12/03/2015  al 24/04/2015

Live east die young

A cura di: Giuseppe Savoca

live east die young
A partire da giovedì 12 marzo 2015, lo spazio espositivo Burning Giraffe Art Gallery di Via Eusebio Bava 8/a, a Torino, presenta la mostra Live East Die Young, a cura di Giuseppe Savoca: un’occasione unica per entrare in contatto con lo spirito dissacrante e rivoluzionario della scena artistica dell’East End di Londra attraverso le opere di sei dei suoi più interessanti interpreti: Alex Binnie, Dan Hillier, Dr. D, Ian Johnstone, Liam Sparkes e Michele Servadio, a cui si va ad aggiungere la sonorizzazione della serata inaugurale a opera di Andrea Nissim, resident dj e fondatore del club Astoria di Torino.
 
Il 28 dicembre del 1997, presso la Royal Academy of Art di Londra, il collezionista d’arte contemporanea Charles Saatchi organizza la mostra Sensation in cui espone le opere dei cosiddetti Young British Artists. Per molti critici, e in generale per il pubblico dell'arte contemporanea, questo fu l’evento artistico più rilevante dell'ultimo ventennio, un riferimento importante per il mercato dell’arte, che porta alla ribalta una gruppo di giovani artisti, ma soprattutto l'anima creativa di una città: Londra.
Molti degli artisti presenti all'esposizione furono ingaggiati e quindi rappresentati dal gallerista Jay Joplin, che con la sua galleria White Cube, situata al primo piano di 44 Duke Street a St James, nel West End di Londra, diventa il punto di riferimento dell'arte contemporanea mondiale. Lo stesso Joplin nel 2000 apre un secondo spazio espositivo: White Cube Hoxton Square nell' East End. Questa scelta, inizialmente non gradita ai collezionisti e agli addetti ai lavori, rappresenta un forte gesto di cambiamento. Uno spostamento, non solo fisico, dalla rassicurante posizione del West End, che storicamente è la culla del circuito dell'arte contemporanea più mainstream. Inevitabilmente, il gesto fatto da una personalità lungimirante come quella di Joplin, ha acceso l'interesse internazionale su una zona che da sempre era stata considerata troppo sovversiva, sicuramente creativa, ma non adatta ai circuiti più alti dell'arte. Nell'ultimo decennio l'intuizione di Jay Joplin ha invece dimostrato come la forza creativa di questa zona abbia sfornato i talenti di una nuova ondata di Young British Artists. Un nome su tutti: lo street artist Banksy.
L’East London è sempre stato anticonformista, una sorta di bassofondo nella morsa della povertà e preso d’assalto da ondate di immigranti, con un’identità culturale che fa sembrare omogeneo il resto della città. Un amalgama di quartieri con nomi spesso evocativi, come Shoreditch e Spitalfields, o altisonanti, come Hackney e Hackney Wick. Tutta la zona è un coacervo multiforme di culture e tradizioni che stanno facendo nascere le nuove tendenze frutto di accoppiamenti inconsueti tra stili e concezioni diverse; tutto diventa stimolo a creare qualcosa che non c’era, qualcosa che colpisca i sensi in maniera quasi esplosiva. L’East End è anche ricca di opere architettoniche interessanti, come il mercato vittoriano di Spitalfields, la Church di Hawksmoore o gli edifici di Fournier street. La stessa Whithechapel Gallery è un’istituzione culturale importantissima per il panorama dell’arte contemporanea. L’East End, oggi, è il vero palcoscenico della scena artistica londinese; i giovani artisti hanno i loro atelier, quì si trovano le gallerie d’avanguardia e i locali più trendy. Durante il fine settimana, questa pittoresca e multietnica atmosfera si accentua con i mercatini che si tengono nelle strade e nei quartieri di Petticoat Lane, quello di frutta e verdura, cibo e antichità di Spitalfields, quello, cuore della comunità bengalese, di Brick Lane. Shoreditch è sicuramente la zona che meglio di tutte rappresenta lo spirito creativo dell'area; tanto ormai da essere definita la nuova Soho, l’epicentro di tutto quanto fa “hip”. Shoredich è risorto dalle ferraglie delle fabbriche abbandonate a nord della City ed è diventato il cuore pulsante della nightlife londinese dove i così detti “Hobo” (da Hoxton e bohèmien) aspettano l’alba, facendo bar hopping, saltellando cioè da un locale notturno all’altro.
Gli artisti presenti in Live East Die Young sono stati scelti perché rappresentano in pieno lo spirito sovversivo e creativo che si respira nelle strade dell’ East End. Infatti, è proprio "la Strada" il nuovo palcoscenico creativo. Un' arte che si rivolge principalmente alle nuove generazione, che tiene conto degli umori che nascono dal basso e del nuovo mix etnico-culturale. Il linguaggio artistico è quello codificato dalle "tribù giovanili": La musica, la street art, lo streetwear e i tatuaggi. L'idea che sta alla base è quella di sovvertire le regole classiche dell'establishment che colloca l'arte in una posizione esclusiva, lontana dall'accessibilità popolare. La vera rivoluzione sta nel far accedere tutti i tipi di pubblico al prodotto artistico o, come nel caso della street art, farlo diventare un vero e proprio bene pubblico carico di significati (Dr. d). Un esempio emblematico è sicuramente quello di Dan Hillier, che nonostante l'ascesa artistica confermata con mostre in spazi prestigiosi come il Louvre di Parigi e l’ICA di Londra e l'attenzione nei suoi confronti di importanti istituzioni come la maison Louis Vitton, sceglie di presentare i suoi lavori nello spazio popolare del Sunday Upmarket, per avere un contatto diretto con le persone. Utilizza le sue grafiche su oggetti di facile fruizione, come t-shirt, quaderni o piccole stampe ad alta tiratura, per far in modo che tutti possano avere un piccolo "pezzo" della sua arte. Nella mostra è dato anche grande spazio al fenomeno dei tattoo artists; cercando di dare una panoramica completa del movimento, vengono presentati i lavori dei tre esponenti più rappresentativi: il veterano Alex Binnie, il trendy Liam Sparkes e il più introspettivo Michele Servadio. Tutti questi artisti hanno la caratteristica comune di affiancare la carriera di tatuatori con quella di artisti visivi e di fondere le due produzioni in una sorta di concept artistico. Non c'è differenza tra un disegno inciso sulla pelle o stampato su una t-shirt o su un foglio di carta, la valenza artistica è sempre la stessa. Ma il vero fil rouge della mostra è sicuramente la musica, che d'altronde è la forma d'arte universalmente più popolare. Tutti gli artisti presenti nella mostra, anche se in maniera diversa, hanno a che fare con essa. Alex Binnie fu membro della noise band Pure, Ian Johnstone affiliato della cult band Coil, oltre ad avere curato la grafiche dei loro album più importanti, Dan Hillier ha firmato la copertina dell'acclamato album della band Royal Blood, oltre ad aver partecipato come visual artis al Glastonbury Festival insieme a Dr. D. Liam Sparkes ha suonato la batteria nell'album di esordio di Haxan Cloak e Servadio usa la musica, da lui stesso creata, come supporto alle proprie mostre, come nel caso della sua ultima personale londinese. Per sottolineare l'importanza dell'aspetto musicale, durante l'inaugurazione Andrea Nissim (fondatore e resident dj del club Astoria di Torino) sonorizzerà la mostra, creando una sorta di colonna sonora; la stessa sarà disponibile, dal giorno dopo, su www.soundcloud.com, (con lo stesso titolo della mostra ) e sarà di pubblico accesso fino alla chiusura della mostra.
 

Luoghi

  • Burning Giraffe Art Gallery - Via Eusebio Bava, 8/A - 10124 Torino
             3477975704

    Orario di apertura: dal martedì al sabato, 10-13 e 15.30-19.30

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