22/05/2014 dalle 18:00  al 27/06/2014

Luisa Rabbia “Everyone”

A cura di: Piero Varroni

Luisa Rabbia  “Everyone”
Luisa Rabbia è un’artista che dal 2000 vive e lavora a New York. La sua ricerca, formatasi in un ambito di esperienze torinesi di ascendenza poverista e concettuale, è attenta alle manipolazioni della materia e a stringere un dialogo fra disegno, pittura e scultura. Il disegno è il medium che unisce le diverse tecniche artistiche creando narrazioni visuali, come una scrittura che racconti per immagini invece che con le parole.
Un blu profondo è spesso il colore dominante dei lavori di Luisa Rabbia, e appare nei suoi disegni a partire dal 2000 con l’uso della biro blu, strumento usato comunemente per scrivere. Nel giro di qualche anno esso viene però sostituito da un blu acrilico su cui l’artista a tutt’oggi disegna con una matita bianca. Nel blu, Luisa Rabbia, ha scoperto un tempo sospeso ed esteso, ma soprattutto una dimensione mentale. Nei lavori più recenti il blu è il colore di vene e arterie e di una pelle universale su cui disegnare espressioni e identità.
La ricerca multimediale dell’artista è focalizzata sulla relazione fra gli esseri umani, e fra il corpo umano e l’ambiente. Lunghe radici/vene si estendono attraverso grandi superfici di carta e nutrono, soffocano, avvolgono, uniscono, separano. Il passaggio del tempo, la perdita e il cambiamento che esso comporta, e il legame fra il passato e il futuro, sono i suoi temi ricorrenti.
 
 
                                                                                                                                                         "Un frammento di un lavoro senza limiti, il blu del paesaggio della libertà"
                                                                                                                                                                                                                                              Derek Jarman
 
Il blu, il silenzio e l’abilità manuale in Luisa Rabbia.
Il blu e il bianco sono i colori narrativi di Luisa Rabbia, entrambi condizione di silenzio e profondità, oltre il rumore contingente e variopinto. Nel segno lieve del bianco è come se l’invisibile si manifestasse come origine di forme, al tempo stesso totalità del visibile e dell’invisibile.
La matita bianca segna i tracciati come pura iterazione e registrazione di una dimensione mentale.
Il segno bianco rivela immagini al negativo, come in una camera oscura; visualizzazione graduale dall’invisibile, scandagliata nel/sul blu. Attraverso il segno Luisa Rabbia raggiunge risultati di oggettiva identità all’immagine realistica, oppure, sviluppa corpi e tracciati
ad uno stadio germinale come formatisi per partenogenesi.
Il bianco sul blu non è un colore, è un’imprimitura che entra nel blu e ne fa un calco al negativo. Non richiede consistenza plastica, rimane concetto, puro pensiero, affiora dall’oscurità/profondità e si fa leggibile man mano che diventa un tracciato lineare. Una presenza metafisica che svela e occulta in un rimando continuo di notturno e diurno.
Il vuoto cosmico del blu ci riporta al connubio tra la luce e la materia. In esso le cose appaiono smaterializzate, indistinguibili, e il disegno è trasformato in referto, in lastra radiografica.
 Nei lavori di Luisa Rabbia sono presenti addensamenti di corpi: forme statiche aggrovigliate, oscillanti tra una presenza figurale - in cui prevale, come nelle sculture, l’elemento narrativo carico di forze tensive organiche - e un’astrazione del bianco sul blu; una relazione dialettica tra lo spazio dell’azzeramento iconico e i segni bianchi immateriali, per continuare con il bianco concettuale della luce. Nuclei di forze premono ed evidenziano strutture corrugate sviluppate in filamenti, dove vasi comunicanti e cordoni, definiscono uno spazio senza profondità, per eccesso di profondità.
 Nella totalità del lavoro di Luisa Rabbia gli elementi lineari attraversano lo spazio vuoto proseguendo idealmente oltre i margini del foglio; fasciano con una trama fitta e organica, indifferentemente, volti, particolari anatomici, strane forme vagamente antropomorfe o grovigli spiraliformi, che suggeriscono tracciati linfatici estesi sull’intera superficie. Ciò è particolarmente inquietante quando si tratta di sculture/figure di un’umanità alienata, come personaggi beckettiani, sospesi nell’assenza.
 
Piero Varroni
aprile 2014
 
 

Luoghi

  • Studio Varroni / Eos Libri d’Artista - Via Saturnia, 55 - 00183 Roma
             06.8812298

    int. 2 - da martedì a venerdì ore 17 – 19 e per appuntamento

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