02/07/2011  al 18/07/2011

Ignazio Fresu. Il Viandante e la sua Ombra

Ignazio Fresu. Il Viandante e la sua Ombra Il viandante è colui che si trova a passare, colui che transita in un preciso istante in un luogo proprio; la vita è quella dell’adesso, quella del momento dell’attraversamento e in questo divenire continuo si annida la bellezza vera delle cose, la bellezza dell’essenza che resta non dell’apparenza che passa. Il viandante di Fresu non ha nessun altro punto di riferimento se non in se stesso e nella sua smisurata creatività; prosegue libero senza una meta e al pari dell’Oltre uomo di Nietzsche interpreta e indaga i suoi giorni, senza valori imposti. Il suo transito perenne sperimenta diversi comportamenti, lontani dai luoghi comuni del genere, razza, cultura, religione, purché sempre fedeli alla vita, reinventa continuamente e vissuta acutamente. I vestiti stesi o le scarpe adagiate e spaiate sulla strada, ne vivificano l’idea con immagini nostalgiche; il viandante percorre la sua via e l’ombra segna il suo passaggio momentaneo, precario, mai definitivo, ma per questo carico di quella vita, intesa nella sua immediatezza, come forza caotica e generatrice di profili, universi, gioie e sofferenze personali e universali, slegate dalle imposizioni e dalle menzogne comuni. Nulla è stabile e fermo, l’ombra per sempre insegue il suo viaggiatore e ne accoglie le sue diverse posture. La scultura di Fresu permette di selezionare un estratto delle infinite ombre e possibilità di ogni uomo-viandante e ce le restituisce sotto forma di abiti marmorizzati, logori e grigi, pesanti e arrugginiti, Le vesti invecchiate divengono luogo della memoria collettiva e ci rammentano che ognuno di noi è un migrante; l’uomo vive in un eterno divenire dove tutto ciò che è, non rimane tale per sempre ma si definisce col mutamento e col passaggio. “Il metallo non è metallo, ma spesso cartone o polistirolo travestito da metallo. L’usura e l’ossidazione dei materiali sono soltanto un abile gioco di interventi manuali. La leggerezza è travestita da pesantezza”[1] In Aforisma 125 l’universo letterario o filosofico sottintende alla ruggine delle lanterne, posizionate senza ordine sui cubi di pietra: le lanterne, assorbono la luce dell’uomo nuovo che, uscito dal buio del cliché sociale, si rianima nella verità del suo essere e riluce di lampi propri, piccoli o grandi che siano. “L'intrinseca bellezza – afferma lo scultore - oggetto della mia ricerca, consiste in una nuova consapevolezza che le cose che non vediamo più, non sono improvvisamente entrate nel nulla ma sono semplicemente scomparse dall'orizzonte degli eventi. Continuano ad esistere in una dimensione che non è quella apparente ed è pertanto proprio in questo divenire che risiede l'eternità di tutto."
[1] Cit, Sara Paradisi.

Http://www.ignaziofresu.it

Luoghi

  • Piazza Fra Ristoro. - Firenze
     

    Luogo: centro storico