19/04/2013  al 11/05/2013

Lidia Ines Montero. Views

A cura di: Fabrizio Bonci

Lidia Ines Montero. Views

"Il cielo è muto e fa da eco a chi è muto".
Franz Kafka, Quaderni in  ottavo

Ut pictura pöesis: un antico e forse indissolubile legame, espresso in un celebre apoftegma oraziano, lega la poesia alla pittura.  Ma se la parola poetica, tra tutte le parole possibili, ha, secondo Orazio, al massimo grado la proprietà dell'icasticità, la relazione inversa tra pittura e poesia è altrettanto antica e profonda, ed è forse iscritta dai tempi di Lascaux nelle leggi che regolano la dinamica elettromagnetica delle nostre reti sinaptiche. In una versione plutarchiana di un detto che dobbiamo a Simonide questa relazione prende la forma di una prescrizione: pictura tacitum poëma debet esse. Se ascoltare è sempre anche vedere e dire è sempre anche far vedere, vedere deve essere sempre anche ascoltare e dipingere deve essere sempre anche dire.
Tacitum poëma: una poesia senza parole, ma che nondimeno ci chiede di essere ascoltata. Forse in questa concezione della pittura e della poesia che stabilisce una relazione biiettiva tra i due universi sensoriali della vista e dell'udito possiamo trovare una radice della bellezza strana e delicata di Views.
Osservando la successione di figure velate che si offrono al nostro sguardo nel loro pudico segreto, ma anche nella loro paradossale nudità di involucri esposti a ogni sguardo e a ogni curiosità, ci troviamo a percepirne inevitabilmente anche il ritmo profondo che pulsa seguendo le regole di una metrica interna e che ci introduce in una dimensione temporale originale che forse è il vero luogo dove si manifesta il senso dell'opera di Lidia Ines Montero. E forse non è tanto la malinconia della poetica della Montero che ci colpisce, con le sue parole sussurrate di abbandono, di infelicità e di solitudine, né la sua dolente e appassionata denuncia dell'ingiustizia, variabile nei modi e nell'intensità a seconda dei luoghi e dei tempi, ma permanente e ubiqua, di cui sono vittime le donne, e neppure l'improvvisa manifestazione tragica della sua opera, come quando in "Senza difese" o "Tra le mura domestiche" ci mostra i patiboli segreti e le stanze di macellazione che si nascondono dietro porte e tende e accanto ai quali, lungo una strada o l'altra, un corridoio o l'altro, passiamo ignari ogni giorno della nostra vita. E' piuttosto questo tempo che scorre con la sua autonomia, seguendo la sua partitura automatica, trascendendo in qualche modo le intenzioni e la coscienza dell'artista, che appartiene più alla sfera della biologia che a quella propriamente umana e che dà vita alla metafora del bozzolo da cui prendono forma le figure velate. E forse più che alla poesia dovremmo pensare alla musica. A una musica organica di cellule e di sequenze di aminoacidi, di crisalidi e di insetti di cui ascoltiamo il ronzio perdersi nelle lontananze di un cielo che ruota lentamente attorno al suo centro vibrante di silenzio e di stupore.


Luoghi

  • Galleria Oblom - Via Baretti, 28 - 10125 Torino
             3338438768

    orario: martedì-venerdì, ore:16-20 sabato su appuntamento

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