20/01/2018  al 29/04/2018

Loris Cecchini "The Ineffable Gardener"

Loris Cecchini  "The Ineffable Gardener"
The Ineffable Gardener, la mostra che l’artista concepisce appositamente per l’intero cinema-teatro di San Gimignano si compone di un nutrito numero di opere. I fenomeni fisici diventano inventario ottico ed emotivo dell’ambiente. I sistemi naturali si traslano in un sistema stratificato di relazioni semantiche al fine di rilevare i processi invisibili di una sintesi tra natura e cultura. Sculture modulari in acciaio, fenomenologie concrete in pietra, immagini al microscopio rielaborate tridimensionalmente in quadri monocromi, diari ad acquerello e matita incapsulati in sottovuoto trasparenti, restituiscono geografie materiche, elaborano poeticamente lo spazio e la superficie dell’opera; la mostra galleggia nell’infinito spaziale del micro e del macro, in cui la realtà fenomenica rielaborata dall’artista diviene memoria anatomica e diagramma concettuale. In questa osmosi espressiva creata tra le forme biologiche e la struttura architettonica, Cecchini ci spinge a rivedere le nostre concezioni su realtà e rappresentazione, sulla dimensione organica dello sviluppo naturale e su quella del paesaggio tecnico-artificiale. 

Al centro dell’opera di Loris Cecchini c’è una nuova lettura della spazialità: lo spazio fisico viene interpretato come qualcosa di biologico, organico, vitale, ma allo stesso tempo come qualcosa di razionalmente strutturato, meccanicamente prodotto, perfettamente artificiale e tuttavia dotato di una funzionalità di matrice organico-strutturale. “Ho sviluppato il mio linguaggio creativo intorno alle idee di oggetto, modello e architettura. Spesso il lavoro si riferisce in diversi modi all’idea di abitare lo spazio. Oggi perseguo lo spazio della scultura e dell’installazione ambientale seguendo un’idea di parcellizzazione della materia, quasi una forma di deflagrazione molecolare della scultura, in cui la fenomenologia scientifica diviene intima struttura e tramite per la visione. Questo avviene dopo avere per molti anni compiuto un’indagine basata sul rapporto umano con lo spazio curvo, uno spazio dove l’angolo retto e il paradigma euclideo cedono alla deformazione organica, pervadendo il senso della forma. Quello che realizzo di volta in volta sono serie di lavori sviluppati attraverso diversi media, dall’acquerello alla fotografia, dalla grande installazione ambientale alla microscultura, uno spazio che viene percorso e completato dallo spettatore stesso, mantenendo costante l’idea di “doppio paesaggio” in cui la fisicità dei materiali rimanda a una progettazione virtuale e viceversa”, dichiara l’artista in una recente intervista. 

La natura è considerata da Loris Cecchini nella sua costante transitorietà del divenire strutturale e metafisico: le due opere collocate all’entrata della galleria introducono a un mondo in equilibrio tra approccio scientifico e poetica del paesaggio naturale. In “Seed syllables” (2018), la relazione tra il proliferare dei moduli di acciaio e l’intima struttura del grande ramo di quercia su cui si sviluppano, evidenzia l’avvicendarsi dell’aspetto artificiale su quello naturale e ambientale, coniugando visivamente e poeticamente due mondi diversi in stretta interdipendenza. Il propagarsi irregolare di moduli ricorda il comportamento delle cellule in analogia con quelle invisibili interne alla pianta, in una sorta di metafora semantica, in cui i processi autogenerativi e di autorganizzazione esprimono la bellezza innata e l’energia creativa dei complessi evolutivi. In “Sound fossils in the Holocene garden” (2018) le vibrazioni di più onde agiscono sulla superficie di vari elementi in marmo, che come sassi di fiume testimoniano un evento legato alla fenomenologia della propagazione in un delicato processo morfogenetico: “Partendo dall’osservazione del moto dei liquidi ma anche del suono nello spazio e dei diagrammi scientifici che lo descrivono, ho elaborato il progetto delle “onde” e delle “vibrazioni” sposandole a vari materiali e tecniche e utilizzando specifici software, racconta l’artista e prosegue, “partendo da un modello di descrizione virtuale e ricostruendole fisicamente poi su un piano tridimensionale (…) la materia si muove increspandosi, ibridandosi in corpo liquido, e trasformando la linearità della superfice. Un’alterazione che riguarda la manifestazione fisica della vibrazione ma anche la visualizzazione di fenomeni, processi in atto, mutamenti, espressi con differenti frequenze ed intensità”. 

Nelle sale adiacenti all’entrata un percorso di nuovi “Gaps”, (Bookshelf I, II, III)”, che indaga la relazione tra gli oggetti e l’architettura?che li ospita; la presenza di questi elementi è caratterizzata dalla modulazione di luci ed ombre: come fantasmi degli originali, conservano la memoria di elementi familiari alla percezione e allo stesso tempo alterano la visione di un modello per l’aspetto surreale e paradossale con cui si presentano. 

Le due grandi installazioni, “Waterbones” (“Stochastic Choral Symphony” e “Green Sponge”), che Cecchini concepisce per la platea e per il retropalco dell’ex cinema teatro assumono in questo contesto una configurazione completamente nuova in virtù della capacità adattiva intrinseca alla struttura stessa, premessa progettuale predisposta dall’artista. Costituite da migliaia di moduli d’acciaio – chiamati appunto waterbones, “ossa d’acqua”, “ossa liquide” per sottolinearne la leggerezza e la libertà morfologica – appaiono come una metafora biologica, contaminando l’intero spazio e giocando con la gravità, interagendo con il volume architettonico e dando luogo ad un’immagine al contempo naturale e artificiale, statica e dinamica. I moduli di “Waterbones” possono essere assemblati all’infinito e combinarsi in innumerevoli modi, richiamando alla mente gli algoritmi matematici alla base della natura. Così l’installazione costituisce una metafora biologica straniante, ai confini tra scienza ed estetica: un punto di contatto tra narrazione poetica e produzione industriale, che invita l’osservatore a perdersi nella moltitudine di realtà su cui si aprono le infinite possibili interpretazioni di questi frammenti di natura fluttuanti e sospesi in una dimensione concreta ed evanescente al tempo stesso. “Waterbones è un modulo tripolare che dà luogo a delle catene e a degli aggregati che molto semplicemente potrebbero non esaurirsi mai”, spiega Cecchini, “ricorda una sorta di cosmologia, una struttura rizomatica, o ancora un diagramma tridimensionale. Tuttavia considerando il seme come elemento singolo che compone il tutto, la mia opera può essere letta anche come una ripetizione di una stessa scultura seminale, in cui il modulo originario in sé è già una forma sculturale autonoma”. L’istallazione “Waterbones (Green Sponge + L System)” è in dialogo con un’opera sonora realizzata dall’artista Alessio de Girolamo che così commenta: “"L System" è una composizione di musica generativa realizzata riducendo a funzione matematica le installazioni modulari di Loris Cecchini. La mia ricerca sul suono "Nn, NomenNescio" che trova analogie tra il modello atomico di Bohr e il pianoforte ideato da Busoni (Bosendorfer Imperial 290), è l'impianto compositivo che ha introdotto il tema del pianoforte. Gli accordi ricavati da formule chimiche così come la melodia, sono frutto di un lavoro sulle frequenze di note comparate ad elementi della tavola periodica che ispirano alcuni dei lavori in mostra”. 

Tra le opere concepite per questa mostra anche due sculture composte da nuovi elementi modulari in alluminio: “Monocrystals in diagramatic fuzziness (125)” - basata sulla proliferazione, modalità di crescita e aggregazione spaziale delle strutture cristallografiche - e “Spin-orbits (128)”, in cui l’interazione potenziale espressa in fisica quantistica viene reinterpretata in forma scultorea; una serie di quadri “µGraph reliefs”, costituiti da ampie superfici monocrome generate da immagini al microscopio in cui lo spettro di forme e strutture incarna la morfologia osservata nei microrganismi. La superficie realizzata in polvere di velluto ne determina le qualità plastico-pittoriche: la luce viene profondamente assorbita dalla superficie “polverosa” in fibra di nylon nelle variazioni tonali di un solo colore; una serie di acquerelli, “I must be seeing things” (2017/2018), in cui naturalismo e diagramma astratto galleggiano nel delicato spazio trasparente dell’involucro che li contiene, elemento scultoreo anch’esso in rilievo, in cui l’aspetto fluido e leggero del materiale dialoga con la corporeità della carta e del colore; “Nocturnal thesis fragments” (2017) una successione di teche in plexiglass che ospitano al loro interno rami di rosmarino e manzanite su cui sono assemblate piccole sculture. I rami in esso contenuti, sono caratterizzati da combustione superficiale, in cui il nero morbido e profondo della materia combusta li restituisce su un piano astratto, legato al disegno e alla pittura, accogliendo varie tipologie di micro moduli di metallo lucido in analogia progettuale con altre installazioni a dimensioni ambiente. Le differenti strutture rizomatiche costituite dai moduli e dai frammenti di piante si sovrappongono in un susseguirsi di luce ed ombra. I rami carbonizzati assumono valore simbolico per proprio carattere di superficie, mentre l’innesto artificiale costituito dalle micro sculture in metallo emerge in accenti diversi, cosmologia botanica di natura duplice, luce lieve su profondità notturne. 


 

Luoghi

  • GALLERIA CONTINUA - Via del Castello, 11 - San Gimignano - Italia
             0577 943134     0577 940484

    Orario: lunedì al sabato 10-13 / 14-19 e su appuntamento.

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