IL LINGUAGGIO COME SCOPERTA. Nuove forme di libro d’artista nel XXI secolo
A cura di: Giulia Tulino
Il “libro d’artista” si viene a configurare come genere di produzione specifica tra la fine dell’Ottocento
e i primi anni del Novecento. Possiamo individuare all’interno di questa categoria diverse tipologie: il
libro figurato d’autore, l’illustrazione d'arte di testi letterari, il libro manifesto, l'editoria d'artista per
l'infanzia e le raccolte grafiche. Questo genere di opera spesso si configura come superamento delle
tradizionali distinzioni tra contenitore tipografico e contenuto testuale iconografico, mettendo in luce
il desiderio di sperimentare contaminazioni tra i vari medium artistici che di volta in volta vengono a
caratterizzare un’epoca precisa (litografia, xilografia, fotografia, video, ecc.). Il libro d’arte è
un’espressione compiuta di creatività in cui si utilizzano le più diverse possibilità tecniche in assoluta
libertà e contaminazione reciproca. Sono oggetti artistici spesso realizzati in un certo numero di
esemplari e non come opere d’arte uniche e questo argomento, tipico della modernità, pone diverse
problematiche da un punto di vista critico e metodologico allo storico dell’arte che si accinge ad una
analisi specifica. Ma oggi quello che più sembra interessante è l’uso di media diversi utilizzati in un
unico processo creativo, uso che rompe le barriere che intercorrevano tra le discipline in termini di spazio e tempo. Ed è per questo che gli artisti in mostra sono stati chiamati a cimentarsi con questo
particolare formato perché l’originalità che contraddistingue il lavoro di ognuno diventa qui il valore
principale e lo spettatore sarà meravigliato dal come possa variare la stessa tipologia di manufatto a
seconda dell’uso che un artista ne fa: l’enorme “Patchwork” di Lucia Crisci in cui la manipolazione e
la scelta delle immagini o dei testi è puramente estetica perché scopo dell’artista non sarà dare un
senso al contenuto delle pagine ma giocare con associazioni di colori e di forme per dare un forte
impatto visivo, l’opera concettuale di Giuseppe Graziosi vuole indagare invece la capacità della nostra
mente nel cercare di comprendere la dimensione di un numero che rappresenti un campione
specifico, in questo caso l’estensione di un numero sinonimo di una tragedia, il numero delle vittime
di una guerra; la «biblioteca della vita» di Susanne Kessler, work in progress che porta avanti dal 1982
per cui il libro d’artista è strumento e mezzo di riflessione che si pone come idea di partenza per altre
opere o viene utilizzato nelle grandi installazioni che caratterizzano il suo lavoro; Alessandro Rosa che
ha dato vita alla video proiezione “Mehr”, sviluppata attraverso una doppia rappresentazione, dove
da una parte sono proiettate immagini appartenenti alla cultura di massa, mentre dall’altra sono
mostrate le relative descrizioni/interpretazioni enciclopediche, ovvero quelle convenzioni semiotiche
date come sintesi della conoscenza umana spesso culturalmente indiscutibili; i Void con la
performance “Noise is full of words” usano un software di dettatura vocale che invece di tradurre
parole traduce i suoni casuali prodotti da una chitarra elettrica in parole e frasi: una moderna scrittura
automatica che si affida al caso attraverso un computer e uno strumento musicale.
ARTISTI PARTECIPANTI:
LUCIA CRISCI – GIUSEPPE GRAZIOSI – SUSANNE KESSLER – ALESSANDRO ROSA – COLLETTIVO VOID
e i primi anni del Novecento. Possiamo individuare all’interno di questa categoria diverse tipologie: il
libro figurato d’autore, l’illustrazione d'arte di testi letterari, il libro manifesto, l'editoria d'artista per
l'infanzia e le raccolte grafiche. Questo genere di opera spesso si configura come superamento delle
tradizionali distinzioni tra contenitore tipografico e contenuto testuale iconografico, mettendo in luce
il desiderio di sperimentare contaminazioni tra i vari medium artistici che di volta in volta vengono a
caratterizzare un’epoca precisa (litografia, xilografia, fotografia, video, ecc.). Il libro d’arte è
un’espressione compiuta di creatività in cui si utilizzano le più diverse possibilità tecniche in assoluta
libertà e contaminazione reciproca. Sono oggetti artistici spesso realizzati in un certo numero di
esemplari e non come opere d’arte uniche e questo argomento, tipico della modernità, pone diverse
problematiche da un punto di vista critico e metodologico allo storico dell’arte che si accinge ad una
analisi specifica. Ma oggi quello che più sembra interessante è l’uso di media diversi utilizzati in un
unico processo creativo, uso che rompe le barriere che intercorrevano tra le discipline in termini di spazio e tempo. Ed è per questo che gli artisti in mostra sono stati chiamati a cimentarsi con questo
particolare formato perché l’originalità che contraddistingue il lavoro di ognuno diventa qui il valore
principale e lo spettatore sarà meravigliato dal come possa variare la stessa tipologia di manufatto a
seconda dell’uso che un artista ne fa: l’enorme “Patchwork” di Lucia Crisci in cui la manipolazione e
la scelta delle immagini o dei testi è puramente estetica perché scopo dell’artista non sarà dare un
senso al contenuto delle pagine ma giocare con associazioni di colori e di forme per dare un forte
impatto visivo, l’opera concettuale di Giuseppe Graziosi vuole indagare invece la capacità della nostra
mente nel cercare di comprendere la dimensione di un numero che rappresenti un campione
specifico, in questo caso l’estensione di un numero sinonimo di una tragedia, il numero delle vittime
di una guerra; la «biblioteca della vita» di Susanne Kessler, work in progress che porta avanti dal 1982
per cui il libro d’artista è strumento e mezzo di riflessione che si pone come idea di partenza per altre
opere o viene utilizzato nelle grandi installazioni che caratterizzano il suo lavoro; Alessandro Rosa che
ha dato vita alla video proiezione “Mehr”, sviluppata attraverso una doppia rappresentazione, dove
da una parte sono proiettate immagini appartenenti alla cultura di massa, mentre dall’altra sono
mostrate le relative descrizioni/interpretazioni enciclopediche, ovvero quelle convenzioni semiotiche
date come sintesi della conoscenza umana spesso culturalmente indiscutibili; i Void con la
performance “Noise is full of words” usano un software di dettatura vocale che invece di tradurre
parole traduce i suoni casuali prodotti da una chitarra elettrica in parole e frasi: una moderna scrittura
automatica che si affida al caso attraverso un computer e uno strumento musicale.
ARTISTI PARTECIPANTI:
LUCIA CRISCI – GIUSEPPE GRAZIOSI – SUSANNE KESSLER – ALESSANDRO ROSA – COLLETTIVO VOID
Luoghi
347 125 3308
orario: dal lunedì al sabato: 11.00 – 19,00 Per informazioni: Giulia Di Fazio - giulia.difazio89@gmail.com