11/05/2019  al 21/07/2019

"La femme Art Nouveau tra Arti applicate, Scultura, Pittura e Moda" - di Ivana D’Agostino

A cura di: Ivana D'Agostino

"La femme Art Nouveau tra Arti applicate, Scultura, Pittura e Moda"  -   di Ivana D’Agostino 11/05/2019 al 21/07/2019
Nata con un dichiarato imprinting cosmopolita sul finire del XIX secolo l’Art Nouveau s’impose sulla scena internazionale con l’Esposizione Universale di Parigi del 1900. Arte nuova per definizione, svincolata dalle Accademie e propositiva di nuovi soggetti ispirativi che avviluppava  in eleganti motivi fitomorfi, essa soddisfaceva  i principi teorici morrisiani della coincidenza tra arte e vita, affidando agli artisti, oltre alla pittura, scultura e architettura, la progettazione degli oggetti d’uso, delle carte da parati, dei mobili, dei tessuti, così da estendere democraticamente il concetto di Bellezza, fino ad allora appannaggio esclusivo dell’Arte, alla quotidianità degli oggetti funzionali, studiati attraverso nuove forme di alto contenuto artistico e culturale. 
Estremamente moderno e nello spirito del tempo, questo principio che preserva la Bellezza ma la vuole realizzata  attraverso occhi che guardano il nuovo Secolo sostanzia le idee proprie dell’Art Nouveau: modernità, progresso, velocità di comunicazione, ma anche réclame delle merci, per l’illuminazione elettrica che spettacolarizza quasi magicamente la vita notturna delle città. Esprime tutto questo ’Esposizione Universale del 1900. Visitata da cinquanta milioni di spettatori celebrò il successo del nuovo Stile in ambito internazionale con l’immagine di Loïe Fuller, simbolo luminoso di modernità e movimento, resa immortale dalle affiches cromolitografiche di Henry de Touluse Lautrec, Jules Chéret o Georges de Feure, e da scultori affermati come Raoul Larche che ne immortalarono la celebre linea serpentina nella lampada Fuller.
Perso il significato di esemplare unico e irripetibile derivatole dall’idealismo romantico, la nuova idea di scultura riproducibile in serie del Modernismo può proporsi come lampade, vasi, cachepot od anche sculture in serie di vario formato in bronzo patinato, marmo, pietra o terracotta, come gli esemplari della manifattura austriaca Friedrich Goldscheider, o Frine di Théodore Rivière, per le manifatture di Sévres, o, ancora, le sculture di Pierre Roche e Maurice Bouval, che anch’essi fornirono alla produzione seriale modelli di eccellente qualità estetico-formale. Di diretta derivazione simbolista, perso l’alone di mistero e sensualità noir e tentatrice la femme fatale nell’ Art Nouveau si trasformata in deliziosa incantatrice, protagonista indiscussa delle arti decorative, come di scultura e pittura. Centrale tra le tematiche dell’Art Nouveau è anche il corpo femminile, interprete della danza moderna: un nuovo tema coerente alle innovazioni dell’arte coreutica apportate dalla Fuller e da Isadora Duncan. Un tema evidentemente attrattivo per le Manifatture di Sévres, tanto da indurle a chiedere ad Agathon Léonard per il loro Padiglione all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 di realizzare la sua scultura Jeux de l’Echarpe in una sequenza in bisquit di donne danzanti. Il movimento dinamico del velo e della tunica della scultura più famosa di Léonard, ricorda le donne danzanti del Manifesto di Leonardo Bistolfi per l’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902; e trova riferimenti nelle fanciulle danzanti di un vaso di Domenico Baccarini per la Manifattura faentina di Melandri-Zolli.
Di origine svizzera e decano degli artisti del nuovo Stile, la creatività di Eugène Grasset, oltre ad esprimersi in tutti gli ambiti della grafica, con la didattica e la scrittura di fondamentali testi teorici sull’Art Nouveau, La plante et ses applications ornementales è uno di questi, contribuisce a diffondere e costruire lo stilizzato linguaggio estetico del nuovo Stile, con tavole esplicative di elementi fitomorfi, piante acquatiche e specie floreali. La citazione del ruolo didattico svolto da Grasset e dei suoi studi sulla decorazione, e di Meier-Graefe, critico d’arte tedesco, che nello stesso 1898 in cui  inizia a pubblicare  la rivista «Dekorative Kunst», apre a Parigi  La Maison Moderne, preceduta dal rapporto societario con la Maison de l’Art Nouveau  di Samuel Bing, inducono a valutare attentamente il ruolo svolto dalla trattatistica e dalla critica d’arte. Un ruolo, il primo,  necessario  agli artisti, per dare loro modelli decorativi a cui ispirarsi, e  il secondo, rivolto al grande pubblico di potenziali acquirenti, per abituarne il gusto  ad apprezzare la Moderna Arte internazionale. Se a queste considerazioni sulla divulgazione dell’Art Nouveau con riviste dedicate – «Dekorative Kunst», «Pan», ma anche «La Plume», «L’Art Décoratif», «La Revue Blanche» -, e attraverso la promozione di dipinti e oggetti di questo Stile in sedi accreditate come La Maison Moderne e la Maison de l’Art Nouveau presenti coi loro padiglioni anche all’Esposizione Universale di Parigi del 1900; se a tutto questo aggiungiamo dovute riflessioni su numerosi artisti dediti a quest’Arte – Paul Berthon segue i corsi di Grasset all’École Guérin, Jeorges de Feure apprende la grafica da Jules Chéret, Gustave Poetzsch frequenta l’Academie Julian – la cui formazione è avvenuta al di fuori di sedi accademiche istituzionali, saremo in grado di ricostruire la griglia portante della modernità di un’Arte, che era tale, in quanto internazionale e antiaccademica, capace di riprodurre immagini con attrezzature moderne – si ricorda che Jules Chéret aveva importato da Londra macchinari per la stampa cromolitografica -, utili alla pubblicazione  di raffinate e colte riviste, pur non disdegnando le réclames commerciali di affiches, calendari, e per i Grandi Magazzini.
Anche il mondo delle merci, quindi,  vendute in grandi Empori nelle metropoli di Londra, Berlino, New York e Parigi, non mancando l’Italia con i Magazzini Bocconi, divenuti poi La Rinascente, seguendo l’imperativo dettato dal nuovo Stile, sponsorizza i propri prodotti con réclamés e manifesti in cui prevalgono figure femminili. La donna botticelliana di Eugène Grasset, costituisce ”il modello  femminile” Art Nouveau per Alphonse Mucha e Paul Berthon: artisti tra coloro che maggiormente contribuiscono alla diffusione dell’immagine della divina Sarah Bernardt, icona assoluta del teatro francese, a sua volta archetipo della star per le attrici hollywoodiane a venire. Interprete dei grandi classici trionfa nel suo Théâtre de la Renaissance con Mucha, che dopo il fortunato esordio di Gismonda del 1894 crea per lei scene, costumi e gioielli promuovendone inoltre l’immagine pubblicitaria, attraverso affiches di ricercata raffinatezza. Essendo il modello estetico Art Nouveau notevolmente influenzato dalla scena teatrale e dal nascente sistema della Moda, nelle affiches di Sarah Bernardt è il costume teatrale che dà corpo al personaggio di cui l’attrice è protagonista. Rappresentata come Théodora, come Giovanna d’Arco,e nel ruolo di Melisande in La princesse lointane di Edmond Rostand, nel manifesto realizzato per questo spettacolo da Mucha, il delicato personaggio di Melisande può reclamizzare il prodotto commerciale dei biscotti LU perché è l’immagine della divina Sarah che si presta a farlo, preconizzando tecniche pubblicitarie odierne. L’icona tutta francese di Sarah Bernardt, cambia nettamente  registro nel manifesto anglosassone di William Nicholson del 1897 per la tournée dell’attrice ad Amsterdam. L’essenzialità di linee e di colori che lo caratterizzano, concentrano il messaggio sulla silhouette  e sul colore dei suoi capelli, cosa che mette in atto, con stilizzazioni più francesi,  anche Henri Touluse-Lautrec per Jane Avril nell’affiche Divan Japonais del 1893. Affiancatasi in Francia dagli anni ‘90 ai manifesti commerciali e per il mondo dello spettacolo una branca  editoriale di riviste nate per diffondere il nuovo Stile e i principi teorici che ne sono alla base, con essa si instaura un impaginato grafico adeguato al messaggio culturale divulgato, e al modello femminile proposto, per esempio  da Pierre Bonnard attraverso la rivista  «La Revue Blanche». La famosa litografia della donna moderna che legge la rivista, come quella di Georges de Feure che tra le mani reca una copia dell’Almanach indirizzano lo sguardo di chi osserva sulla contemporaneità, vista attraverso gli occhi di due donne partecipi del proprio tempo, che per  questi motivi non possono che indossare abiti contemporanei. Evolvendo dal modello simbolista iniziale, l’Art Nouveau celebra la donna interpretandola come artista, intellettuale, donna moderna ed emancipata, trasformandola anche, seguendo i principi floreali dello Stile, in donna-fiore attorniata da innumerevoli e spesso insolite specie floreali, stilizzate da Paul  Berthon in decorativi ornati di Boules de Neige, o Églantines  o in Monnais du Pape per incorniciare il volto della danzatrice Cléo de Merode. Fondato da Léon Deschamps, il Salon des Cent è un vitale centro artistico dove tra il 1894 e il 1899 espongono tra gli altri le pietre miliari del nuovo Stile, Grasset, Mucha e Berthon autori anche delle affiches pubblicitarie delle rassegne. In esse, malgrado la presenza degli attributi della Pittura nel manifesto di Mucha del 1896, o dell’album per schizzi nel manifesto di Grasset per la sua mostra del 1894, l’immagine femminile proposta ascende dall’archetipo preraffaellita, malgrado Berthon nell’affiche per la sua mostra al Salon des Cent nel 1897, faccia alcune concessioni moderniste col gioiello di Fouquet a forma di serpente al braccio della fanciulla, o Mucha indulga nel coup de fouet dei capelli similmente serpentini della donna del suo manifesto. Tra le caratterizzazioni vestimentarie non mancano i costumi regionali, a cui guarda Henry Privat Livemont, artista belga tra i più rappresentativi esponenti del Nuovo Stile del suo Paese. Autenticamente abbigliata secondo la Moda del tempo è L’Elegante al Caffè o Bevitrice di assenzio del pittore Gustave Poetzsch, sposato  con la modista Marie Louise Aulagne, le cui ricche clienti che frequentavano le sue Boutiques de Chapeaux  di Parigi e di Deauville, gli fornivano  numerosi spunti per le donne rappresentate  nei suoi dipinti. Al contrario, la modella del pittore Roberto Franzoni è la moglie Carolina Stanzani signora di eleganza tutta italiana,  nel riscontro tra il suo abito i coevi figurini di Moda di «Margherita, Giornale delle Signore italiane», dedicato alla Regina Margherita, convinta sostenitrice di una Moda patria. Rappresentata in uno spazio ornato di stilizzazioni floreali impostate come quelle di certi manifesti pubblicitari del pittore – una supposizione confermata dalle misure del dipinto,  ritratta recando tra le mani un lavoro di ricamo, un’arte femminile rivalorizzata dalla bolognese Aemilia Ars, questa annotazione, tanto più che Franzoni partecipa alla Mostra di Torino del 1902 col loro gruppo, e quella al bisquit della Richard-Ginori che compare alle sue spalle, concentrano in questo dipinto le idee fondanti dell’Art Nouveau, basate  sul rinnovamento totale delle arti attraverso la trasversalità dei linguaggi.  
 
 

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