quali letti, pedane e fontane, che alludono alla presenza umana senza mai raffigurarla. Balka concepisce questi lavori anche attraverso l’uso di materiali comuni quali legno, sale, cenere, sapone, cemento e ferro, utilizzando spesso come unità di misura le dimensioni del proprio corpo, esplicitate nei titoli delle opere. Le proporzioni mettono in relazione diretta la figura umana con lo spazio, lo sguardo, l’esperienza e la memoria. 

La mostra “CROSSOVER/S”, concepita per lo spazio delle Navate di Pirelli HangarBicocca, intende approfondire e portare all’attenzione del pubblico questo successivo periodo di ricerca e produzione dell’artista in un percorso immersivo, caratterizzato da incroci fisici, simbolici e temporali, dove anche la luce e l’oscurità assumono un ruolo centrale e in cui lo spettatore prende coscienza della propria presenza e funzione nello spazio. Balka afferma infatti che “è importante ricordare al visitatore che egli non è soltanto occhi, ma anche corpo che cammina nello spazio” (Miroslaw Balka, in Dylan Kerr, Sculptor Miroslaw Balka on the Romance of Conceptual Art, “Artspace”, 2015). 

Un simbolico orizzonte in cui l’occhio dell’osservatore si perde, apre e chiude allo stesso tempo il percorso espositivo. Balka ha deciso, infatti, di collocare sopra la porta d’ingresso e d’uscita dello spazio delle Navate uno schermo LED, su cui viene trasmesso il video Holding the Horizon (2016), l’immagine instabile di una striscia di carta gialla su sfondo nero. I visitatori, una volta attraversato lo spazio, osserveranno nuovamente l’opera, uscendo. In questo modo la mostra viene concepita come un percorso circolare, che mette in luce nuovi aspetti e significati delle opere esposte. 
Al centro del percorso espositivo è collocata Cruzamento (2007), una struttura a forma di croce, formata da una rete metallica e diversi ventilatori. Con questa installazione Balka riflette sui concetti di attraversamento e di passaggio, creando un crocevia nella zona centrale della Navate che rappresenti per i visitatori una soglia da attraversare per poter proseguire il loro percorso. L’aria che proviene dai ventilatori spinge verso il suolo e provoca uno sforzo nell’attraversamento, enfatizzando così ulteriormente i temi alla base dell’opera. Quest’idea ricorre anche in altri lavori esposti in “CROSSOVER/S”, come in 200 x 760 x 550 The Right Path (2008/2015), un corridoio buio in metallo, che i visitatori sono invitati a percorrere e che sembra condurre in un luogo fuori dallo spazio espositivo. 
Nel Cubo, accessibile tramite un ingresso ristretto, è invece installata Yellow Nerve (2012/2015), un’opera quasi impercettibile, ma che mette in luce le dimensioni e la vastità dello spazio, giocando con la sua verticalità: un sottile filo giallo scende dal soffitto fino a toccare il pavimento ruotando lentamente su stesso. Posta a uno degli estremi della mostra, questa linea verticale sembra connettersi con quella orizzontale di Holding the Horizon che apre il percorso, creando un incrocio concettuale tra diversi piani. 

L’artista ha concepito la mostra in modo da coinvolgere il visitatore non solo visivamente e intellettualmente, ma anche attraverso le dimensioni del suo corpo e tutti gli altri sensi. Balka colloca così le diverse opere utilizzando tutte le superfici delle Navate – il suolo, le pareti e il soffitto – e induce a percepirle anche attraverso il tatto, l’olfatto e l’udito. Così la proiezione dei video sul pavimento, l’eco incessante dell’acqua tinta di nero che scorre sul metallo dell’installazione Wege zur Behandlung von Schmerzen (2011) – una grande fontana che si staglia nello spazio –, o l’odore intenso che emana Soap Corridor (1995) – un corridoio rivestito di sapone ideato per la prima volta in occasione della Biennale di Venezia del 1993 – portano a concentrarsi sui propri movimenti nello spazio e sulla propria presenza in esso. 

Balka, analizzando la percezione dello spazio da parte dell’individuo e indagando la natura dell’esperienza umana attraverso continui confronti e incroci spaziali e sensoriali, realizza un percorso che permette di scoprire i significati simbolici raccolti nelle sue opere. Alcune di queste rimandano a una ricerca costante di una dimensione domestica e familiare, come in Common Ground (2013/2016), installazione composta da zerbini raccolti dalle abitazioni di una via di Cracovia, attraverso la quale l’artista riflette sull’idea di ingresso e soglia e sull’intimità della casa, e si legano a una dimensione collettiva – come 7 x 7 x 1010 (2000), una colonna di saponette che rievoca la memoria dei precedenti proprietari, abitanti sconosciuti della capitale polacca, che le hanno utilizzate. 

In “CROSSOVER/S” a questi motivi individuali si intrecciano anche temi legati alla storia recente della Polonia e alla memoria collettiva di eventi drammatici del passato, ma ancora vividi nel presente, come quelli della Seconda guerra mondiale e dell’Olocausto: così l’installazione video BlueGasEyes (2004), una proiezione di due fornelli su superfici di sale sul pavimento, rimanda all’immagine del focolare domestico, ma simbolicamente suggerisce un collegamento con la distruzione e la morte nei campi di concentramento; mentre nell’installazione 250 x 700 x 455, ø 41 x 41/Zoo/T (2007/2008) la dimensione ludica dello zoo suggerita dal titolo si trasforma in reminiscenza drammatica di quello costruito nel campo di Treblinka per distrarre e divertire le guardie. 

La contemporaneità non esiste, non possiamo cogliere lo scorrere ininterrotto del tempo. Nel momento stesso in cui ci muoviamo verso il futuro, siamo sempre già nel passato. Questa è la condizione della mia scultura […] Tutto ciò che tocchiamo viene dal passato, è il nostro avvicinamento alla morte. Per me è importante con la mia arte afferrare quella consapevolezza della vita. (In Frances Morris, “Dawn”, guida alla mostra, Tate Gallery 1995-1996) 

Nella mostra in Pirelli HangarBicocca passato e presente si incrociano costantemente, creando un percorso temporale in cui memorie e mitologie personali si legano con quelle collettive di un popolo, mettendo in luce dinamiche storiche complesse, ancora oggi difficili da affrontare. 

 

Luoghi

  • Hangar Bicocca - Via Chiese, 2 - 20126 Milano
             02 66111573     02 6470275

    orario: gio, ven, sab e dom 11-23

  • Categorie correlate